I selfie, miniera di dati per le imprese
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I selfie, miniera di dati per le imprese

GOOGLE, YAHOO, PINTEREST E TWITTER HANNO ACQUISTATO SOCIETA' CHE ANALIZZANO LE IMMAGINI CON IL MONITORAGGIO DEGLI AUTORITRATTI SI PROGETTANO CAMPAGNE DI MARKETING PIU' EFFICACI

di Gaia Rubera, professore associato di marketing alla Bocconi

Il 2014 è stato l’anno degli autoscatti, i cosiddetti selfie, con centinaia di milioni di selfie al giorno scattati e postati sui social network. Mentre finora le imprese hanno analizzato il testo dei post su Facebook o dei tweet, l’esplosione dei selfie apre nuovi scenari su come studiare il comportamento del consumatore. Non a caso, Google, Yahoo, Pinterest e Twitter hanno acquistato società impegnate nello sviluppo di tecnologie in grado di riconoscere e analizzare le immagini. Ma quali vantaggi possono ottenere le imprese dall’analisi dei selfie? Proviamo a fornire quattro esempi.
Innanzitutto, i selfie permettono di capire in quali situazioni i consumatori utilizzano i prodotti dell’impresa. Tradizionalmente, questi dati venivano raccolti con la ricerca etnografica che richiede a interi gruppi di lavoro di passare settimane (a volte anche mesi) scattando foto e girando video dei propri clienti. Coi selfie, questi dati vengono forniti direttamente, seppure involontariamente, dai consumatori stessi, permettendo un enorme risparmio in termini di costi e tempi. Per esempio, Ditto Labs, una società specializzata nell’analisi delle immagini, ha scoperto che molte persone postano foto di sé mentre mangiano lo yogurt in macchina. Queste informazioni sono al momento utilizzate da Chobani, una marca statunitense, per sviluppare confezioni specifiche per il consumo di yogurt in automobile.

In secondo luogo, i selfie permettono di scoprire quali altri prodotti sono utilizzati insieme ai propri e i gusti dei propri clienti. Per esempio, analizzando i selfie, Adidas ha scoperto che il 13% dei propri clienti è anche un fan di Justin Bieber, Heineken che i fan dei Metallica preferiscono la propria birra, mentre i fan di Beyonce sono gran bevitori di Smirnoff Ice. Sulla base del contesto raffigurato nei selfie postati su Instagram e Tumbrl, Ditto Labs è in grado di suddividere i consumatori in diverse categorie come, per esempio, “sportivi” o “amanti del cibo”. È facile intuire come queste informazioni possano essere utilizzate per sviluppare nuove partnership o campagne pubblicitarie per un target preciso di consumatori.

È poi possibile monitorare la popolarità dei propri prodotti e di quelli concorrenti. Società come Ditto Labs o Piqora Inc. stilano settimanalmente una classifica delle marche più popolari nei selfie, suddivise per categorie di prodotti. Pensate all’utilità di tale informazione per i direttori marketing che in questo modo possono individuare in tempo reale, senza dover aspettare i dati di vendita, i prodotti concorrenti di maggior successo e predisporre le necessarie contromosse.
Infine, i selfie permettono di identificare i cosiddetti “consumatori evangelici”, vale a dire quei consumatori che sono talmente legati ad una marca da essere disposti a tutto pur di promuoverla nel proprio network. L’identificazione di tali consumatori è da sempre uno dei compiti più ardui per le imprese: pur riconoscendone l’assoluta importanza, il 48% dei direttori marketing ammette di non essere in grado di fare ciò. Anche se al momento nessuna società fornisce un servizio del genere, è possibile misurare il livello di identificazione di un consumatore con una certa marca analizzando quante volte la marca in questione compare nei selfie del consumatore o la predominanza della marca in questi selfie.
Nell’epoca in cui l’immagine è tutto le imprese hanno a disposizione nuovi strumenti per comprendere i consumatori. Se è vero che un’immagine vale più di mille parole, un selfie potrebbe valere più di mille ore di ricerca di mercato.
 

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