Donne manager in viaggio/Alexia Giugni: Il ritardo va previsto e sfruttato
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Donne manager in viaggio/Alexia Giugni: Il ritardo va previsto e sfruttato

COME VINCERE LA SFIDA DEI VOLI CONTINUI NELLE PAROLE DELL'ALUMNA BOCCONI, OGGI MANAGING DIRECTOR DI DWS GROUP

Molti di noi, che lavoriamo per gruppi internazionali dove viaggiare è un ingrediente fondamentale della carriera, alla domanda «Dove sei basato?» siamo tentati di rispondere: «Su un aereo!». 
È una risposta che suscita sempre simpatia e questo dimostra che il fatto di viaggiare per lavoro viene visto, dai più, come un male necessario, un uso importante di tempo ed energie e un generatore di stress. Il fatto di essere sempre connessi, raggiungibili e produttivi, grazie a smartphone e tablet completa il quadro.
«Certo, sei sempre in viaggio, ma puoi lavorare comunque!», spesso è il commento successivo.  Non è purtroppo sempre così. Anche il più organizzato di noi, quello che appena l’aereo tocca quota 30mila piedi, abbassa il tavolinetto, tira fuori il PC e apre fogli di lavoro sofisticatissimi, non ha la stessa qualità di lavoro del proprio ufficio. Senza parlare del rischio che un concorrente, seduto dietro o accanto, dia la classica sbirciatina al nostro schermo.  Uso quindi il mio tempo in aereo per leggere e pensare e faccio in modo di giungere in aeroporto sempre con un anticipo di almeno un’ora sull’orario del volo, in modo da non arrivare trafelata all’imbarco: se c’è una lounge a disposizione, bene, sennò uso l’eventuale attesa per fare una telefonata o occuparmi della mia posta elettronica. Mi sono anche imposta di non considerare gli inevitabili ritardi come un ambito di cui preoccuparmi. 

Ipotizzo sempre 30 o 40 minuti di ritardo del volo o del treno che dovrò prendere e se il ritardo non c’è, allora ci sarà un po’ di attesa in un bar davanti alla sede del mio incontro.  Questo dilata i tempi di viaggio, ma riduce lo stress. Quando viaggiare significa anche visitare città nuove, cerco di guardare fuori dal finestrino del taxi e scambiare qualche battuta con chi guida.  Scatto qualche foto, fingo di essere una turista. Se l’hotel è vicino a un parco, ha una bella palestra, o una piscina, porto sempre quanto necessario per fare attività fisica, che spesso viene trascurata nei nostri viaggi, ed evito cene pesanti se non sono previste come incontri di lavoro.
Meglio una camera piccola, ma silenziosa, la qualità del sonno fuori casa vale oro. Questo consente di «tirare una riga» tra impegni lavorativi e vita personale anche fuori sede, e poi, tornati a casa poterci dedicare ai nostri famigliari senza altri impegni.  La mia ricetta è quella di vedere nei viaggi di lavoro un’opportunità per imparare cose nuove, incontrare persone diverse con cui fare business e quindi un’esperienza che ci può arricchire. Eliminare lo stress del viaggio ci consente di essere meno stanchi quando torniamo a casa e di non subire i viaggi, ma affrontarli sempre con entusiasmo. 

Per approfondire
Come decolla la carriera delle manager con la valigia
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di Alexia Giugni

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