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Emanuele Parise, al lavoro per guidare i non vedenti nel Campus

, di Andrea Celauro
Il 43enne, in forza allo staff dell'Inclusion Service dell'Universita', racconta la sua attivita', con la creazione di un sistema di radiofari nelle varie zone della Bocconi e l'impegno per promuovere la piena accessibilita' digitale. Ma ricorda anche quanto l'inclusione sia una questione di cultura

Per 23 anni ha prestato la sua voce al centralino dell'Università Bocconi, accogliendo e smistando forse centinaia di migliaia di chiamate. Ma da circa un anno la sua attività si è concentrata, in qualità di membro dell'Inclusion Service dell'Ateneo, sul supporto allo sviluppo di tutti quei sistemi che possano rendere più accessibile e fruibile l'Università nel suo complesso. Il lavoro di Emanuele Parise, 43enne non vedente assoluto, oggi ruota intorno al tema dell'accessibilità a tutto tondo: "Si tratta di sviluppare il tema declinandolo in tutti i suoi aspetti, a partire dall'accessibilità fisica per arrivare a quella digitale, ovvero legata alla facilità di fruizione dei siti e dei documenti prodotti dall'Ateneo".

Tra i diversi aspetti che Emanuele sta seguendo, c'è quello dell'installazione dei radiofari per non vedenti e della creazione di un percorso tattile a pavimento: "Abbiamo installato 40 radiofari in giro per il campus", racconta Emanuele. "Si tratta di dispositivi parlanti posizionati all'esterno degli edifici e disseminati sui percorsi di collegamento che 'guidano' i non vedenti e gli ipovedenti, ma anche chi ha problemi di orientamento nello spazio". Per intercettare il segnale, che manda impulsi e voce, "è necessario uno speciale bastone bianco". Un bastone in grado di fare da ricevitore – la Bocconi ne ha acquistati 3 al momento – diverso dai bastoni standard in dotazione ai non vedenti e ipovedenti.

In alternativa al bastone, tuttavia, è possibile usare al suo posto un altro dispositivo, tascabile, detto minipocket, che è utile tanto per gli ipovedenti quanto, di nuovo, per chi ha difficoltà di orientamento (la Bocconi si è dotata di 7 dispositivi). "Il progetto dei radiofari si chiama Leti Smart e la sua particolarità è che a Milano siamo i primi ad averli adottati". Il progetto si evolverà poi con l'implementazione di un percorso tattile basato su una pavimentazione specifica nel campus, con l'obiettivo di favorire la massima mobilità e autonomia personale.

Sul fronte dell'accessibilità digitale, "che è di fatto un mondo a sé", spiega Emanuele, "la questione fondamentale risiede sulla conoscenza e sull'implementazione di sistemi che possano agevolare gli screen reader. "Qui è importante distinguere tra ipovedenti e non vedenti assoluti come me. Ci sono quattro sistemi diversi di screen reader e ognuno si comporta in maniera diversa". La questione fondamentale, ciò che rende realmente accessibile un documento digitale, è tuttavia più di ordine culturale, far sì che tutti gli utenti dell'Università interiorizzino le necessità legate all'accessibilità. In poche parole, che rendano l'inclusione una pratica quotidiana.

"Restando ai documenti digitali, si tratta per esempio di adeguare il proprio sistema di creazione dei contenuti tenendo presente che i lettori digitali leggono i contenuti di una pagina per singole colonne, che è meglio produrre documenti con immagini in cui sia sempre possibile inserire una descrizione", continua Emanuele. Ma, soprattutto, è bene lavorare anche sulla formazione, "insegnando quali software possono essere più adatti all'accessibilità e spiegando come costruire un documento o una pagina web. Chi lavora accanto a me spesso non se ne rende conto fintantoché non glielo spiego".

Lavorare sull'inclusione e sull'accessibilità, dunque, è lavorare in primo luogo su un cambio culturale e di mentalità: "Altrimenti, si tratta solo di adeguamenti transitori", conclude Emanuele Parise. "Oggi, nella nostra società, anche se a rilento il tema della disabilità viene considerato, ma se non si cambiano i processi, dopo un po' tende ad essere dimenticato".