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Mi presento, sono la fabbrica intelligente

, di Raffaele Secchi e Vincenzo Marino - rispettivamente direttore Unit produzione e tecnologia e research fellow produzione e tecnologia SDA Bocconi
Nell'industry 4.0 i clienti diventano parte del processo produttivo. Grazie anche all'additive manufacturing

L'additive manufacturing, internet of things, robotica collaborativa, realtà aumentata, queste alcune delle innovazioni tecnologiche di maggior rilievo che hanno compiuto notevoli passi in avanti negli ultimi anni. Sebbene il loro sviluppo abbia registrato velocità e percorsi diversi, oggi siamo giunti a una fase di convergenza e di integrazione che sta portando alla creazione di un nuovo paradigma: la quarta rivoluzione industriale. L'impiego dell'elettronica e delle tecnologie informatiche per automatizzare la produzione della terza rivoluzione industriale rappresenta ormai un punto di partenza imprescindibile più che una frontiera. L'industry 4.0, come è anche chiamata la quarta rivoluzione industriale, si focalizza invece sulla creazione della fabbrica intelligente, ovvero una combinazione di sistemi cyber fisici e di altre tecnologie che permettono all'intero sistema di interagire e comunicare. La caratteristica distintiva di questo dialogo è l'abilità del sistema di rispondere adeguatamente, se non di anticipare, agli stimoli provenienti non solo dall'ambiente produttivo, ma anche dall'ambiente esterno, includendo quindi i clienti.

Negli anni passati, la centralità del cliente è stata un obiettivo su cui molte imprese si sono concentrate, la logica dell'industry 4.0 permette di fare un passo in avanti. I consumatori finali, o le aziende clienti in logica b2b, assumono la configurazione di un input dei processi produttivi che avvicina anche il mondo manifatturiero alle logiche di servitizzazione, ovvero la combinazione dei prodotti fisici e servizi volta al miglioramento della proposta di valore per il cliente.
Tra le diverse tecnologie caratterizzanti questo nuovo paradigma è interessante analizzare come l'additive manufacturing permetta il ribaltamento delle logiche di progettazione e disegno dei prodotti. Tradizionalmente queste attività erano limitate, o comunque dovevano adattarsi ai limiti fisico tecnici delle strumentazioni e degli impianti produttivi, adesso, invece, stiamo andando verso una configurazione design-driven, il cui principale limite è rappresentato dalla mente e dalla fantasia dei designer stessi e dalle caratteristiche dei materiali. Questo comporta anche un abbattimento dei costi e delle tempistiche di prototipazione, facilitando lo sviluppo di nuovi prodotti che non siano il semplice risultato di interventi incrementali o parziali. Conseguentemente, il livello di personalizzazione che si può offrire al cliente finale è anch'esso molto più alto e soprattutto più accessibile.

I benefici attesi da queste nuove configurazioni sono molteplici e di grande impatto, almeno in via teorica, ed è chiaro però che questi debbano essere contestualizzati nello specifico contesto di implementazione. Essendo molte tecnologie ancora nella loro fase iniziale del ciclo di vita, vi sono diversi quesiti a cui occorre dare una risposta. Citandone alcuni, non è affatto facile capire su quali tecnologie puntare, come attribuire priorità ai diversi progetti, i criteri di selezione dei fornitori di tali soluzioni, l'effettiva capacità delle risorse umane già inserite di adattarsi ai nuovi principi, le sfide legate alla sicurezza informatica dei sistemi e dei prodotti alla luce di una maggiore connettività.
Quali che siano le risposte a questi quesiti, è impossibile ormai ignorare la trasformazione in atto e le aziende non possono più domandarsi se valga la pena giocare questa partita. Piuttosto è necessario ragionare sul come e quando, ovvero se sia preferibile adottare un approccio più proattivo o aspettare che le tecnologie si sviluppino e che vi siano più informazioni a disposizione del management aziendale.