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Con un occhio alle emergenze invisibili

, di Camillo Papini
Meno mediatiche, ma altrettanto gravi, richiedono anch'esse molteplici aiuti. Per questo e' meglio donare non a un progetto specifico

"Una delle sfide principali, quando si parla di finanziamenti per le operazioni umanitarie, è rappresentata dalle crisi prolungate o da quelle che non fanno notizia, e che quindi non attirano "investitori". Spesso le organizzazioni vengono inondate di finanziamenti mirati a specifici contesti o operazioni (si pensi all'Ucraina di oggi) e quindi sono costrette a fare scelte difficili, dovendo a volte operare tagli al budget in contesti più "invisibili", meno mediatici, ma dove i bisogni possono essere altrettanto gravi", afferma Valeria Caccavo, che ha studiato Biemf/Ess all'Università Bocconi e ora è field team leader del Comitato Internazionale della Croce Rossa, esprimendo solo opinioni personali e non a nome delle posizioni o delle opinioni del CICR. In qualità di operatore umanitario che ha vissuto diverse emergenze in tutto il mondo, Caccavo sottolinea che è molto importante, quando si dona alle organizzazioni, affidarsi a finanziamenti non contrassegnati.

L'impatto positivo del suo lavoro, tra i tanti compiti assegnati, è sul campo, vicino alle persone colpite da conflitti o violenza armata. "Un altro fertile dibattito che sta popolando il settore degli aiuti internazionali è quello sulla "feticizzazione" della sofferenza a fini mediatici e di finanziamento", continua Caccavo. "C'è un crescente consenso sul fatto che, ad esempio, le foto di bambini poveri, malnutriti o agonizzanti non dovrebbero essere pubblicate come strategia di finanziamento (e alcuni di noi sostengono che non dovrebbero nemmeno essere scattate). Questo perché possono essere inquietanti ed eticamente problematiche, e spesso costituiscono una violazione del consenso e dei diritti e della dignità delle persone nel loro momento di maggiore vulnerabilità".