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Leading millennials

, di Susanna Della Vedova
Conoscere le nuove generazioni per costruire collaborazioni di successo in azienda. Questo e' il monito da cui parte l'indagine condotta da Laura Baruffaldi nel suo nuovo libro per Egea

Dicono che il tema dell'anno 2019 sia il tema della diversity. Cosa si intende esattamente per diversity e soprattutto cosa vuol dire promuovere la diversity all'interno dei propri contesti organizzativi? Spesso proprio su questo si crea uno dei più grandi malintesi: la logica spesso condivisa è che per promuovere la diversity è necessario "andare oltre" le differenze, che, tradotto, significa ignorarle.
In realtà sarebbe l'opposto. Promuovere la diversity significa identificare, considerare e valutare attentamente le differenze. Conoscerle a fondo. Perché solo così si può identificare correttamente il potenziale di ciascun individuo.

La ricerca sulle nuove generazioni, sfociata nella pubblicazione del libro Leading Millennials. Conoscere le nuove generazioni per costruire collaborazioni di successo in azienda (Egea 2019; 152 pagg.; 19,90 euro), è nata proprio da questo spunto, ovvero dalla necessità di approfondire la nostra conoscenza relativa alle differenze generazionali per cercare di ricreare un clima di fiducia e collaborazione nei vari contesti organizzativi. Questa ricerca si focalizza nello specifico sulla generazione dei Millennials (giovani nati tra gli anni Ottanta e il Duemila) perché è l'ultima generazione ad aver fatto il suo ingresso nel mondo del lavoro, e di conseguenza l'ultima su cui abbiamo dati disponibili e aggiornati.

Le nuove generazioni, come tutto ciò che è "nuovo", sono percepite come "diverse" e per questo scatenano reazioni di vario tipo in chi si trova a dover interagire con loro. Alcuni sono spaventati, altri disorientati, altri ancora innervositi. Quello che è certo è che non lasciano indifferenti. La prima conseguenza di queste reazioni è un tentativo di "etichettarli" con variopinti stereotipi, a seconda dell'aspetto che maggiormente si desidera enfatizzare. In Cina, ad esempio, sono i mangia-vecchi, cioè i nuovi parassiti che vivono sulle spalle delle generazioni, mentre in Giappone li chiamano nagara-zoku, «le persone che fanno due cose alla volta», ovvero i multitasking. Gli spagnoli li hanno soprannominati Generaciòn Ni-Ni, per indicare coloro che non fanno nulla, né studiano né lavorano. Nascono invece in America gli appellativi maggiormente diffusi e universalmente accettati, ovvero Generazione Y o Millennials.

Di fronte a questa variopinta moltitudine di definizioni, viene spontaneo domandarsi: chi sono realmente i Millennials? Quali sono i valori e le aspirazioni di questa nuova generazione? Come si fa a interagire con loro in maniera positiva e costruttiva? Nel contesto sociale e culturale in cui siamo chiamati a vivere oggi, queste domande risultano essere sempre più stringenti. Spesso, infatti, ragionare con stereotipi limita la nostra comprensione di ciò che abbiamo di fronte e di conseguenza le azioni che intraprendiamo risultano essere poco efficaci. E questo spesso ha ricadute, a volte anche molto severe, sulle performance individuali e di team.

Alla luce di questo contesto, la ricerca si è focalizzata su due dimensioni:
1) l'identificazione e l'analisi delle caratteristiche demografiche e sociali di questa generazione, evidenziando i principali trend e novità che sono stati introdotti e valutando come questi abbiano modificato (se non addirittura stravolto) certe abitudini consolidate
2) prendendo spunto da queste evidenze, lo sviluppo di possibili spunti e riflessioni su come costruire un punto di incontro tra l'esperienza dei "senior" e la freschezza dei "junior". Il fatto che i Millennials rappresentino un vero e proprio rompicapo per le generazioni precedenti è ormai risaputo. Capire come sciogliere questo rompicapo e quindi come conquistare e mantenere collaborazioni positive e di successo con questi ragazzi è, al giorno d'oggi, riconosciuta come una delle principali sfide che accomuna manager, genitori, insegnanti e ricercatori.

A chi si domanda se davvero questi giovani meritano tutta questa attenzione, alla luce dei risultati di questa ricerca, la risposta è affermativa. Non si tratta della moda del momento. Il fatto è che si tratta di una generazione totalmente atipica, con tratti distintivi e spesso «sovversivi», una generazione unica e apparentemente disconnessa da ciò che l'ha preceduta, e per questo poco compresa e criticata.

Una celebre frase di Alexis Carrel, premio Nobel per la Medicina, fu: «Molto ragionamento e poca osservazione conducono all'errore. Molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità». L'idea alla base di questa affermazione ci richiama alla necessità di considerare fatti, evidenze, passate e presenti, per formulare giudizi «reali», capaci di tenere in considerazione la totalità dei fattori, che possano guidare azioni volte alla valorizzazione del potenziale di ciascuno individuo e, di conseguenza, al miglioramento della sua performance.

Laura Baruffaldi è Lecturer di Leadership, Organization & Human Resources presso SDA Bocconi School of Management e docente presso il Dipartimento di Management e Tecnologia dell'Università Bocconi. Ha conseguito il Ph.D. in Organizational Behavior presso IE Business School (Madrid) dove si è specializzata su tematiche quali leadership, work-life balance, stress management e individual motivation.

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