Le sanzioni? Occorre tempo, ma funzionano
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Le sanzioni? Occorre tempo, ma funzionano

CHI SI ATTENDEVA UN EFFETTO IMMEDIATO SARA' MAGARI RIMASTO DELUSO, MA A MEDIO E LUNGO TERMINE L'ECONOMIA RUSSA SUBIRA' UN DURO COLPO. L'OCCIDENTE STA PAGANDO UN DURO COSTO, MA NON DEVE RECEDERE

di Stefano Caselli, Algebris Chair in Longterm Investment and Absolute Return

L'effetto del sistema di sanzioni contro la Russia è una domanda legittima ed è stata sollevata recentemente da The Economist con l'obiettivo di spingere a misurarne in modo rigoroso gli effetti e sviluppare una piattaforma per renderle più incisive ed efficaci. Nulla a che vedere quindi con l'interpretazione tendenziosa e superficiale data anche da taluni politici impegnati nella campagna elettorale che, cavalcando l'insoddisfazione per gli inevitabili sacrifici che una guerra in Europa sta generando su cittadini e imprese, adombrano il dubbio di una inefficacia delle sanzioni nei confronti della Russia. Quale bilancio si può quindi trarre al momento rispetto ai sette pacchetti di sanzioni varate dall'Unione Europea a partire da febbraio? La valutazione non è immediata per due ordini di motivi. Il primo è che sia la Banca Centrale Russa che Rosstat (l'istituto nazionale russo di statistica) hanno smesso di pubblicare dati ufficiali, lasciandoli a dichiarazioni di carattere propagandistico. Un recente studio di Yale School of Management (https://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=4167193) e un report del Consiglio Europeo - (https://eu-solidarity-ukraine.ec.europa.eu/eu-sanctions-against-russia-following-invasion-ukraine_it) - oltre ai numerosi studiosi che si stanno cimentando sul tema - cercano di ricostruire un quadro attendibile e realistico, rendendo però via via sempre più chiaro lo scenario di declino dell'economia russa, nonostante l'impennata di crescita dell'avanzo commerciale. Il secondo è che qualsiasi decisione sanzionatoria, anche la più severa, deve confrontarsi con una realtà economica e finanziaria fortemente interconnessa per cui i paesi sanzionati, come la Russia, non sono silos impermeabili ma dispongono di connessioni, di linee di collegamento difficili da arginare, e di meccanismi di aggiramento delle sanzioni stesse. Nulla peraltro di nuovo sotto il sole nei casi delle sanzioni nel corso della storia.
 
Per giudicare l'effetto delle sanzioni occorre quindi riflettere non emotivamente ma ragionare rispetto agli obiettivi che si vogliono raggiungere. Per la Commissione Europea gli obiettivi erano e rimangono tre: a) indebolire la capacità del Cremlino di finanziare la guerra; b) infliggere costi economici e politici chiari all'élite russa che ha finanziato la guerra; c) ridurre la base economica russa. I sette pacchetti di sanzioni, che non dobbiamo dimenticare si aggiungono a quelle già in essere dal 2014 dopo l'invasione della Crimea (i cui effetti si possono leggere in un rapporto ISPI del 2019, https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/fact-checking-russia-e-sanzioni-22134), hanno agito di fatto su tre fronti diversi: 1) le sanzioni mirate contro specifici individui (ad oggi più di 1.200); 2) le sanzioni di natura commerciale, sia sul fronte dell'export verso la Russia che soprattutto di import da parte della Russia stessa; 3) le sanzioni che colpiscono i movimenti di capitale e il sistema finanziario, a partire dalla decisione del blocco SWIFT operata ad inizio dell'invasione russa.
 
Rispetto ai tre obiettivi, il primo ha probabilmente avuto meno efficacia nel breve termine, il secondo non ha (ancora) spinto verso il collasso della leadership del despota mentre il terzo sta inesorabilmente procedendo, facendo scivolare la Russia verso una recessione ma soprattutto verso un logoramento e impoverimento complessivo: tanti sono i talenti e le intelligenze che fuggono da Mosca o che decidono di non farvi più ritorno così come tante sono le aziende e le catene distributive straniere che hanno abbandonato definitivamente quel mercato. ll collasso immediato non c'è stato non perché le sanzioni non funzionano ma perché la Banca Centrale russa è stata abile nel gestire una forte crescita dei tassi per domare l'inflazione, nel bloccare la fuga e i movimenti di capitale sull'interno, nel gestire la valuta estera che continuava ad arrivare per gli acquisti di gas e petrolio da parte dell'occidente. Ma la stessa Governatrice della Banca Centrale Russa, Elvira Nabiullina, si dice oggi seriamente preoccupata sullo stato di salute dell'economia russa ed il segno meno sul PIL russo, previsto per il 2023, è comunicato anche dalla propaganda di Stato. E' stato dunque evitato l'infarto improvviso ma la malattia prosegue inesorabile. Come hanno scritto Boeri e Perotti su Repubblica del 15 settembre, occorre dare tempo alle sanzioni. Anche perché non è così facile per la Russia sostituire l'Europa nell'acquisto di gas e petrolio con Cina e India, perché mancano le infrastrutture verso l'Asia e soprattutto perché la Cina è interessata solo in parte ad acquistare il greggio russo. Così come non è affatto facile sostituire l'import europeo di elevata qualità tecnologica e di prodotto con altri paesi meno qualificati. Le testimonianze aneddotiche che trapelano sulla stampa sono quelli di una corsa a smontare dagli elettrodomestici fino agli aerei dell'Aeroflot per disporre di ricambi utili all'esercito. Se l'obiettivo era quello di infliggere un colpo mortale immediato all'economia russa, l'Europa avrebbe dovuto smettere di acquistare gas e petrolio seduta stante. A febbraio non eravamo pronti a fare questo - come non eravamo pronti a confrontarci con il tema della guerra in Europa - ma forse questi mesi sono serviti a ragionare in modo diverso proprio in Europa.

Il declino economico russo prosegue, il paese finanziariamente regge ancora, e regge perché di fatto la Russia è un'economia meno integrata di tante altre, più abituata a crisi drammatiche e, soprattutto, perché non è una democrazia e i cittadini non hanno possibilità di scelta. Il costo che l'occidente sta pagando non deve farci avere ripensamenti, non deve farci dimenticare che, nel cuore dell'Europa nel 2022 un paese ne ha invaso un altro, e porta avanti una guerra disumana e barbara, senza alcun rispetto di tanti uomini e donne che hanno perso la propria vita. Nessuno abbia la tentazione di barattare un grado in più nelle nostre case ridando ossigeno ad un sistema che, ad un certo punto, dovrà arrendersi. 
 

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