Ventotto milioni per coltivare il capitale umano
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Ventotto milioni per coltivare il capitale umano

A TANTO AMMONTA IL SISTEMA DI AGEVOLAZIONI AGLI STUDENTI MESSO IN CAMPO DALL'UNIVERSITA' BOCCONI, TRA BORSE DI STUDIO, CONTRIBUTI, ESONERI PARZIALI E TOTALI. UN INVESTIMENTO SULLE PERSONE CHE VA AL DI LA' DEI NUMERI

Uno dei compiti dell’Università è sviluppare il potenziale insito in ogni studente che varchi le sue porte. Lo fa ogni giorno in molti modi, a partire dalla qualità dell’insegnamento, dei servizi e delle strutture a disposizione. Ma può farlo anche attraverso due elementi: la libertà dalla spada di Damocle dell’impegno economico per chi si impegna per studiare e il riconoscimento del merito. Due elementi chiave sui quali l’Università Bocconi ha di anno in anno potenziato il proprio impegno. Una cifra su tutte: l’investimento totale per aiuti finanziari e borse di studio che l’ateneo ha stanziato per il 2017-2018 ammonta a circa 28 milioni di euro ed è cresciuta di 1 milione rispetto all’anno scorso e di circa 3 rispetto al 2015-2016.

Una cifra che si ripartisce ogni anno in una moltitudine di agevolazioni, che vanno per esempio dalle borse di studio dell’Isu Bocconi (Centro per il diritto allo studio universitario), agli esoneri parziali (60%) dalle tasse universitarie, a quelle a copertura ancora più ampia del progetto Una scelta possibile (che ha visto negli anni l’investimento sia di risorse proprie dell’Università, sia di donazioni di privati e fondazioni). Fino agli esoneri destinati agli studenti portatori di handicap o ai Bocconi Graduate Merit Award, per studenti particolarmente brillanti. O, ancora, agli interventi a favore della mobilità internazionale.

Soprattutto, una cifra che significa progetti in più da poter realizzare per tanti studenti, di tutte le estrazioni sociali. Nel caso di Pierfrancesco Mei, studente del secondo anno del corso di laurea biennale in economia e social sciences, il supporto della Vittorio Bertazzoni Scholarship nell’ambito del programma Bocconi Graduate Merit Award si concretizza in due aspetti: da un lato, la grande soddisfazione di vedere premiate le proprie qualità di studente e aspirante ricercatore in economia (“È gratificante rendersi conto che l’impegno, qui in Bocconi, è riconosciuto”); dall’altro, “l’aver dato una mano alla mia famiglia che ha investito molto nella mia formazione”, racconta il giovane. “Mi è sempre piaciuto studiare, ma soprattutto, fin da piccolo mio padre mi ha trasmesso l’importanza di una formazione di eccellenza”.

Ciò che emerge dalle parole di Pierfrancesco, e che si ritrova anche in quelle di Francesca Lisi, è l’investimento in capitale umano dell’Università. Francesca, al primo anno di International management e beneficiaria di uno degli esoneri parziali delle BAA scholarship, racconta cosa significhi per lei poter contare su una borsa di studio: “Odio gravare sulle spalle degli altri, la borsa mi permette di essere più tranquilla anche nei confronti della mia famiglia”. Ma, ancor più, tiene a sottolineare quanto l’esserne beneficiaria rappresenti anche qualcosa in più: la libertà di lanciarsi in una nuova strada, quella di giovane startupper, dimostrando, attraverso i suoi risultati accademici e il suo impegno, “che quanto è stato investito su di me è messo a profitto”.

“Siamo costantemente impegnati per consentire ai giovani capaci e meritevoli di frequentare la Bocconi indipendentemente dalle condizioni economiche di partenza”, spiega il rettore della Bocconi Gianmario Verona. “Lo facciamo attraverso un sistema di agevolazioni e borse di studio che, nel corso degli ultimi anni, ha visto un significativo incremento delle risorse investite direttamente dal nostro Ateneo. Siamo infatti convinti che la qualità del capitale umano della nostra Università riguardi anche la qualità degli studenti che sono l’anima del nostro campus”.

L’impegno dell’Università e quello, di rimando, dello studente (“perché il sostegno economico ti spinge a fare sempre meglio”, come dice Francesca), producono un ulteriore risultato: quel senso di gratitudine che porta, nel tempo a voler restituire qualcosa indietro. Gli anglofoni lo chiamano give-back: “È come nel volontariato”, racconta Giulia Bono, studentessa al primo anno di marketing management che sta beneficiando di una BAA scholarship: “Il principio è che se vieni aiutato sei spronato a impegnarti e, magari, a donare qualcosa a tua volta”. Anche per lei, poi, aver ottenuto una borsa di studio è anche un modo “per ringraziare i miei genitori per tutto ciò che hanno fatto per me”.

Ventotto milioni, in conclusione, è un numero che racconta molto, ma non tutto. Non racconta dell’entusiasmo che produce, della voglia di andare oltre, del senso di responsabilità e, di conseguenza, dell’attaccamento a una comunità che, come conclude Giulia, “si prende cura di te stimolandoti a tal punto da far uscire la tua parte migliore”.  

di Andrea Celauro

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