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Smriti e Francesca a Washington per discutere l'uguaglianza di genere

, di Benedetta Ciotto
Le ricerche discusse dalle due studentesse durante il simposio UN Women, ora sono state pubblicate sul portale dell'ente ONU. Un obiettivo non solo accademico, ma anche sociale, dice Paola Profeta

I paper di Smriti Ganapathi, studentessa di Economic and Social Sciences, e Francesca Rosso, studentessa di Giurisprudenza, sono stati da poco resi disponibili sul sito web di UN Women, l'ente delle Nazioni Unite per l'uguaglianza di genere e l'empowerment femminile. "Tutto è nato da un'iniziativa del Dondena Research Centre della Bocconi in collaborazione con UN Women", spiega Paola Profeta, docente Bocconi che coordina l'iniziativa. Le due studentesse sono state invitate a presentare i risultati delle loro ricerche, condotte sul nuovo Gender Equality Constitutional Database (GECD), lo scorso Aprile a Washington, in occasione del UN Women International Symposium on Gender, Law and Constitutions (cui hanno partecipato grazie ad un finanziamento di Friends of Bocconi Inc.)

"La loro partecipazione e la pubblicazione delle loro ricerche significa che con l'iniziativa abbiamo raggiunto un obiettivo importante non solo accademico, ma anche sociale: promuovere la conoscenza e la ricerca sulla violenza di genere che è purtroppo ancora un problema serio nel mondo", continua Profeta. "Vedere come le nostre ricerche venissero accolte con serietà e interesse da docenti e politici mi ha dato forza e mi ha convinta che forse davvero i miei sforzi, anche se in piccolo, possono fare la differenza", dice Smriti, il cui paper, Tackling Violence Against Women: Can laws change perceptions?, cerca di capire in che modo le leggi costituzionali sulla violenza di genere siano effettivamente in grado di riflettersi e avere un impatto sul comportamento dei cittadini.

Il paper di Francesca, Tackling Gender-Based Discrimination and Gender-Based Violence. A comparative perspective between Europe and Africa, è uno studio comparato tra le disposizioni costituzionali dei paesi africani e quelle europee in materia di diritti delle donne. "Le leggi africane comprendono molti più riferimenti espliciti ai diritti delle donne, mentre nel framework europeo sono contenuti principi di uguaglianza più generici. Nei paesi africani però, l'idea di parità dei diritti è molto meno radicata, motivo forse per cui si tende a non lasciare nulla di sottointeso. Da qui ho formulato l'ipotesi di una necessità di integrare le leggi con un ruolo più attivo dei singoli Stati, per una sensibilizzazione sulla tematica dell'uguaglianza di genere che venga anche dal basso", spiega la studentessa. "Oltre alla gioia di vedere il mio paper pubblicato, ricorderò sempre con stupore la conferenza a cui ho partecipato: mi aspettavo il classico seminario, invece mi sono trovata a prendere parte attivamente in tavole rotonde in cui si condividevano idee e si lavorava insieme per trovare spunti utili, tutti con lo stesso nobile obiettivo".