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Didattica

Dove nascono i manager della cultura

, di Davide Ripamonti
Il Cleacc, diretto da Stefania Borghini, ha un forte tratto distintivo, ma le competenze quantitative che fornisce sono le stesse degli altri corsi. Con qualcosa in piu'

Un corso di laurea diverso... ma fino a un certo punto. Il Cleacc, corso di laurea in Economia e management per arte, cultura e comunicazione, che prevede una versione in italiano e una in inglese, è strutturato, per contenuti e modalità didattiche, per essere particolarmente adatto a formare manager specificamente preparati a lavorare nelle "creative industries", ovvero in imprese e istituzioni che operano in settori artistici (musei, teatri, case d'asta), culturali (editoria, musica, audiovisivo) e creativi (moda, design, comunicazione, sviluppo urbano).

"Ma questo non deve ingenerare un equivoco", puntualizza Stefania Borghini, professore associato di marketing e dal 2019 direttore del corso, "la definizione che io preferisco, e che rappresenta al meglio la realtà del Cleacc, è quella di un corso di laurea che offre una forte preparazione economico aziendale da un lato attraverso una applicazione empirica verticale sui settori culturali e creativi, dall'altro attraverso l'approfondimento di insegnamenti umanistici che offrono prospettive d'analisi e osservazione complementari al management". Un distinguo non da poco, perché è capitato spesso in passato, e capita ancora ogni tanto, di trovarsi di fronte a ragazzi che non si aspettavano una componente matematica e quantitativa così rilevante. "Il Cleacc ha un forte carattere distintivo che lo rende un unicum nel panorama internazionale", continua Borghini, "dove capita di trovare corsi di management con qualche opzionale legato all'ambito culturale oppure corsi umanistici con infarinature di management. Nel Cleacc le due anime si bilanciano, si passa con naturalezza da una lezione di matematica a un'altra di antropologia, da finanza a filosofia estetica. E qui sta il bello". Il perché è presto detto, come sottolinea Borghini: "La multidisciplinarità è, in questo caso ancor più del solito, il vero punto di forza del corso, perché ti conferisce un'apertura mentale fondamentale per saper orientarsi nella complessità del mondo in evoluzione, utile sia nel caso lo studente decida di continuare gli studi oppure opti per l'ingresso diretto al mondo del lavoro. I laureati Cleacc, infatti, hanno questo tratto distintivo davvero spiccato e riconosciuto dagli employer.

L'accesso al Cleacc è molto rigoroso, ci sono solo due classi e la selezione è forte. Il metodo didattico prevede molti lavori di gruppo e laboratori, gestiti da docenti, su input di imprese e istituzioni, con una forte enfasi alla pratica progettuale. Grazie alla didattica attiva, un carattere specifico del percorso di studio, gli studenti giocano un ruolo centrale e si allenano a pensare. "Nell'ultimo anno gli studenti hanno la possibilità di partecipare a stage, perlopiù in ambito culturale, cioè presso teatri, fondazioni e musei, o creativo, come il settore dell'intrattenimento in senso ampio. Ma non solo, perché la formazione manageriale dei nostri studenti li rende appetibili praticamente per qualsiasi settore, specie quelli in cui avvengono veloci trasformazioni in corso e la gestione dell'incertezza è un must. Il Cleacc è un corso sempre al passo con i tempi e in continuo aggiornamento", conclude Borghini, "con l'introduzione, come nel resto dei corsi dell'Università, di una forte componente digital e insegnamenti di coding. Per i futuri manager, anche culturali, sono competenze indispensabili".