Cristiano nel Maghreb per produrre armature d'acciaio
Ha fatto qualche esperienza nelle banche d'affari, come trader di opzioni, poi ha capito che la sua strada era quella imprenditoriale ed è rientrato nell'impresa di famiglia, la Sicilferro di Torrenova, in provincia di Messina. Da allora, era il 2009, Cristiano Scùrria, 36 anni e una laurea al Clefin Bocconi, d'accordo con la famiglia ha deciso di allargare gli orizzonti dell'impresa, che produce armature in acciaio per il cemento armato e tecnologie per le costruzioni. Contatti in Angola e nelle Filippine, poi l'idea di impiantare in Tunisia uno stabilimento. "L'idea di spostarsi è arrivata quasi per caso, seguendo un progetto infrastrutturale. Tornando da uno dei viaggi, abbiamo portato con noi anche il preliminare di acquisto di due ettari di terreno industriale. Da lì è partito tutto". Oggi, a circa 5 anni dall'avvio (era il 2010), la Sicilferro Maghrebine ha 30 dipendenti diretti (80 contando l'indotto) e lavora 15 mila tonnellate di acciaio all'anno. "lavoriamo su circa il 50% delle grandi infrastrutture in Tunisia", aggiunge l'imprenditore, che ne è fondatore e amministratore delegato.
Nel paese, però, l'impresa rappresenta una sorta di mosca bianca, sottolinea Scurria: "La maggior parte delle imprese straniere che sono arrivate in Tunisia producono esclusivamente per esportare all'estero, grazie a costi di manodopera più bassi e agevolazioni fiscali come la totale esonerazione dei profitti d'impresa per le aziende off-shore (cioè quelle che esportano il 100% della propria produzione)", spiega l'imprenditore siciliano da Ben Arous, dove l'azienda ha sede. "Noi invece abbiamo deciso di fare diversamente: produrre in Tunisia per vendere nel mercato interno, scegliendo di competere direttamente con i concorrenti locali". L'ambiente che ha trovato l'imprenditore, dal punto di vista del fare business, è accessibile. "Aprire una startup è un po' più facile che in Italia. Ciò che rappresenta una difficoltà, soprattutto all'inizio, è il fare i conti con una cultura del lavoro un po' diversa rispetto a quella dei paesi europei. A questo si è aggiunta, nel nostro caso specifico, la necessità della formazione del personale".