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Il futuro della SDA? Valorizzare le relazioni per un nuovo umanesimo

, di Davide Ripamonti
Elio Borgonovi, dean della Scuola tra il 1997 e il 2002, racconta il complesso sbarco nei ranking internazionali e delinea la sua idea di futuro. Senza dimenticarsi, pero', dei fratelli Inzaghi

Era una SDA che si riprendeva brillantemente dalla pesante crisi economica che aveva colpito il paese nei primi anni '90 e che si avviava verso un processo, quello dell'internazionalizzazione, che si sarebbe sempre più accentuato negli anni successivi. "Nel 1998-99 fu istituito dall'Efmd l'accreditamento Equis per le istituzioni di alta formazione, vicenda nella quale io giocai un ruolo importante su due fronti", ricorda Elio Borgonovi, dean della SDA nel periodo 1997-2002, con la presidenza di Claudio Demattè, "visto che ero anche presidente di Asfor, l'associazione italiana per la formazione manageriale".
Fu un periodo importante, che vide la Scuola affermarsi per la prima volta nei principali ranking internazionali e che anticipò, di fatto, l'internazionalizzazione dell'Università. "Questo nuovo status acquisito ci diede la spinta per una più rigorosa selezione della faculty e per aumentare, sul piano amministrativo, l'autonomia della Scuola. Questo si rese necessario", continua Borgonovi, "perché l'autonomia era un requisito obbligatorio per ottenere l'accreditamento internazionale, e non fu semplice spiegare che il nostro ordinamento giuridico era diverso, per esempio, da quello britannico. Svolgemmo un grande lavoro in questo senso con i rettori di allora, Roberto Ruozi e Carlo Secchi".

Negli anni del suo mandato Elio Borgonovi ha visto passare nelle aule della SDA tantissimi personaggi di alto profilo, imprenditori, manager, rappresentanti delle istituzioni. Uno, in particolare, ricorda volentieri, perché legato a una delle sue passioni, il calcio: "Durante il mio mandato venne istituito il Fifa Master – International Master in Management, Law and Humanities of Sport, e durante un evento legato a questo corso intervenne l'allora presidente della Fifa Joseph Blatter, che rimase molto colpito quando gli raccontai di aver fondato una squadra di calcio, di essere stato allenatore e, soprattutto, di essere nato nello stesso paese dei fratelli Inzaghi".
La SDA è una realtà che si aggiorna costantemente e che guarda al futuro. Quali sono, per Elio Borgonovi, le strade che bisognerà percorrere per conservare la posizione di assoluto prestigio conquistata negli anni e, se possibile, migliorare ancora? "Ovviamente insistere sull'uso delle tecnologie per rendere le lezioni sempre più interattive, ma la presenza in aula non dovrà mai mancare perché il nostro Mba, per esempio, ha un punto di forza nelle relazioni che si instaurano, è meno standardizzato di quelli americani.

Sarà fondamentale inoltre rafforzare il network degli alumni, tenendoli uniti attraverso i contenuti, ovvero la capacità di confrontarsi e creare sinergie per contribuire a quella che viene adesso chiamata intelligenza collettiva ma che io invece preferisco definire intelligenza di comunità, una sorta di umanesimo relazionale. Infine", continua Borgonovi, "si dovrà rendere sempre più veloce il collegamento ricerca-formazione, che è un po' un cavallo di battaglia del mondo Bocconi. Quella ricerca, in particolare, che io chiamo action research e che si tramuta subito in cambiamento".