I rischi della democrazia monetaria
OPINIONI |

I rischi della democrazia monetaria

ANDREA MUNARI, ALUMNO BOCCONI E CEO DI BNL, GUARDA AL FUTURO DELLA MONETA E DELLA SUA REGOLAMENTAZIONE. UN FUTURO IN CUI A EMERGERE SARA' UN SISTEMA IBRIDO

di Andrea Munari, ceo e general manager di BNL

I rapidi progressi della tecnologia stanno investendo ogni ambito della nostra attività quotidiana  portando a considerevoli cambiamenti nelle abitudini e negli stili di vita.  Il contante sta via via lasciando spazio a strumenti di pagamento elettronici, e alle carte di credito e debito si vanno affiancando borsellini digitali gestiti da applicazioni mobili. Al contempo gli operatori economici e finanziari hanno a disposizione un crescente ecosistema di strumenti monetari: nel mondo esistono ormai diverse centinaia di monete complementari. Alcuni di questi sistemi hanno esteso il concetto di valore di scambio, attribuendolo a elementi non tipicamente monetari, quali il tempo o la reputazione. Esempi interessanti di monete complementari con rilevanza locale stanno riscuotendo un buon successo, come il Sardex, un circuito di credito commerciale attivo in Sardegna, che vanta oggi più di 4mila imprese associate e 700mila transazioni, e che si sta estendendo anche all’utilizzo da parte di privati. Ciò che però caratterizza le criptovalute (a partire dal Bitcoin) è un sostanziale ribaltamento del rapporto fiduciario alla base di tutti i sistemi monetari moderni: non è più un ente emittente (una banca centrale o uno stato) a garantire il valore della moneta e la correttezza degli scambi, ma un sistema di validazione distribuito in modalità peer to peer all’interno di una community. La promessa alla base di questi sistemi è in linea di principio affascinante e rivoluzionaria: una sorta di democrazia monetaria gestita dal basso.
La realtà però, è che tutti i sistemi sprovvisti di una regolamentazione nascondono quasi sempre rischi, soprattutto per gli interlocutori più deboli e meno preparati. Le monete complementari sono spesso agganciate a monete correnti, per cui eventuali fenomeni inflattivi potrebbero mettere in crisi il sistema di crediti interno alle comunità. Le criptovalute inoltre sono fortemente esposte al rischio di fenomeni speculativi potenzialmente incontrollabili.
La rapidità e l’ampiezza del cambiamento hanno portato a interrogarsi sul futuro della moneta, per come la intendiamo oggi, e sulla possibilità in prospettiva di arrivare ad una cashless society.  Personalmente non credo che si arriverà a questo in tempi brevi.

Tradizionalmente la moneta, oltre ad essere un’unità di conto, assolve due importanti funzioni: quelle di mezzo di scambio e di riserva di valore. Il denaro contante costituisce un mezzo di pagamento ampiamente accettato, di facile utilizzo e non richiede il possesso di un conto corrente bancario o di un device mobile. La disponibilità immediata di contanti costituisce inoltre un elemento di sicurezza dinanzi a imprevisti, situazioni di emergenza o a improvvise crisi dei sistemi bancari e finanziari. Sulla maggiore o minore propensione a detenere contanti incidono numerosi fattori, in primis il reddito e i tassi di interesse. All’aumentare del reddito aumentano i volumi di spesa e l’ammontare di contanti che gli individui tendono a mantenere per far fronte ai loro acquisti. Detenere moneta significa tuttavia rinunciare a una possibile remunerazione che si misura con il tasso di interesse. Quando il livello dei tassi è molto contenuto questo costo sostituzione tende a diminuire e il volume dei contanti in circolazione ad aumentare.
È veramente possibile arrivare a un progressivo abbandono della moneta fisica? I dati che abbiamo a disposizione non sembrano indicare questa strada. Nonostante il crescente utilizzo dei pagamenti elettronici a livello globale, in molte economie avanzate la domanda di contanti è aumentata dall’avvento della crisi finanziaria. Hanno contribuito una più elevata percezione del rischio e tassi di interesse su livelli eccezionalmente contenuti. La Banca Mondiale ha evidenziato come tra il 2000 e il 2016 la quantità di contanti in circolazione, misurata in percentuale del pil, sia aumentata dal 7 al 9%.

L’incremento è spiegato principalmente con un aumento nelle economie avanzate occorso successivamente all’avvento della crisi finanziaria. Questo trend sottintende un ruolo ancora significativo svolto dalla moneta intesa come riserva di valore, in grado di attenuare gli effetti di riduzione della quantità di moneta in circolazione legati alla crescita dei sistemi di pagamento alternativi al contante. L’evoluzione digitale si accompagna a un quadro regolamentare in continua evoluzione, chi lavora in banca lo sa bene. In questo contesto lo sviluppo tecnologico, l’evoluzione dei sistemi di pagamento, il banking digitale, la blockchain restano delle priorità e dei driver fondamentali per la futura architettura dei sistemi finanziari. Tuttavia, nonostante la grande varietà di opzioni digitali, a livello globale la domanda di banconote e monete rimane elevata e non sembra  evidenziare segni di rallentamento. Digitale o fisica, la moneta cambia e cambierà ancora pelle. Nello scenario della sostenibilità ambientale il futuro è l’ibrido. Come per l’energia così, io penso, sarà per la moneta.

Per approfondire
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