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Giorgio Marchegiani/Dal tedesco a Warhol, un destino nato per caso

, di Davide Ripamonti
Amministratore delegato di DDOR, gruppo assicurativo serbo, e presidente della Camera di commercio ItaliaSerbia, Marchegiani ha iniziato la carriera in un ufficio con appesi alle pareti i dipinti del genio della Pop Art

Iniziare la carriera con i quadri di Andy Warhol nell'ufficio non può essere che di buon auspicio. E infatti Giorgio Marchegiani, 51 anni, laureato in Economia politica nel 1989, è oggi l'amministratore delegato del gruppo assicurativo DDOR di Novi Sad, a pochi chilometri da Belgrado, società serba di UnipolSai che conta circa 1.200 dipendenti, nonché il presidente della Camera di Commercio Italia-Serbia.

«Quegli uffici erano quelli della filiale tedesca di Swiss Re, e io ci approdai, dopo un colloquio di selezione, un mese prima di laurearmi e nei giorni della caduta del Muro, un momento di particolare fervore per la Germania». Il suo approdo a Monaco fu favorito dalla conoscenza della lingua, la cui genesi Marchegiani racconta con un aneddoto: «Ero in fila con un amico davanti alla segreteria della Bocconi, non sapevamo quale seconda lingua indicare e, scarta questa e scarta quella, abbiamo barrato il tedesco». Lingua poi perfezionata durante l'Erasmus a Vienna, anche se l'idea di iniziare la carriera all'estero non era stata veramente pianificata. «In generale non sono cose che si pianificano, forse si ha un'attitudine, una propensione, ma non ti metti a tavolino e decidi. Perlomeno allora non era così».

Marchegiani rimane a Monaco fino al 1992, poi rientra in Italia soprattutto per ragioni famigliari (la moglie insegna al Politecnico), ed entra nel mondo della consulenza. «Formalmente ero di base in Italia, sia prima con Bain & Company, sia successivamente in Oliver Wyman, ma quando lavori in queste aziende sei immerso in un sistema assolutamente globale, i confini non esistono». Oggi, rispetto a quasi trent'anni fa, l'esperienza all'estero per un giovane laureato è un passo molto più normale, quasi obbligato. «L'importante, adesso che muoversi all'interno dell'Europa è molto più facile, è non considerare mai la propria esperienza come un viaggio a senso unico, siamo delle persone mobili disposte a spostarsi e anche a rientrare, quando l'opportunità che ci viene offerta lo merita», continua Marchegiani. «L'Italia è un paese attrattivo per alcuni aspetti e meno per altri, ma non bisogna coltivare l'esterofilia, quello che conta di più, al di là del paese, è l'employer o l'iniziativa imprenditoriale in cui si è coinvolti».

Da due anni Marchegiani si è trasferito in Serbia, dopo alcuni importanti incarichi in Italia sempre in UnipolSai. «La Serbia è un paese per certi versi di nicchia, ancora fuori dall'Europa dei trattati ma molto vicino per cultura e tradizione, con una forte presenza di imprese straniere, in particolare italiane. La Camera di Commercio che presiedo conta circa 250 soci e la business community straniera è molto significativa e soprattutto interconnessa».