I guardiani della democrazia
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I guardiani della democrazia

PER RENDERE PIU' FORTI LE NOSTRE DEMOCRAZIE LIBERALI RISPETTO ALLE TENDENZE AUTOCRATICHE CHE OGGI SI REGISTRANO OVUNQUE NEL MONDO E' FONDAMENTALE ANCHE IL RUOLO DELLE UNIVERSITA' E DELLE ALTRE ISTITUZIONI CHE VI OPERANO. PROMUOVENDO EDUCAZIONE CIVICA E PLURALISMO

di Justin Orlando Frosini, associato presso il Dipartimento di studi giuridici

"La democrazia è così sopravvalutata" è una delle migliori battute pronunciate dallo spietato Frank Underwood in House of Cards, eppure se diamo una rapida occhiata in giro per il mondo la democrazia non sembra molto apprezzata al momento. Termini come arretramento democratico, decadenza democratica o retrogressione democratica sono costantemente sulla bocca di politologi e costituzionalisti comparati. Utilizzando la famosa descrizione di Samuel Huntington del modello di democratizzazione globale, molti osservatori sostengono che attualmente ci troviamo nel bel mezzo di una "ondata inversa", con le democrazie liberali che si ritirano a favore di regimi illiberali o ibridi, che spesso diventano col tempo autocrazie a tutti gli effetti. Sono stati spesi molti fiumi di inchiostro per cercare di chiarire le ragioni di questo arretramento, ma ovviamente non esiste una spiegazione monocausale per questo fenomeno né una cura a un solo fattore. Una spiegazione dell'allontanamento dalla democrazia liberale si può forse trovare in un discorso che Viktor Orbán ha tenuto a Băile TuÅŸnad (TusnádfürdÅ‘) nel 2014: "L'aspetto che definisce il mondo di oggi può essere articolato come una corsa a trovare un modo di organizzare le comunità, uno Stato che sia maggiormente in grado di rendere competitiva una nazione". Per questo motivo, un tema di tendenza è la comprensione di sistemi che non sono occidentali, non sono liberali, non sono democrazie liberali, forse non sono nemmeno democrazie, eppure stanno portando le nazioni al successo. Credo che la nostra comunità politica abbia giustamente anticipato questa sfida. Stiamo cercando la forma di organizzazione di una comunità che sia in grado di renderci competitivi in questa grande corsa mondiale".

In sostanza, Orbán e i suoi emulatori sostengono che le democrazie liberali semplicemente non sono competitive e quindi devono essere superate. Le democrazie liberali sono lente e caotiche, mentre le democrazie illiberali (o dovremmo dire semplicemente autocrazie?) sono veloci e coordinate. Tuttavia, l'aspetto interessante dal punto di vista costituzionale è che i metodi tradizionali e rapidi per il cambio di regime, come i colpi di stato militari, sono in declino. Le costituzioni e la legge sono diventate strumenti chiave per costruire, consolidare e legittimare il governo dei leader autocratici. Nell'esplorare il ruolo del costituzionalismo nei regimi illiberali, alcuni costituzionalisti comparati, come David Landau, hanno sviluppato il concetto di "costituzionalismo abusivo", ossia l'uso dei meccanismi di modifica costituzionale per minare la democrazia. In tutto il mondo abbiamo assistito a potenti capi di governo e partiti in carica che hanno progettato modifiche costituzionali in modo da rendersi molto difficili da scalzare e disinnescare il sistema di pesi e contrappesi. Spesso, però, questi cambiamenti non sono improvvisi e coordinati, ma avvengono in modo frammentario e non c'è un momento in cui si possa dire che il regime ha superato la linea rossa. In altre parole, l'erosione della democrazia è talvolta impercettibile. Ma i segnali d'allarme ci sono, se si sa cosa cercare. Diffidate di un leader che rifiuta, con parole o azioni, le regole democratiche del gioco, nega la legittimità degli oppositori, tollera la violenza o indica la volontà di limitare le libertà civili degli oppositori, compresi i media.

Nonostante gli incessanti sforzi dei costituzionalisti e degli scienziati politici, nessun disegno costituzionale è del tutto immune dal rischio di un regresso democratico, ma tutti noi possiamo svolgere un ruolo nel sostenere i valori della democrazia liberale. Un ruolo che spesso viene trascurato è quello dell'istituzione stessa in cui operiamo. Come sostiene Ron Daniels, presidente della Johns Hopkins University, in What Universities Owe Democracy (2021), dobbiamo ristabilire il nostro posto nella democrazia. Come suggerisce Daniels, se ci impegniamo per una maggiore mobilità sociale, mettiamo l'educazione alla cittadinanza al centro dei nostri programmi di studio, agiamo come custodi dei fatti e promuoviamo una comunità pluralistica, possiamo rendere le nostre democrazie liberali meno vulnerabili ai capricci di leader politici con tendenze autocratiche.


 

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