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MINE CRINE, STARTUP ACCELERATA DA B4I – BOCCONI FOR INNOVATION, USA L'IA PER ELABORARE I DATI SULLA CRIMINALITA' E RESTITUIRE DATABASE E REPORT A DISPOSIZIONE DEI PRIVATI

È un tema all’ordine del giorno sui quotidiani ma anche uno dei primi pensieri che ha chi vuole comprare casa in un nuovo quartiere o sta per avviare un’attività commerciale: qual è il livello di degrado urbano in quell’area? È sicuro muoversi a piedi o coi mezzi di trasporto, autobus o taxi che siano? In Italia non esiste un archivio unico, consultabile da aziende e privati, che possa fornire dati quantitativi, e quindi oggettivi, sul problema: le informazioni in mano alle forze dell’ordine non sono a disposizione pubblica. Eppure, c’è una serie di fonti aperte, dai media alle piattaforme specializzate fino ai report condivisi da Polizia o Carabinieri, che può essere elaborata e messa a conoscenza dei privati. “Mine Crime scandaglia e analizza proprio quest’insieme d’informazioni provenienti da fonti open e verificate, in materia di micro-criminalità. Il nostro software arriva così a creare in tempo quasi reale, con un ritardo di massimo 24 ore, un database che ordina ogni illecito secondo data, orario, luogo e tipologia”, afferma Giacomo Salvanelli, crime analyst ma soprattutto co-founder e ceo dell’omonima startup Mine Crime, avviata nel dicembre 2020 e cresciuta nell’acceleratore dell’Università Bocconi B4i-Bocconi for innovation. Dopo aver trasformato i big data in indicatori di rischio grazie all’Intelligenza Artificiale (IA), la neonata società offre tra i suoi servizi anche la pubblicazione di report, la progettazione di eventi di prevenzione del crimine e corsi di formazione.

Il software crawler, che nuota scandagliando il web, lavora su circa il 60% delle informazioni che sono in possesso anche delle istituzioni (soprattutto per quel che riguarda reati contro importanti patrimoni) e arriva a elaborare il 40% in più dei dati in mano alle forze dell’ordine a proposito di reati economici, violenti o di spaccio, scippo e prostituzione. Elaborazione che, senza il ricorso all’IA, risulterebbe dispendiosa per le aziende e, a maggior ragione, per i cittadini.
 

di Camillo Papini

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