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Francesco: ho portato l'Italia in Cina. Ora porto la Cina qui

, di Davide Ripamonti
L'alumno Francesco Zhou Fei e' il volto italiano del colosso dell'elettronica cinese Xiaomi

«Nella vita, oltre a essere bravo, devi avere fortuna e trovarti al posto giusto nel momento giusto». Per Francesco Zhou Fei, 36enne nato in Cina ma arrivato in Italia da bambino, laureato in Economia aziendale nel 2005, general manager di MiStore Italia, l'azienda che gestisce nel nostro paese gli store del colosso cinese dell'elettronica Xiaomi, è stato così. «Quando mi sono laureato era il momento in cui le aziende italiane ed europee andavano in Cina. Io lavoravo per Crif, un'azienda bolognese che è una sorta di centrale rischi delle banche, e che voleva realizzare una joint venture a Pechino. Io, che parlo italiano e cinese, ho colto l'occasione e ci sono andato». Siamo nel 2008, Francesco rimane in Cina 10 anni durante i quali prende un Mba alla Peking University e apre una start up tecnologica con alcuni compagni di università, impresa che però non va a buon fine. Intanto però i tempi stanno cambiando e ora sono le imprese cinesi a guardare all'Europa e anche all'Italia.

«Mi si è presentata l'opportunità di creare la rete retail in Italia di Xiaomi, un'azienda giovane ma in forte espansione, nota soprattutto per gli smartphone ma che in realtà produce di tutto, persino monopattini elettrici», racconta Francesco, «e l'ho colta al volo. L'anno scorso abbiamo aperto il primo store nel centro commerciale di Arese, con un successo incredibile. Ora siamo a 10 in Italia, con circa 200 dipendenti». Xiaomi fa della qualità a costi accessibili il suo marchio di fabbrica e adesso è il quarto produttore al mondo di smartphone, anche sul mercato italiano, in un momento in cui la percezione dei prodotti cinesi sta cambiando profondamente. «Non più oggetti economici e di bassa qualità, al contrario tecnologia sofisticata a prezzi accessibili». In autunno Francesco allargherà la sua attività e aprirà il primo store in Italia di Niu Scooters, «azienda quotata al Nasdaq e considerata la Tesla dei motorini elettrici», spiega. In tutto questo fervore di iniziative, la Bocconi ha avuto una parte importante. «È qui che ho maturato quella propensione internazionale fondamentale finora nella mia carriera. Ho creato io il chapter di Pechino e in generale, anche adesso che sono rientrato in Italia, continuo a partecipare alle attività dei vari chapter in Asia: un fervore di iniziative davvero unico. Quando mi è capitato di parlarne con colleghi laureati in altre università sono rimasti stupiti».