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Occidente e Oriente, chi perde e chi vince

, di Gabriella Grillo
Un invito all'Occidente a prendere coscienza del proprio declino e a produrre una strategia globale coerente e competitiva per affrontare il nuovo ordine gerarchico mondiale. Il libro di Mahbubani che aiutera' a comprendere meglio i profili della crisi che sta attanagliando quel che un tempo e' stato chiamato Occidente. Introduzione di Enrico Letta

La storia sta cambiando direzione. Il ciclo di dominazione occidentale del mondo, durato ben 200 anni, sta giungendo alla sua conclusione naturale. Se finora, infatti, l'Occidente ha fornito la locomotiva, trascinando la crescita economica globale, e il Resto del Mondo ha agganciato al treno i suoi vagoni, ora è il Resto del Mondo a fornire la locomotiva. Nel 1950, la quota euroamericana del PIL mondiale (USA, Regno Unito, Francia e Germania) era pari al 43 per cento. Nel 2050, quella quota si sarà ridotta al 24 per cento. I dati demografici sono ancora più impressionanti. Nel 1950 gli europei rappresentavano il 22 per cento della popolazione mondiale, mentre la quota dell'Africa era pari al 9 per cento.

Nel 2050, la quota europea si ridurrà al 7 per cento, mentre quella africana balzerà al 39 per cento. Finora l'Occidente non è stato capace di produrre una strategia globale coerente e competitiva per affrontare la nuova situazione. Anzi, scrive Kishore Mahbubani in Occidente e Oriente, chi perde e chi vince (Bocconi Editore 2019; 144 pagg.; 16 euro), "si agita disordinatamente, attaccando l'Iraq, bombardando la Siria, sanzionando la Russia e stuzzicando la Cina".

L'autore, che con la sconvolgente freschezza della sua analisi geopolitica offre a tutti gli occidentali e ai pensatori politici materia su cui riflettere, suggerisce ai leader occidentali di ricalcolare con estrema attenzione il nuovo ordine economico globale e trovare nuove opportunità per i lavoratori dei loro Paesi, in preda a un ormai diffuso pessimismo. La buona notizia per l'Occidente è che la torta economica globale non si è rimpicciolita, anzi, cresce costantemente ed è probabile che continuerà a farlo. La condizione umana, poi, non è mai stata migliore di quella attuale: la maggior parte dei governi del mondo, infatti, è diventata funzionale, ovvero sufficientemente buona da migliorare la vita delle persone ed elevarne il tenore di vita.

"Ciascuno dovrebbe sollevare gli occhi dalle proprie guerre civili domestiche e concentrarsi sulle più grandi sfide globali" dice ancora Mahbubani. "Invece, tutti, in vario modo, si danno da fare per accelerare la propria irrilevanza e la propria disintegrazione. Benché sia inevitabile che la Cina diventi la più grande economia del mondo, non è inevitabile che la Cina prenda la guida del mondo. Né è inevitabile che due secoli di dominazione occidentale della storia del mondo siano seguiti da due secoli di dominazione asiatica, anche se, inevitabilmente, la quota asiatica del PIL globale sorpasserà quella dell'Occidente. Se però l'Occidente non si libera dei suoi impulsi interventisti, rifiuta di riconoscere la sua nuova posizione o decide di diventare isolazionista o protezionista, allora è inevitabile che per il mondo si prepari un futuro instabile".

Kishore Mahbubani è Senior Advisor (University & Global Relations) e Professor in the Practice of Public Policy alla National University di Singapore. Tra i suoi precedenti volumi, Nuovo emisfero asiatico. L'irresistibile ascesa dell'Est (UBE, 2011).

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