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La rivoluzione dello streaming

, di Camillo Papini
Un'innovazione che ha spinto i produttori a variare il proprio repertorio musicale

Ci sono stati due momenti di discontinuità nella storia recente della musica, ma solo uno ha portato a un cambiamento importante del mercato discografico: lo streaming, "che ha rappresentato una svolta nella fruizione della musica da parte del pubblico e, allo stesso tempo, ha spinto le etichette a rinnovare il proprio portafoglio, variando maggiormente il repertorio musicale prodotto", spiega Paola Cillo, professoressa associata del Dipartimento di Management e Tecnologia dell'Università Bocconi. "Grazie a un facile accesso a diversi tipi di canzoni via streaming, infatti, le scelte degli utenti spaziano molto di più raggiungendo varie nicchie musicali. Di conseguenza, i produttori sono stati sollecitati a coprire differenti, e in alcuni casi nuovi, segmenti di mercato". Alcune etichette, per esempio, si sono aperte al genere rap, con relativo impegno nel fare scouting di artisti o preferendo acquisire etichette specializzate.

"Anche il passaggio, nei primi anni Duemila, dal supporto fisico al download è stato un momento di discontinuità per la musica ma solo l'avvento dello streaming dal 2006 ha indotto effettivamente le etichette, verso il 2012, a cambiamenti sostanziali nelle strategie aziendali", ribadisce Cillo. "Peraltro, quest'ultima ondata d'innovazione ha influito pure sulla stessa creazione artistica delle canzoni. Hanno iniziato a essere prodotti brani e melodie nuovi sia nella concezione della musicalità sia della durata. Il risultato è che chi ha creduto maggiormente in questa nuova creatività ha ottenuto più posizioni alte in classifica".