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Andrea Canepari, l'ambasciatore che sa ripartire sempre da zero

, di Davide Ripamonti
Creare opportunita' per l'Italia all'estero e' la mission dell'alumno Bocconi. Nuova tappa la Repubblica Dominicana

Un po' il fascino della carriera diplomatica, un po' l'orgoglio di servire il proprio paese, infine, ma non necessariamente in questo ordine, il desiderio e la curiosità di una carriera internazionale. Andrea Canepari, pavese, laureato in Economia politica nel 1996 (ma anche in Giurisprudenza a Parma), da inizio agosto ambasciatore italiano nella Repubblica Dominicana, in meno di 20 anni ha girato paesi e continenti, sempre con la missione di promuovere l'immagine dell'Italia e di favorire le attività degli imprenditori italiani all'estero. "Sono stato Capo sezione per Cipro, Grecia e Turchia e, successivamente, Capo sezione per l'Ex Repubblica Federale di Jugoslavia e Bosnia-Erzegovina. Dal 2002 al 2006 sono stato assegnato all'Ambasciata d'Italia ad Ankara", racconta Canepari, "dapprima con la funzione di Capo della Cancelleria consolare e in seguito promosso Capo dell'Ufficio economico e commerciale, in un periodo in cui l'Italia era il secondo partner commerciale della Turchia, e mi rapportavo frequentemente con Erdogan, in un contesto geopolitico molto diverso da quello attuale".

Quattro anni a Washington, dal 2006 al 2010, un intermezzo di tre anni a Roma e poi, nel 2013, l'incarico più recente, quello di Console generale a Philadelphia. "A Philadelphia c'è una delle più importanti comunità italo-americane del paese, e proprio per questo ho creato una manifestazione, un vero e proprio mese della cultura italiana, con circa 70 eventi, interamente finanziata da partner americani e che vede coinvolti anche musei e università, che contribuisce molto a rafforzare la credibilità dell'Italia nella regione". Canepari, primo straniero a ricevere tale onore, nel 2016 è stato insignito dalla Temple University del Biannual Global Award, riconoscimento che va a chi si impegna per promuovere l'immagine di Philadelphia nel mondo, "che considero un attestato di credibilità verso l'Italia". A Santo Domingo, dove è appena approdato, e dove l'Ambasciata ha riaperto solo lo scorso febbraio, c'è molto da fare.

"Si tratta quasi di ripartire da zero", spiega il neoambasciatore, "è un po' il bello di questo lavoro. Il brutto, se così si può dire, è lasciare un ambiente e delle persone con cui hai creato forti legami, ma c'è anche l'orgoglio per quello che hai fatto. E' un mestiere che chiede molto anche alle famiglie, i miei figli sono piccoli e per adesso vivono il tutto con spensieratezza. Per quanto riguarda la Repubblica Dominicana", continua, "si tratta di un paese in forte crescita, con opportunità soprattutto nelle costruzioni e nel settore alimentare, oltreché nel turismo. Il mio compito, come sempre, sarà creare opportunità per il mio paese".