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Sara' la COP delle discussioni, ma ci aspettiamo siano produttive

, di Andrea Celauro
Cristiano Rizzi, alumnus Bocconi e senior partner di BCG a Dubai, identifica molti elementi su cui anche questa Conferenza delle parti negli Emirati Arabi Uniti puo' far sentire la propria voce, dal finanziamento dei progetti ai temi sollevati quest'anno, come la sicurezza alimentare

L'agenda di COP28 è fittissima: i quasi duecento paesi che voleranno a Dubai porteranno il punto di vista di economie molto diverse. Il fine unico della lotta al cambiamento climatico passerà quindi attraverso una delicata negoziazione, come mostra ad esempio il tema dei finanziamenti ai paesi in via di sviluppo. In questo quadro di estrema complessità, tuttavia, l'alumnus Bocconi, esperto di energia e senior partner di BCG a Dubai, Cristiano Rizzi, mostra grande fiducia che da questa COP possano emergere risultati positivi.

Qual è il ruolo della COP28?
Siamo a metà strada tra la firma dell'Accordo di Parigi e il 2030, quando dovremo ridurre le emissioni del 43% - circa il 7% all'anno d'ora in poi. Durante COP28 avremo il primo Global Stocktake, il bilancio globale dell'attuazione dell'Accordo, un momento pensato per la valutazione dei progressi compiuti verso gli obiettivi prefissati, e l'eventuale discussione di provvedimenti necessari per correggere la rotta. La triste notizia è che siamo fuori strada su tutta la linea, come molti dei recenti rapporti dell'IPCC e di altri hanno chiarito.
Tuttavia, sono stati fatti dei progressi, come dimostra il calo nei costi di molte tecnologie necessarie a contrastare il cambiamento climatico e l'approcciarsi del picco di domanda del petrolio. Il successo è possibile, se ci muoviamo con decisione adesso.

Quali sono le maggiori sfide dell'evento e quali ritiene siano i punti più critici del dialogo tra i paesi?
È un'impresa enorme mettere d'accordo circa 200 nazioni con economie e priorità ambientali molto diverse. Le COP hanno un'ampia agenda di questioni complesse e mantenere la fiducia è fondamentale.
La fiducia nel processo e tra le parti si sta logorando. Inoltre, ci sono tensioni economiche e di sicurezza tra i principali inquinatori. Nelle economie avanzate, abbiamo assistito a un passaggio dalla collaborazione per la decarbonizzazione alla competizione per gli investimenti nella economia verde. Nel frattempo, i paesi in via di sviluppo (global south) stanno perdendo la pazienza per il sostegno promesso dalle economie avanzate (global north). Nel complesso, la COP28 deve compiere progressi in tutta l'agenda per soddisfare le aspettative di questi diversi paesi e stakeholder.
Detto questo, ci aspettiamo discussioni impegnative ma produttive su molte questioni chiave, come il ritmo della transizione energetica, i finanziamenti per i paesi in via di sviluppo, l'importanza dell'adattamento - soprattutto per l'alimentazione e la salute - e i finanziamenti per perdite e danni legati al climate change.

Che risultati ci si attende dalla COP negli Emirati?
I risultati della COP sono notoriamente difficili da prevedere, nonostante la preparazione che vi si svolge. Quest'anno, la presidenza della COP ha stabilito quattro grandi priorità: la transizione verso l'energia pulita, la messa al centro della natura, delle persone, delle vite e dei mezzi di sussistenza; il finanziamento dei progetti; la mobilitazione dell'inclusività. Inoltre, per la prima volta alla COP di quest'anno sono state sollevate alcune nuove aree, come i sistemi e la sicurezza alimentare.
Mi lascia personalmente ben sperare l'esempio dei paesi del Golfo che, nonostante siano ricchi di risorse petrolifere, stanno guidando la transizione ecologia mondiale con investimenti in idrogeno verde e rinnovabili su larga scala.