Ci vuole un fisico da atleta
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Ci vuole un fisico da atleta

PER VITTORIO COLAO, BOCCONIANO E CEO DI VODAFONE, LA DISCIPLINA SPORTIVA E' FONDAMENTALE PER I NUOVI MANAGER CHE DEVONO GUIDARE AZIENDE GERARCHICAMENTE SEMPRE PIU' A GRAPPOLO

Elabora i pensieri a una velocità quasi sovrumana e ne restituisce una riflessione diretta, chiara e lucidissima. Crede nel valore del confronto intelligente, così come nella sete di curiosità, ma soprattutto ha una disciplina fisica e mentale degna di un olimpionico. Così è l’Alumnus Bocconi dell’anno 2003 Vittorio Colao, uno degli italiani più conosciuti al mondo che da dieci anni guida Vodafone, una fra le principali società internazionali di telecomunicazioni con un fatturato di 47,6 miliardi di euro.
Qual è la differenza fra il ceo di una tech company e quello che opera negli altri settori?
Chi è alla guida dell’innovazione digitale deve avere una grande capacità di intuire il futuro, un estremo coinvolgimento in prima persona sul progetto, una scarsa propensione a spendere tempo in relazioni esterne. I vertici delle tech company, infatti, non si incontrano quasi mai ai convegni perché quando si è coinvolti così da vicino nella sperimentazione, non si ha tempo per altro.
Le start up ricordano le botteghe artigiane di un tempo e le tech company, le aziende italiane degli anni 60, in cui tutto ruotava intorno all’imprenditore. È un parallelismo troppo azzardato?
Sembrerebbe essere proprio così. Oggi stiamo assistendo al recupero e alla modernizzazione di quel modello in cui l’imprenditore era la persona che meglio conosceva il suo prodotto, il primo a vederne i pro e i contro.
Questo approccio è applicabile in altri campi?
La digitalizzazione sta rendendo tale metodo indispensabile in ogni settore. Oggi un errore viene magnificato in tempi brevissimi, un successo può esplodere con grande velocità ed è per questo che la leadership deve essere completamente coinvolta in ciò che sta facendo l’azienda, nei suoi prodotti o servizi.
E i big data che impatto hanno nelle scelte manageriali?                
Significativo. Le ricerche di mercato diventano sempre meno attendibili perché i consumatori sono sempre più sperimentatori e i loro desideri possono essere intercettati solo attraverso una profilazione degli individui stessi: ecco come entrano in gioco i big data. Nessuna indagine ci aveva predetto il successo di Youtube o di Instagram, eppure è accaduto.
Nella gestione aziendale è ancora valido il modello piramidale?
Le aziende devono mantenere una chiarezza di decision making, ma bisogna saper scegliere quali decisioni far salire fino ai vertici e quali possono essere delegate. La gerarchia continua a esistere, ma funziona in maniera diversa: le imprese sono sempre più simili a grappoli di unità minori che decidono in autonomia e con maggiore agilità, queste a loro volta sono coordinate dall’alto.
Come avverrà il cambio generazionale fra chi guida le aziende?
Ho studiato al liceo classico i greci e i latini e continuo a pensare che il modello allievo maestro sia la principale chiave per la trasmissione del sapere e per l’esplorazione di aree nuove. Il lavoro della vecchia generazione è quello di riuscire a creare un trasferimento di esperienze, di logiche e di previsione delle problematiche, che possa dare solidità all’entusiasmo e alla capacità innovativa dei giovani. In Vodafone, abbiamo attuato un programma che mette in contatto i ragazzi digitalmente agili con le figure senior dell’azienda: il meccanismo è proprio quello di connettere le generazioni.
Quali caratteristiche deve avere il ceo del futuro?
Deve avere un fisico da atleta perché la vita lavorativa sarà molto intensa e il tempo per riposare, scarso. Solo contando su una buona dose d’energia si possono prendere le decisioni con lucidità. Le regole sono semplici: coricarsi sempre alla stessa ora, non bere alcolici quando si viaggia, al contrario bere almeno un litro d’acqua ogni giorno, fare esercizio alla mattina, sforzarsi di staccare alla sera, occupandosi di altro. Anche in questo caso, non si scopre nulla di nuovo, i latini dicevano: Mens sana in corpore sano.
E dal punto di vista intellettuale e relazionale?
Bisogna essere curiosi e leggere di tutto perché le cose importanti succedono fuori dalle aziende, bisogna saperle intercettare per imparare a individuare i temi che possano essere rilevanti per il business che si sta guidando. Per esempio, quando si è cominciato a parlare di blockchain, mi sono subito chiesto quali vantaggi potesse rappresentare per Vodafone, lo stesso per quanto riguarda la realtà aumentata. Ultimo consiglio, ma non meno importante, è quello di avere contatti di qualità: persone con cui confrontarsi per capire ciò che realmente succede nel mondo.
Quale tipo di formazione è necessaria?
L’educazione migliore è sempre un misto di tre elementi: una conoscenza storico-politica così da poter avere una chiave di lettura reale, qualche competenza tecnica in uno dei vari campi, ingegneria, software, biologia, per capire come funzionano nel dettaglio le cose, una preparazione manageriale o economica.
 
Vittorio Colao
Laureato nel 1986 in Economia aziendale in Bocconi e alumnus Bocconi dell’anno 2003, Vittorio Colao ricorda degli anni universitari le moltissime ore trascorse in biblioteca a studiare sui libri che erano lo stato dell’arte nei vari campi, finanza, marketing, economia: «Potevamo accedere a testi scritti anche da autori e ricercatori stranieri, a volte in lingua originale, e questo era indicativo del fatto che la Bocconi ti stesse offrendo il meglio dal punto di vista teorico. Gli stimoli a guardare fuori dall’Italia erano molti e io sono stato uno dei primi ad andare all’estero per studi, quando il programma Erasmus non esisteva ancora. In quell’occasione mi sono trovato a vivere con ragazzi che provenivano da ogni parte del mondo e molti di loro frequentavano un Mba. Anche quell’esperienza ha contribuito a modificare il mio approccio alla vita».
 

di Ilaria De Bartolomeis

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