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L'Europa? Serve uno scatto avanti per affrontare lo stato di policrysis permanente

, di Pietro Masotti
Arianna Vannini, chief economist della DG International partnership della Commissione europea e alumna Bocconi, spiega come sia giunto il momento di chiarire gli obiettivi che l'Unione vuole raggiungere da qui a vent'anni

Essere nel luogo chiave delle discussioni strategiche, dove il processo decisionale prende snodi fondamentali. È questo il fascino di far parte di un Gabinetto, il nucleo più ristretto dei consiglieri di un Commissario e del Presidente della Commissione Europea. Un fascino che ha lasciato una traccia importante nella carriera di Arianna Vannini, oggi Chief Economist alla Direzione generale International Partnership alla Commissione Europea. "Ho cominciato nel Gabinetto di Mario Monti, nel gennaio 1995, occupandomi di concorrenza e questioni economiche e ho continuato a lavorare su questi temi anche nelle esperienze successive ancora con Monti e poi con il commissario Tajani, con il presidente Barroso e con Federica Mogherini negli anni in cui è stata Alta rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza", racconta Vannini. "L'ultima esperienza è stata fondamentale per unire il know-how nelle politiche interne con le competenze in relazioni esterne e internazionali, un aspetto che comporta una complessità diversa, e costruire quindi il mio ruolo attuale nell'international partnership".

In questa posizione Vannini si adopera, innanzitutto, come facilitatore del dialogo tra i responsabili delle politiche interne ed esterne nell'ambito della Commissione, cercando di evidenziare l'impatto esterno delle proposte legislative della Commissione fin dalle prime fasi del processo decisionale. "È un cambiamento di prospettiva rispetto al passato, quando la dimensione esterna veniva presa in considerazione solo nelle fasi finali. Questo riflette da un lato il ruolo geopolitico che questa Commissione si è voluta dare, dall'altro la consapevolezza dell'impatto che gli eventi esterni hanno recentemente avuto, e avranno sempre più in futuro, sulla capacità dell'Unione Europea di raggiungere i suoi obiettivi", commenta l'ex funzionaria della Banca d'Italia. "Infatti questa Commissione si è data fin dall'inizio un'impronta fortemente geopolitica e per questo la Direzione Generale è stata ribattezzata International Partnership, perché l'obiettivo è quello di sostenere lo sviluppo economico dei paesi partner promuovendo i principi e i valori europei e sostenendo progetti di comune interesse.

In questi 28 anni trascorsi a Bruxelles Vannini ha visto crescere il processo di integrazione europeo e l'Unione superare sfide molto complesse, ma oggi la realtà richiede uno nuovo scatto in avanti. "Oggi viviamo in uno stato permanente di "policrysis", ovvero di crisi continue, che per lo più provengono da agenti esterni all'UE: la pandemia, la guerra, la crisi energetica, le minacce alla sicurezza. Spesso non c'è una sola causa e nemmeno una sola soluzione. Abbiamo il dovere di chiederci se gli attuali trattati europei siano sufficienti affrontare le sfide che abbiamo davanti. E se dovessimo riformarli, occorrerà tenere in considerazione anche i nuovi allargamenti. Dobbiamo rafforzare l'unione europea, che è ancora troppo piccola rispetto ai suoi competitors su scala globale e imparare dalla storia recente in materia di allargamento e di uscita visto che, per la prima volta, uno Stato membro , il Regno Unito, ha lasciato l'Unione. È il momento di riflettere senza tabù e di mettere sul tavolo gli obiettivi che come Unione europea vogliamo raggiungere da qui a vent'anni, recuperando la visione lungimirante dei padri fondatori".