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Claudio Dematte', il costruttore di futuri

, di Andrea Celauro
Nell'anno del Cinquantesimo della sua' creatura, la SDA Bocconi, il fondatore e' stato ricordato in un evento su iniziativa dell'Associazione Amici di Claudio Dematte'

Gettare il cuore oltre l'ostacolo. Se si potesse cristallizzare l'essenza di una persona in una frase, probabilmente è questa quella che amici ed ex colleghi di Claudio Dematté sceglierebbero per lui. Cuore, anzi, cuori, che campeggiano sulla sua cravatta, mentre sorridendo si pulisce gli occhiali in una sua nota foto in bianco e nero. Quasi a indicare quanto quello, il cuore, fosse importante nel lavoro di tutti i giorni. La foto è quella che apre Claudio Dematté – Costruttore di futuro e talenti, curato da Mauro Marcantoni, Roberto Nicastro e Michele Andreaus (IASA, 2021), volume dedicato al fondatore di SDA Bocconi presentato nell'ambito delle iniziative per i 50 anni della Scuola, durante un evento promosso dall'Associazione Amici di Claudio Dematté.

Il volume, che raccoglie le testimonianze di ex colleghi, amici, familiari, personaggi del mondo del business ispirati da Dematté, finisce per raccontarne la storia e delinearne la carriera proprio attraverso queste testimonianze. A partire da quella di Andrea Sironi: "Sapeva tirar fuori il meglio delle persone", scrive il vicepresidente della Bocconi. "E se lavoravi con lui, sapeva dedicarti anche solo quei dieci minuti che servivano a farti sentire parte di una squadra. Non è un caso che Dematté sia stato un uomo di istituzioni, o meglio, un uomo di organizzazioni complesse. Alla SDA era considerato un maestro d'orchestra, tutti lavoravano all'unisono in base alle sue indicazioni".

Laureato nell'anno simbolo delle rivolte giovanili, il 1968, poco dopo assistente di Giordano Dell'Amore, professore di tecnica bancaria allora rettore, per Dematté – raccontano gli autori – il punto di svolta è il 1970, quando si trasferisce a Boston per frequentare il Pisba (Program of individual study in business administration/International teachers programme). Il resto è storia: Dematté capì la portata di quel metodo formativo proprio dell'Mba, consolidato negli Usa ma praticamente sconosciuto in Italia in quegli anni, e decise di importarlo a Milano.

"Era un visionario pragmatico", racconta Alberto Grando, nel panel dell'evento - introdotto dal rettore Giammario Verona e dal dean della SDA Beppe Soda - insieme ad Anna Gervasoni (Liuc), Stefania Saviolo, Andrea Sironi, Severino Salvemini e Roberto Nicastro, uno degli curatori del volume e alunno di Dematté. "Per noi, più giovani, era immediato volerlo seguire. Sapeva mettere a proprio agio tutti, anche in un mondo, quello dell'Accademia, che allora era molto più formale. Ha innovato anche nello stile di gestione e nella capacità di coinvolgere le persone ponendole al centro di ogni scelta. E, come chiunque ricorda parlando di lui, nella capacità di accettare le sfide e lanciare il cuore oltre l'ostacolo".