OPINIONI |

Roma e Bruxelles, armonie diverse

ITALIA ED EUROPA STANNO LAVORANDO AL PROCESSO DI ARMONIZZAZIONE DEI SISTEMI CONTABILI. PUR MIRANDO A UNO STESSO OBIETTIVO SEGUONO STRADE DIVERGENTI, CON ALTI RISCHI PER NOI

di Ileana Steccolini e Mariafrancesca Sicilia, rispettivamente associato di economia delle aziende e delle amministrazioni pubbliche e docente a contratto di bilancio

Le crisi fiscali e del debito sovrano hanno negli anni recenti comportato l’adozione di una serie di provvedimenti finalizzati a rafforzare la cosiddetta governance finanziaria europea e in particolare il coordinamento delle politiche fiscali dei paesi membri. Ciò richiede maggiore qualità e trasparenza dei dati contabili e ha comportato l'avvio di un processo di armonizzazione dei sistemi contabili delle amministrazioni pubbliche a livello europeo. In particolare, tale processo europeo di armonizzazione sta assumendo il connotato di adozione della contabilità economico-patrimoniale. In proposito è stato avviato un progetto per la redazione di principi contabili europei ad hoc per le amministrazioni pubbliche degli stati membri (European public sector accounting standards), derivanti da un adattamento degli Ipsas, International public sector accounting standards, emanati dall’International public sector accounting standard board.

Anche in Italia si parla di armonizzazione contabile con riferimento a un pacchetto di riforme dei sistemi contabili pubblici contenuto nel decreto legislativo 118/2011, in merito al quale recentemente in Conferenza unificata è stata sancita l’intesa sul relativo decreto correttivo e integrativo. Tuttavia, nel contesto italiano armonizzazione è diventato sinonimo di rinnovamento del tradizionale sistema di contabilità finanziaria. Infatti il sistema contabile armonizzato che le amministrazioni pubbliche italiane dovranno adottare a partire dal 2015 a conclusione della sperimentazione attualmente in corso (che ha coinvolto circa 400 enti tra regioni, province, comuni e enti strumentali) prevede la coesistenza in corso d’anno e a consuntivo di contabilità finanziaria e contabilità economico-patrimoniale e enfatizza principalmente l'adozione di nuove regole relative al tradizionale sistema di contabilità finanziaria e finalizzate a renderlo, almeno nelle intenzioni del legislatore, più affidabile e difficilmente manipolabile tramite politiche di bilancio. Pertanto, nella nuova impostazione della riforma, come in quella degli anni Novanta, la contabilità economico-patrimoniale rimane una mera appendice del sistema contabile a base finanziaria, con il rischio di totale marginalizzazione che questa scelta comporta e che le riforme precedenti hanno ampiamente dimostrato. Ciò soprattutto in quanto la base contabile economico-patrimoniale non sostituisce quella finanziaria e non viene estesa al bilancio preventivo, che notoriamente svolge un ruolo centrale nelle amministrazioni pubbliche.
Sembrerebbe dunque che l’Italia e l’Europa siano allineate nel perseguire una crescente armonizzazione dei sistemi contabili pubblici. È però interessante notare come il concetto di armonizzazione assuma connotati estremamente diversi a Bruxelles e a Roma. Lungi, dunque, da avere avviato un processo armonico di convergenza, lo Stato italiano procede su binari paralleli rispetto all'Unione Europea. Questa scelta desta preoccupazione perché rischia di rafforzare la posizione periferica dello stato italiano anche su temi su cui, considerato il peso del debito pubblico del nostro paese, ma anche del relativo pil, sarebbe auspicabile che l’Italia assumesse invece un ruolo da protagonista. Al riguardo è significativo che l'Italia non abbia partecipato alla consultazione pubblica avviata dalla Commissione europea per raccogliere indicazioni in merito all'applicabilità agli Stati europei dell'attuale versione degli Ipsas.
 

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