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Le ragioni (e il successo) dell'espansione della Cina

, di Allegra Gallizia
Xing Kelly Chen, assistant professor alla Bocconi, spiega le differenze tra strategie e corporate governance delle aziende cinesi rispetto a quelle italiane

Riguardo alle strategie aziendali, qual è la differenza più evidente fra la Cina e le economie dell'Occidente?
Nei paesi sviluppati esistono intermediari molto efficienti che hanno il compito di indirizzare il business, c'è un sistema di regolamentazione articolato e una legislatura solida in termini di contrattualistica. In Cina, invece, manca quasi totalmente questo genere d'infrastrutture: non esistono figure in grado di selezionare i talenti, non esistono società di ricerca in grado di identificare i target di consumatori. Così, gli imprenditori risolvono ogni sfida da soli: questo li porta a formare business group di confronto.

Corporate governance, come si comporta la Cina?
Tende a riprodurre il modello americano, ossia ad applicare un approccio top-down, puntando su board director indipendenti e quotazione in Borsa. Questo sistema, però, prevede una serie di competenze che la Cina deve ancora sviluppare.

I manager e gli imprenditori cinesi che cosa possono imparare dall'esperienza occidentale?
La responsabilità sociale d'impresa e la contrattualistica. In Europa e Usa le aziende non sono interessate solamente al profitto ma hanno messo i temi della sostenibilità in cima alla scala di valori. Questo dovrebbe essere il trend e il goal di ogni paese, non solo delle economie sviluppate: la Cina fa parte della comunità globale e non può ignorare questi temi. Gli imprenditori e i manager cinesi spesso rimangono scioccati da quanto siamo lunghi e articolati i contratti che vengono stipulati in Occidente. In Cina, infatti, gli affari sono basati sul rapporto umano e sulla parola, con una certa tendenza alla flessibilità: ogni partnership può essere rivista quando gli attori coinvolti non traggono benefici.

Che cosa può insegnare la Cina all'Occidente?
L'innovazione. Quella cinese è un'economia che subisce trasformazioni repentine e gli imprenditori si trovano a investire il loro denaro senza aver il tempo di fare previsioni accurate, così imparano a essere grandi osservatori e a individuare velocemente le opportunità. Fra queste, sicuramente ci sono i settori del real estate, turismo, sport, intrattenimento e le startup: a Londra, nel distretto di Canary Wharf, per esempio, è stata aperta la sede di Cocoon, il primo incubatore cinese in Europa.

E dal punto di vista dell'M&A?
Per rispondere, cito la storia di Wang Jianlin, il chairman di Wanda Group, il quale sostiene che la chiave del successo di un'acquisizione fuori dai confini nazionali sia quella di conservare la gestione originaria, valorizzando i manager locali, per motivarli a migliorare le loro prestazioni.

Perché gli imprenditori cinesi guardano all'estero?
Per due ragioni. Da un lato, la crisi economica ha determinato il crollo dei prezzi delle aziende europee; dall'altro, le imprese cinesi hanno una grande disponibilità di cash da investire. In fondo, si tratta di una diversificazione geografica il cui scopo non è quello di spostare il rischio da un paese all'altro, ma di ridurlo complessivamente a livello aziendale. In ogni paese può verificarsi una crisi, ma è improbabile che tutti i mercati affrontino un default nello stesso momento.

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