Alessandro Cristiano. Dai sottomarini della Marina Militare al supply chain management di Amazon
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Alessandro Cristiano. Dai sottomarini della Marina Militare al supply chain management di Amazon

VICECOMANDANTE DI UN SOMMERGIBILE, IL TENENTE DI VASCELLO HA DECISO DI LANCIARSI IN UNA NUOVA AVVENTURA, CAMBIANDO TUTTO, DAL LAVORO ALLA NAZIONE. LA SUA STORIA NARRATA NELL'EVENTO FINALE DELL'INIZIATIVA SVOLTE DI SDA BOCCONI E CORRIERE

Prendere una nuova direzione, magari mai valutata prima. Riprendere in mano la propria esistenza e rimettersi in gioco. Il progetto Svolte di SDA Bocconi e Corriere della Sera ha raccontato tante storie di cambiamento originate dalle nuove competenze ottenute grazie allo studio. Dalle vicende di singoli, che hanno dato una svolta alla propria carriera grazie all’upskilling o al reskilling, fino ad arrivare alla storie di trasformazione e riorganizzazione di intere aziende, grazie a una formazione mirata. Sono storie molte diverse, narrate in 12 video pubblicati durante questo anno accademico, ma anche raccontate sotto forma di testo teatrale e raccontate in diretta nell’evento di chiusura dello scorso 21 aprile. Qui sotto la storia di Alessandro Cristiano.

Uscire dalla comfort zone. Lo sentite ripetere sempre.
“Provare, rischiare, osare. La vita è una sola. Non si può sprecarla”.
Ok tutto molto bello da sentire e da dire, ma poi ci sono le vite vere. Quei percorsi che ti portano ad inseguire un sogno che hai fin da quando eri piccolissimo. Parlo ad un “tu” generico, ma parlo di me.
Mi chiamo Alessandro e per una lunga parte della mia vita sono stato sott’acqua. Sì, lavoravo e vivevo dentro a dei sottomarini. Tanto Mar Mediterraneo, ma anche qualche missione antipirateria nell’Oceano Indiano. Cose da film.
E quella era la mia comfort zone. Può far sorridere. Ma la vita militare era la mia comfort zone. Regole, gerarchie, procedure, focus completo sul lavoro. Concentrazione assoluta, non c’era spazio per inserire molte altre cose nei pensieri e nelle azioni. Capitava di passare un mese intero in mare aperto, o meglio immerso dentro il mare aperto, in compagnia delle stesse persone. E vi assicuro che non è facile. Ci vogliono tanta preparazione, logistica e tecnica sì, ma anche psicologica e relazionale. E’ una palestra unica, sapete? Corpo e mente si adattano ad azioni e reazioni oculate, dentro a quei determinati contesti. E’ una specie di trasformazione esistenziale.
E dentro questa situazione che tutti voi forse potete immaginare come di disagio, io ero totalmente a mio agio. Procedure, obiettivi, organizzazione: fare in modo che tutto quadrasse, quella era la mia più grande soddisfazione.
E la soddisfazione diventava gigante pensando a me, bambino, che sognavo il mare nel mio piccolo paesino in provincia di Matera. Lo raccontavo a nonna Rosa che volevo spendere la mia vita in mare: lei sorrideva, ma lo capivo da come impostava le labbra, che mica ci credeva troppo.
E invece poi ho preso quel binario lì, drittissimo e con una meta precisa... la vita in mare.
Ed è stato così, che dalla Basilicata mi sono trasferito a Livorno, all’Accademia Navale della Marina Militare... laurea in Scienze Marittime, poi specializzazione in sommergibili, e poi la concentrazione assoluta sul lavoro, i lunghissimi periodi in mare... è forte riassumere anni di vita, di impegni, fatiche, entusiasmi e frustrazioni in pochi secondi.
E tutto questo percorso mi porta, attorno ai 30 anni, ad essere ufficiale in seconda. Insomma, dopo il comandante, c’ero io. E quel famoso binario, dritto e determinato, verso il comando, era steso bene.
Ma poi arrivi a 30 anni, nelle notti in mare le onde portano anche i pensieri a fluttuare, a muoversi, ti chiedi cosa ci sia là fuori... non sei deluso, sei contento, era questo il tuo sogno ed è questo il mondo nel quale desideravi trascorrere il tuo tempo. Ma la domandina di senso, affiora, come un iceberg dentro l’oceano: potrei fare qualcosa di diverso?
Ti guardi dentro, inizialmente timidamente, pensi all’estero, ad un desiderio ancora un po’ nebuloso di lavorare in una grande azienda, il pensiero di metterti alla prova nell’industria del tech... insomma la vita aveva seguito un binario, preciso, fortemente voluto e con una destinazione chiara. Ma nella vita ci sono gli scambi. I treni possono variare binari. Ci vuole coraggio. Ci vuole confronto. Parlare con gli altri, sentire di altre possibilità, ampliare lo spettro delle potenzialità al campo delle ipotesi.
Poi arrivi a un punto nel quale, quella fiammella di dubbi e quesiti irrisolti che avevi dentro, divampa. E non riesci a trattenerla. Anche se il mondo è in un momento di stasi. Anche se è appena scoppiata una pandemia che sgomenta e paralizza. Quell’urgenza lì di cambiare, di svoltare diventa il tuo destino.
10 marzo 2020. È appena scattato il lockdown. Vi ricordate? Ecco, io proprio in quel giorno consegno la mia lettera ufficiale di dimissioni dalla Marina Militare.
Sì, ci vuole coraggio. Coraggio di fare un passetto verso l’ignoto. Ignoto sì ma ricordatevi chi sono io. Un organizzatore, un problem solver, uno che ha imparato a lavorare con calma e lucidità anche nelle situazioni più intricate. E la lucidità mi diceva di prendermi una finestra dalle occupazioni quotidiane per acquisire nuovi strumenti per disegnare un nuovo futuro.
Arriviamo a oggi, aprile 2022. Mi chiamo Alessandro, lavoro a Madrid e sono un supply chain manager per Amazon.
Cavoli quanto è cambiata la vita. In soli due anni. Eh sì, la mia svolta è stata tridimensionale: ho cambiato settore industriale, ho cambiato paese, ho cambiato la mia funzione.
E in mezzo c’è stato il Master in Bocconi. Leggendo, studiando e confrontandomi avevo capito che era quello il passo giusto da fare per dare una forma all’ignoto: lì conosci tante persone, ti confronti con gente che ha fatto percorsi diversissimi, compi un pezzettino di vita e di carriera potentissimo, nel quale tutti vogliono rimettersi in gioco e riprogettarsi.
Ho respirato aria nuova, ho aggiunto profondità al mio sguardo, sono riuscito a vedermi dall’esterno.
E ora la mia transizione è completa. Tutti i tanti punti interrogativi sono spariti. Ho una nuova comfort zone, fatta di Spagna, fatta di un’azienda dentro la quale la differenza è un valore importantissimo, fatta di un team fortissimo composti da tante persone diverse. Vado ogni giorno in ufficio contento e pieno di sfide nelle quali mi immergo completamente. Quasi come prima, quando mi immergevo nei mari.
E a nonna Rosa, che mi diceva: “Ma chi te lo fa fare? Rimani con la divisa che stai tanto bene!”... oggi posso dire: nonna, ho trovato la mia nuova divisa. In ufficio.
A Madrid sto tanto bene che a volte mi pare di vederci il mare... che svolta!

di Lorenzo De Belli

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