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Vincenzo Ferrari e la spirale del tempo

, di Susanna Della Vedova
In mostra le opere che raccontano come l'artista interpreti il concetto di tempo e di arte: un continuo cercare. Il vernissage lunedi' 25 giugno alle ore 18 presso la Sala Ristorante Bocconi

Si inaugurerà lunedì 25 giugno alle ore 18, presso la Sala Ristorante dell'Università Bocconi, la mostra di Vincenzo Ferrari, artista cremonese noto per il concetto di tempo della storia dell'arte.

"Pensarlo, cioè, non come una freccia indirizzata verso il futuro" afferma Ferrari, "ma come un percorso a spirale, un eterno ritorno dove il passato riaffiorava ciclicamente nel presente. La spirale rappresenta la mia idea dell'arte: un continuo cercare".
Il concetto di attraversare il tempo è centrale nel suo sodalizio con Alik Cavaliere per una serie di incisioni esposte per la prima volta nel 1979. Erano gli anni in cui si cominciava a parlare di postmoderno (La condizione postmoderna di Lyotard è dello stesso 1979), "e Vincenzo e Alik iniziavano a ragionare su quelle che in un lavoro successivo avrebbero chiamato Le eterne leggi dell'arte. Intanto dialogavano con i geroglifici egizi come con i diagrammi settecenteschi", dice Elena Pontiggia critica d'arte.

Dialogavano in un senso ludico, si intende. Le tavole di Attraversare il tempo sono concepite come una scacchiera in cui curve, cerchi, spirali, piramidi, triangoli, frecce e altri segni si dispongono come in un'enciclopedia illuminista. O come in un gioco.

"Il tempo è un fanciullo che gioca" diceva Eraclito, citato da Nietzsche. E il gioco di Ferrari e Cavaliere, se non è riuscito a fermare il tempo, riesce a fermare il nostro sguardo con la sua precisione un po' assurda, con la sua scienza apparentemente logica e in realtà irrazionale. Come è apparentemente logica e in realtà irrazionale la nostra vita.

La mostra rimarrà sino a venerdì 14 settembre e sarà visitabile da lunedì a venerdì dalle ore 9 alle ore 12.

Vincenzo Ferrari (Cremona 1941 – Milano 2012) ha studiato all'Accademia di Brera, dove per anni ha insegnato Decorazione. Negli anni Sessanta è stato collaboratore di Usellini. Nel 1968 avvia una ricerca concettuale che lo porta a dar vita a vari sodalizi artistici (con Agnetti, La Pietra, Cavaliere, Carrega), realizzando pubblicazioni, opere, installazioni a quattro mani. Nel 1975 firma con Accame, Carrega, Anna Oberto e altri il Manifesto della Nuova Scrittura. In questo periodo lavora a una "pittura a caratteri mobili", cioè con segni ripetuti (labirinti, mani, figure umane, spirali, frecce) che diventano una sorta di alfabeto. Dagli anni Ottanta torna a una pittura che non dimentica la propria radice concettuale ed è insieme disegno, scrittura, schema grafico, tavola enciclopedica