L'impresa digitale cinese
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L'impresa digitale cinese

DA CHINA MOBILE A BAIDU, DA LENOVO A MUSICAL.LY: CHI SONO E DOVE ARRIVERANNO I BIG DELL'HIGH TECH REVOLUTION

di Elisabetta Marafioti, SDA Bocconi fellow

Sono passati i tempi in cui si pensava alla Cina solo come alla fabbrica del mondo, la base produttiva per realizzare a basso costo prodotti in settori tradizionali prima e tecnologici poi. L’internazionalizzazione delle multinazionali cinesi, avvenuta anche e soprattutto nel settore tecnologico, ha contribuito a modificare tale percezione. L’acquisizione di Motorola da parte di Lenovo nel 2014 è stata solo una di una lunga serie di acquisizioni tecnologiche effettuate da aziende cinesi all’estero.

China Mobile ha investito più di un miliardo di dollari in società di telecomunicazioni in Pakistan e in Thailandia; Lenovo ha speso 2,3 miliardi di dollari per acquisire il business dei server low-end Ibm negli Stati Uniti; Huaxin ha acquistato l’85% della società di telecomunicazioni francese Alcatel-Lucent; Alibaba ha speso 220 milioni di dollari per una partecipazione del 20% nell’app video mobile Tango e ha partecipato ad un round di raccolta fondi di 250 milioni di dollari per Lyft, il servizio di trasporto automobilistico concorrente di Uber. A questa lista si aggiunge anche l’investimento di Baidu in Uber e l’apertura di un centro di ricerca e sviluppo nella Silicon Valley con un investimento di 300 milioni di dollari.

Le motivazioni che hanno spinto le aziende cinesi a incrementare di oltre 40 volte i loro investimenti esteri tecnologici sono molteplici: innanzitutto la ricerca di risorse che nel loro paese mancano, tra cui quelle naturali, le tecnologie avanzate e anche i forti sistemi giuridici e la tutela dei diritti di proprietà che riescono a trovare nei paesi avanzati. Le aziende cinesi con tecnologie all’avanguardia possono scegliere di sviluppare all’estero nuovi brevetti, per bypassare il lasco sistema cinese di tutela dei diritti di proprietà intellettuale. A ciò si aggiunge la forte disponibilità di riserve finanziarie da spendere all’estero, anche beneficiando degli effetti della crisi che ha reso più accessibili i target internazionali.

Inoltre, dal 2010 il governo cinese ha progressivamente ridotto i vincoli agli investimenti esteri effettuati da parte delle imprese cinesi soprattutto di proprietà privata (gli investimenti esteri di imprese statali erano stati invece aperti dal 1999 con la going out strategy): una misura d’impatto se si considera che il 95% delle aziende cinesi che hanno investito all’estero nei settori internet based sono private. Quando investono all’estero, le aziende tecnologiche cinesi acquisiscono partecipazioni nelle società straniere per accedere a nuovi mercati, assorbire tecnologie utili, capacità o personale di talento, o semplicemente per diversificare i loro portafogli di investimento. In molti casi, partendo da un mercato molto competitivo adattano all’estero i loro prodotti per conquistare i mercati locali e la loro espansione infatti riguarda sia mercati sviluppati sia in via di sviluppo.  Nel 2012, Tencent, internet media company cinese, ha investito 63,7 milioni di dollari in KakaoTalk, un’applicazione di messaggistica mobile coreana. A differenza di molte aziende di telefonia mobile, KakaoTalk ha sviluppato con successo strategie di monetizzazione che includono l’offerta di emoticon e giochi, funzionalità che sono già state introdotte nella chat mobile di Tencent, WeChat. Le acquisizioni di società di gaming estere da parte di Tencent come Riot Games e Epic Games hanno consentito all’azienda di comprare alcuni titoli che hanno grande successo in Usa e che potevano essere introdotti nel mercato domestico con alcuni adattamenti. L’acquisto di una partecipazione nella società finlandese IndoorAtlas suggerisce che anche Baidu è interessata a studiare all’estero. IndoorAtlas fa un prodotto mobile all’avanguardia che consente di mappare e navigare negli spazi interni trovando oggetti e persone. La tecnologia avrebbe grande potenziale per Baidu, che controlla circa l’80 per cento del mercato della ricerca mobile in Cina e poco più della metà del mercato delle mappe mobili.

E tale tendenza può essere considerata come uno dei tanti passi che gli investitori cinesi all’estero stanno compiendo per consentire alla Cina di correre nell’innovazione tecnologica e digital più velocemente degli Usa. Caso emblematico è quello di Musical.ly. Cinese, valutata circa 500 milioni di dollari, è una delle applicazioni più alla moda tra oltre 100 milioni di giovani occidentali e si ritiene che l’azienda possa diventare Instagram per i video musicali. Gli adolescenti vi condividono brevi video in cui sincronizzano le labbra con canzoni popolari. Molti resteranno sorpresi apprendendo che l’applicazione è gestita da ingegneri cinesi, che lavorano 24 ore al giorno in un ufficio a Shanghai. Ma la sorpresa più grande è che il successo internazionale segue un vero flop in Cina dove, a differenza dei loro coetanei occidentali, gli studenti non hanno tempo libero dopo le 15,00 per poter sperimentare i social. Può essere questo il primo segnale della conquista internazionale da parte dei media player cinesi?

Per approfondire
China Inc: l’Impero Celeste ha cambiato strada. Di Andrea Colli
La strategia del pallone. Di Dino Ruta
Ecco perché il dialogo italo-cinese è un’opportunità per tutti. Intervista a Marco Tronchetti Provera
Cipriani Foresio: quando Jack Ma mi disse take your time
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