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La sfida? Le cure intermedie

, di Andrea Celauro
Cosi', secondo Giuliana Bensa, si riequilibra la partita tra pubblico e privato nell'assistenza sanitaria. E vince il cittadino

Ricerca della sostenibilità economica e di un migliore equilibrio all'interno di un sistema, l'assistenza sanitaria alla popolazione anziana e non autosufficiente, «che vede da un lato uno sbilanciamento in favore della cura ospedaliera, dall'altro una presenza quasi totale del privato nel settore delle residenze assistenziali per anziani (Rsa)».

Così Giuliana Bensa, presidente dell'azienda di servizi alla persona Golgi-Redaelli, un diploma al Mihmep, Master of international health care management, economics and policy di SDA Bocconi, sintetizza la quotidiana attività di una struttura pubblica come quella che guida, che conta 1.500 posti letto, 1.500 figure professionali tra dipendenti (l'85%), collaboratori e consulenti e tre sedi, una a Milano e due nell'hinterland.
Quali sono le difficoltà di gestione di strutture come la vostra, i cui azionisti sono Comune e Regione?
La difficoltà principale è riuscire a valorizzare al meglio le diverse aree di attività dell'ente, con una governance complessa, costituita da un consiglio di indirizzo, l'equivalente del cda, espressione di azionisti con finalità non sempre coincidenti. Il mio ruolo è quello di indirizzo, programmazione e verifica, attività non semplici quando si tratta di produrre una direzione condivisa dell'Ente che, oltre alla missione istituzionale di assistenza agli anziani, si occupa di amministrare un ingente patrimonio immobiliare, artistico e culturale originato da una storia centenaria (i Pii luoghi elemosinieri). In qualità di presidente fin dall'inizio ho puntato molto sulla ricerca della sostenibilità nel medio-lungo periodo e, con notevoli sforzi, rispettiamo l'obbligo del pareggio di bilancio, pur avendo realizzato diverse ristrutturazioni agli immobili destinati all'attività socio-sanitaria.
La sostenibilità economica è tema non facile.
Sì, strutture pubbliche come la nostra, che operano nei due ambiti dell'assistenza agli anziani e delle cure intermedie come la riabilitazione, devono fare attenzione nel medio periodo. Noi vorremmo spostare di più l'attività verso le cure intermedie, sia per motivi economici, sia perché negli ultimi decenni abbiamo sviluppato una particolare qualificazione nel settore. Di più: sono convinta che serva un trasferimento di risorse, da parte della Regione, proprio verso le cure intermedie.
Perché?
Perché oggi non ci sono posti letto sufficienti per questa assistenza specifica agli anziani, che ne hanno bisogno e sono costretti a restare in ospedale, dove i posti letto costano quattro volte di più. Spostare risorse verso le cure intermedie permetterebbe di rendere più appropriato e sostenibile il sistema e in Lombardia ci sono strutture non ospedaliere molto qualificate alle quali poter delegare il compito. Oltretutto, come ho detto, il versante delle Rsa per la cura a lungo termine è ormai quasi completamente gestito da operatori privati che adottano modelli di servizio sostanzialmente diversi dal nostro.