La sfida del fuso orario per vincere il business game
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La sfida del fuso orario per vincere il business game

LA CHALLENGE FINALE DI UNO DEI CORSI DEL TRIENNIO DEDICATO AL FASHION HA VISTO SCONTRARSI UN CENTINAIO DI RAGAZZI DA TUTTO IL MONDO. CON LA DIFFICOLTA' DI COORDINARSI NEI VARI MOMENTI DEL GIORNO

Una classe da un centinaio di studenti provenienti da tutto il mondo: una sfida in più per organizzare il business game del corso Strategic innovation and entrepreneurship in fashion del triennio, tenuto da Stefania Saviolo ed Elisabetta Marafioti. Se non ci fosse stata l’emergenza coronavirus, a conclusione del corso gli studenti avrebbero dovuto vestire i panni di startup innovative e darsi battaglia in classe per tre giorni per mettere a punto il miglior business plan. Avviata a marzo la didattica distanza, tutto si è trasferito online, gioco compreso. Quest’ultimo è basato sulla piattaforma Fast (fashion strategy) sviluppata dal Built Bocconi.

“Paradossalmente lavorare a distanza ci ha avvicinati”, spiega Saviolo. “Attraverso le chat eravamo di fatto sempre collegati, i nostri appuntamenti settimanali avevano creato una comunità (più che una classe) molto attiva che è stata emotivamente difficile da terminare spegnendo solo la telecamera e il microfono dopo l’ultima sessione”.

Dopo una settimana di simulazioni divisi in 17 gruppi (per via della difficoltà con i diversi fusi orari, si è dato più tempo ai ragazzi) il verdetto: a giudicare i ragazzi insieme alle prof, Stefano Galassi, managing director di Startupbootcamp, acceleratore di startup nel mondo del fashion, il quale ha premiato il gruppo vincitore con la possibilità di partecipare a un evento dell’acceleratore.

A spuntarla è stato il gruppo Kakou, che ha puntato su innovazione e sostenibilità creando un business plan per la commercializzazione di costumi da bagno realizzati usando la plastica raccolta dagli oceani e pensati per essere il più inclusivi possibili da punto di vista della taglia e della vestibilità.

“La difficoltà più grande è stato lavorare tenendo presente i fusi orari”, racconta lo studente del corso di laurea triennale Bemacs Alessandro Zanotta, uno dei membri del team vincitore. “Il nostro team era infatti diviso tra Italia, Canada, Cina, Norvegia, Perù e Stati Uniti. La conference call principale della giornata la tenevamo alle 18 italiane”.
Per una settimana, quindi, il business game ha tenuto incollati al pc gli studenti collegati da ogni parte del globo. È stata tuttavia anche un’occasione per confrontarsi anche sull’emergenza che ha colpito il mondo: “Lo smartworking ci ha permesso di avere con gli studenti anche una condivisione di esperienze personali di quarantena, aspettative e speranze, una interazione personale che in aula difficilmente si realizza”, sottolinea Elisabetta Marafioti.

di Andrea Celauro

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