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I fondi per i rifugiati? Arrivano anche grazie al lavoro di Giovanna

, di Allegra Gallizia
Il suo target sono i grandi donatori e i filantropi. Lei e' Giovanna Li Perni, senior private sector fundraiser per Unhcr, alumna Bocconi che da fin da ragazzina sognava di lavorare per l'Onu

Il suo desiderio, da quando aveva 14 anni, era quello di lavorare per le Nazioni Unite e oggi quel sogno è diventato realtà. Giovanna Li Perni, laureata nel 1995 in Discipline economiche e sociali alla Bocconi, infatti, dal 2014 si occupa di filantropia privata, in particolare quella dei grandi donatori per Unhcr, l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. Quando è nata sua figlia, 11 anni fa, ha privilegiato il lavoro d'ufficio rispetto all'impegno sul campo che l'ha vista protagonista nel 1997 a Sarajevo, in qualità di cooperante per la realizzazione di una cooperativa tutta al femminile che restituisse dignità lavorativa alle donne sfollate da Srebrenica. Nel 2001 ha preso parte a un programma di sviluppo rurale in Zambia con Focsiv (Federazione Organismi Cristiani di Servizio Internazionale Volontario) che rientrava nel piano ecclesiale per la cancellazione del debito dei paesi poveri.

Poi, è stata coinvolta in un'iniziativa dell'Unione Europea per contrastare la violenza sulle donne in Russia. "Ho iniziato a lavorare nel fundraising con l'Unicef, ambito di cui continuo a occuparmi anche per Unhcr. All'inizio è stato difficile accettare il passaggio dal lavoro sul campo a quello d'ufficio. Ma presto ho compreso che l'esperienza tecnica sul terreno mi poteva tornare utile soprattutto quando mi trovo a dover generare fiducia in chi mi ascolta, raccontando i nostri progetti. Riesco, infatti, a trasmettere autorevolezza perché conoscono molto bene le situazioni di cui sto parlando". Oggi, il tema dei rifugiati è piuttosto controverso perché, come racconta Giovanna Li Perni, può suscitare pregiudizi politici ma il suo lavoro è anche quello di far capire come Unhcr rappresenti la prima accoglienza che gli sfollati incontrano sulla via della fuga. "Occupandoci della registrazione delle richieste di asilo politico restituiamo un nome alle persone e quindi la titolarità dei diritti".

In alcuni casi, sono i donatori stessi che contattano Giovanna Li Perni facendole sapere quanto denaro vogliono devolvere e il genere di progetto a cui sono interessati; in altri, invece, è lei a ispirare i filantropi su nuove iniziative. "In questo momento, per esempio, sono impegnata nella raccolta di fondi destinata a sostenere un programma di formazione delle donne siriane rifugiate in Giordania ed esposte all'enorme rischio della prostituzione. Stiamo facendo azioni di formazione professionale perché queste madri possano avviare un'attività di gruppo per avere autonomia economica e garantire sopravvivenza ai figli".