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La mia vita si e' fermata il 24 febbraio

, di Viktoriia Lapa, fellow del Dipartimento di studi giuridici della Bocconi
Viktoriia Lapa, academic fellow del Dipartimento di studi giuridici, racconta la sua esperienza personale di accademica ucraina a Milano durante queste settimane di guerra

La mia vita di prima si è fermata il 24 febbraio 2022.

Mi sono svegliata alle 6 del mattino a Milano (7 del mattino a Kyiv) e ho visto tutti i messaggi dei miei amici e le notifiche delle notizie che l'Ucraina era stata bombardata dalla Russia, compreso un aeroporto e basi militari nella mia città natale (Dnipro). Ho chiamato mia nonna e ricordo le parole che mi ha detto al telefono: "Ti voglio bene e grazie mille per tutto quello che hai fatto per me nella mia vita". Mi è sembrato così strano che l'ho interrotta e le ho detto che tutto sarebbe andato bene e che non c'era bisogno di dirmelo.

Da quel giorno ho una doppia vita: da una parte vivo una normale vita tranquilla a Milano e dall'altra ho un telefono in tasca dove c'è una vita totalmente diversa chiamata 'guerra' in Ucraina. Ho tutti i tipi di messaggi dall'Ucraina: in un messaggio il mio parente di Mariupol dice che le bombe sono molto vicine a lui ma è ancora vivo, in un altro messaggio il mio professore di Kharkiv che vive da più di 3 settimane in un bunker chiede aiuto per alcune medicine di base. Purtroppo ho anche messaggi che parlano di morti: un mio parente mi ha scritto che un loro parente è stato ucciso dai russi a Izyum (regione di Kharkiv) e non hanno potuto fare un funerale perché la città era ancora pesantemente bombardata così hanno messo il suo corpo in una mensa. Devo anche dire che ho messaggi dei miei parenti da Mosca che sostengono questa guerra e dicono che l'Ucraina merita questa guerra perché ha commesso un genocidio nel Donbas (che è una pura propaganda russa).

Durante queste tre settimane di guerra ho avuto vari periodi di disperazione, lacrime, rabbia e silenzio. Ma ogni giorno, quando mi sveglio, voglio scoprire che la guerra in Ucraina è semplicemente un incubo. La mia mente non vuole accettare questa guerra e vivo ancora in un film di Netflix. Sembra che io possa ancora prendere un volo da Milano a Charkiv e visitare i miei parenti lì, andare all'università in cui mi sono laureata e prendere un treno per la mia casa a Dnipro dove ancora insegno all'università. Non posso fare niente di tutto questo, oggi.

Posso invece concentrarmi e aiutare l'Ucraina da Milano: è per questo che sono andata ad aiutare quei rifugiati che sono arrivati dall'Ucraina in Italia. Questa è una storia totalmente diversa che ti mette di fronte a vari problemi ma che ti dà l'opportunità di essere utile a quelle persone che soffrono.

Per ultimo, ma non meno importante, vorrei dire che questa doppia vita è stata un po' più facile grazie ai miei amici, colleghi e studenti della Bocconi che mi hanno raggiunto e offerto il loro sostegno e che non hanno paura di condannare la guerra condotta dalla Russia contro l'Ucraina. Grazie mille, ragazzi!