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Il ricercatore a cui piace fare il manager

, di Davide Ripamonti
Per Paolo Pinotti, nuovo prorettore per la Faculty, ricerca e ruoli piu' manageriali non sono necessariamente in contrasto. Anzi, permettono di arricchire e completare la propria esperienza

Agli inizi della carriera mai avrebbe immaginato che, in futuro, sarebbe stato chiamato a ricoprire ruoli istituzionali. Adesso che è passato qualche anno lo considera quasi un'assunzione di responsabilità e, più in generale, un'esperienza che consiglia. Paolo Pinotti, professore ordinario presso il Dipartimento di Scienze sociali e politiche, ha da poco assunto l'incarico di prorettore per la Faculty ma si è già misurato in ruoli "manageriali" quale direttore del CLEAN e coordinatore della Fondazione Ing. Rodolfo Debenedetti. "Amo fare ricerca ma a un certo punto è bello anche variare, cercare altre sfide. La Bocconi, poi, ha affrontato e sta affrontando un grande cambiamento, aprendosi a nuove aree disciplinari. Ed è stimolante parlare con docenti di discipline così diverse". La ricerca e la carriera accademica non erano nei suoi pensieri, da ragazzo. L'iscrizione alla Bocconi un modo per tenersi aperte più opportunità e per procrastinare la decisione su cosa fare "da grande". "Il cambiamento c'è stato quando ho preparato la tesi di laurea con Guido Tabellini. L'argomento erano le privatizzazioni e lì ho capito che la ricerca mi interessava". Il primo lavoro in Banca d'Italia, poi durante un seminario in Bocconi l'incontro con Francesco Billari, che gli fa nascere l'idea di tornare, a 10 anni dalla laurea. "Il tema dell'immigrazione è quello che da sempre mi ha affascinato", dice, "ma non solo, anche le ricadute economiche di criminalità organizzata e corruzione sono temi sui quali mi sono cimentato. E continuerò a farlo, anche se il nuovo incarico assorbirà molte energie". Tra i suoi compiti, alcuni si preannunciano molto delicati: "La responsabilità principale riguarda l'assunzione dei nuovi professori", racconta, "coniugando per quanto possibile le loro esigenze con quelle dei nostri Dipartimenti. Ma mi occuperò anche delle promozioni dei docenti, favorendo percorsi di crescita coerenti con gli standard di eccellenza a cui aspiriamo come università. Infine, non meno importante, collaborerò con il nostro Ufficio Risorse Umane alla stesura di regolamenti interni che recepiscano le riforme ministeriali e le calino nel contesto della nostra università". La Bocconi in cui si trova adesso è molto diversa da quella conosciuta come studente: "Quando mi sono laureato, all'inizio degli anni duemila, era un'università prettamente italiana per corsi di laurea, faculty e studenti. Quando sono tornato, e poi sempre di più, è diventata una delle università top in Europa. Un cambiamento epocale".