Imparare a negoziare con un Adventure Game
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Imparare a negoziare con un Adventure Game

UNA NUOVA MODALITA' DIDATTICA, CHE ATTINGE AL MONDO DEI VIDEOGIOCHI, E' APPLICATA DA SIMONE AUTERA ALL'INTERNO DELL'ACME. PER INSEGNARE A NEGOZIARE IN TRANSAZIONI MILIARDARIE

Da una parte un’acquisizione miliardaria, reale, come quella di Pixar da parte di Disney. Dall’altra gli studenti che, suddivisi in rappresentanza delle due aziende, si trovano a negoziare. “Un caso classico”, spiega Simone Autera, responsabile del corso “Movie Industry” nell’ambito del corso di laurea specialistica in Economics and Management in Arts, Culture, Media and Entertainment dell’Università Bocconi, “di simulazione che unisce elementi di corporate strategy ed elementi di negoziazione e che tradizionalmente si svolge in aula partendo da un caso di Harvard. Ma volevo fare qualcosa di più organico e mi sono rivolto al BUILT (Bocconi University Innovations in Learning and Teaching)”. Quello che ne è nato è un Adventure Game narrativo completamente digitale nel quale è rappresentata la redazione di un giornale, il Pacific Review (che dà il nome all’Adventure Game, firmato insieme al collega Leonardo Caporarello), la cui direttrice affida a un novello giornalista l’incarico di scoprire qualcosa in più su questa importante transazione. “Il giornalista, cioè ciascuno studente individualmente, deve affrontare una serie di situazioni che lo portano a raccogliere informazioni qualitative e quantitative”, spiega Autera. “Il game sostituisce la classica lettura del caso ma aprendo a nuove forme di apprendimento. Lo studente, infatti”, prosegue il docente, “si trova spesso davanti due opzioni di risposta e sceglie quale strada intraprendere. Questo stimola i ragazzi a interrogarsi in modo critico”.

Le informazioni vengono raccolte in un’agenda (“il taccuino del giornalista”) e servono per affrontare le fasi successive. “Ovviamente non si tratta di fare scelte tra due possibili opzioni di pari valore, ci saranno strade più efficaci e altre meno. E alcune informazioni saranno condivise con tutti, altre riservate a chi fa le scelte migliori”, precisa Autera. “E quindi quando sarà il momento di mettere le carte sul tavolo gli studenti si renderanno conto che non saranno allineati al 100%”. La fase del game è propedeutica a quella successiva, nella quale gli studenti, suddivisi in due gruppi (Disney e Pixar), si troveranno a vestire i panni dei negoziatori: “E’ un metodo che ha riscontrato un grande successo”, dice ancora Autera, “i feedback sono stati positivi e gli studenti si sentono ingaggiati in tutte le fasi di lavoro”.

“E’ la prima volta che realizziamo un videogame tipicamente legato all’entertainment più che alla didattica”, dice Simona Tripoli, la project manager del BUILT che ha seguito il progetto. “Di solito tutto il mondo delle simulazioni accademiche è legato alle web application, in questo caso abbiamo invece traslato sulla didattica il mondo degli Adventure Game sfruttando le differenti meccaniche e le logiche legate all’ambiente dei videogiochi”. Il progetto ha riscontrato subito successo e non rimarrà un caso isolato: “Stiamo già lavorando a un nuovo serious game, ma certamente altri ne seguiranno”, spiega Simona Tripoli, “aprendo anche le porte a una serie di nuove figure professionali, come i game designer, i narrative designer e i game artist, con le quali finora non avevamo mai lavorato”.

“Questa case study di simulazione è stata molto utile e divertente ed è esattamente quanto mi aspettavo venendo a frequentare un corso creativo come l’Acme”, dice Mehian Sue, 23 anni, cinese. “Dopo questo gioco di ruolo di un mese, mi sento come se avessi veramente partecipato alla negoziazione tra Disney e Pixar. E ho imparato tante cose che mi saranno utili nel mio percorso professionale. Spero che nel futuro ci saranno sempre più casi di questo tipo”.



di Davide Ripamonti

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