Professionisti della filantropia
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CEO DI DYNAMO ACADEMY, L'ALUMNA BOCCONI SERENA PORCARI RACCONTA COME STA CAMBIANDO IL MONDO DEL CORPORATE GIVING E COME AIUTARE LE AZIENDE, ATTRAVERSO LA FORMAZIONE E LA CONSULENZA, PER RENDERE CONCRETI I LORO PIANI DI SOSTENIBILITA'

Per donare bene (e per ricevere) non basta la buona volontà. Per inserire con coerenza le attività di impegno sociale, filantropia o volontariato nelle strategie CSR e nei profili Esg servono professionalità evolute sia nelle fila delle imprese che tra gli enti del terzo settore. Lo sa da tempo Maria Serena Porcari, manager ed esperta di impresa sociale, ex alumna Bocconi (e oggi anche docente SDA e membro del board) che già nel 2004 è stata tra gli iniziatori di Fondazione Dynamo, nata proprio allo scopo di supportare la progettazione e lo sviluppo di organizzazioni di impresa che affrontano problemi sociali. Da quella realtà hanno preso vita progetti diversi, come  Dynamo Camp e Dynamo Academy, di cui oggi Porcari è Ceo, che sviluppa programmi di formazione e advisory per imprese, studenti ed enti locali sui temi dell’impresa sociale e del bene comune.

Come ha visto cambiare il rapporto tra imprese e terzo settore in questi anni?
Il report sul Corporate Giving in Italia realizzato da Dynamo Academy e SDA Bocconi Sustainability Lab ha messo in luce alcuni trend. Il 76% delle imprese prevede ormai l’integrazione delle tematiche Esg a tutti i livelli entro cinque anni, con un’attenzione prioritaria ai temi di diversità, equità e inclusione. È vero che la pandemia ha spostato la concentrazione delle imprese verso l’ambito sanitario, ma allo stesso tempo ha accelerato alcuni bisogni e processi come l’importanza di coinvolgere sempre di più i dipendenti su attività di responsabilità sociale. Il volontariato aziendale è cresciuto in modo sensibile: il 53,25% delle aziende dichiara di avere attività aperte. Un altro aspetto che ha acquistato importanza è il rapporto con la comunità e il territorio. Gli investimenti nelle comunità sono diventati un tema da amministratore delegato, Cda e top management, segno che gli impegni presi in questo senso sono percepiti come di rilevanza strategica, non sono più solo temi di comunicazione.

In quali aspetti le aziende evidenziano la maggiore necessità di formazione e di consulenza?
La questione più urgente per le imprese è come rendere concreti i piani di sostenibilità. Anche i gruppi più grandi, che pure stanno investendo e scrivendo piani ambiziosi, spesso non sono adeguatamente attrezzati per tradurre in pratica questi sforzi. L’altro aspetto per il quale siamo spesso chiamati in causa come Dynamo Academy è per impostare e diffondere in azienda le best practice per l’employee engagement, dall’organizzazione delle donazioni in crowdfunding alle corrette politiche HR per gestire il volontariato aziendale.

La gestione della CSR in un’azienda esige oggi caratteristiche di trasparenza, rendicontazione… che non sempre i partner del terzo settore sono preparati a sostenere. Come si dialoga con questi presupposti?
Le imprese hanno bisogno di rendicontare con efficacia la propria attività, anche quella sul sociale e che magari già svolgono ma che ancora non è correttamente rappresentata nei bilanci. È una misurazione complessa, che richiede il coinvolgimento degli stakeholder e dei partner, i quali però non hanno spesso le competenze necessarie. In questo gap tra domanda e offerta sono nate nuove opportunità di servizi, realtà che fanno da ponte tra la domanda di sostenibilità delle imprese e le proposte del terzo settore. La nuova normativa sulla rendicontazione della sostenibilità e il lavoro sulla social taxonomy richiederà uno sforzo ancora maggiore e mi aspetto che il terzo settore, dopo un ricorso iniziale a risorse esterne, sviluppi progressivamente la capacità di rapportarsi con le imprese usando lo stesso linguaggio.

I requisiti Esg incentivano le donazioni ma richiedono, appunto, più vincoli. Questo rende il contesto più o meno favorevole alle donazioni corporate rispetto al passato, in particolare nelle PMI?
Come Dynamo Academy abbiamo sviluppato una metodologia, che si chiama Social Path, che accompagna proprio le PMI a interrogarsi in modo strategico sulla sostenibilità e a darsi una struttura razionale ed efficace. Il primo passo è quello di guardare al proprio interno, perché le iniziative a volte già ci sono ma sono decise da singoli, all’insaputa spesso dei vicini di reparto. Il secondo passo per unire i propri risultati in una vera matrice Esg è individuare i KPI rilevanti, facendo emergere gli aspetti sui quali veramente si può dare un proprio contributo. Meglio pochi obiettivi, ma concreti. Spesso invece le aziende, spinte dall’onda Esg, sovrastimano gli aspetti di sostenibilità creando dei cruscotti per la misurazione molto complicati, direi quasi ingestibili. Quando la sostenibilità esce dal sistema strategico e diventa solo gestione del rischio e pura compliance, se ne perde il senso.

Esiste un rischio “Greenwashing” anche per i temi della sostenibilità sociale?
Di ambiente si discute da tempo a livello di Unione europea, si sta creando anche una tassonomia comune per parlare tutti la stessa lingua. Questo scenario in ambito sociale è ancora lontano e il fronte delle valutazioni soggettive è più ampio. Il rischio di confondere filantropia e marketing esiste da sempre e per questo sono nate realtà come CECP (Chief Executives for Corporate Purpose, l’associazione fondata da Paul Newman e di cui Dynamo Academy è partner italiano) che hanno nella loro mission lo scopo di incoraggiare le imprese e gli enti a mettere le carte in tavola, a dichiarare quante risorse vengono dedicate, come, su quali progetti, con quali risultati.
 
Biografia
Maria Serena Porcari si è laureata con lode in Economia aziendale in Bocconi negli anni Novanta, con una tesi con il professor Vittorio Coda sulle aziende danesi detenute da fondazioni. Un segnale premonitore del suo futuro percorso nel mondo delle fondazioni legate al sociale? “Per nulla”, smentisce. “In realtà in quegli anni puntavo a un lavoro nella consulenza e a continuare a studiare. Sono diventata commercialista, ho seguito il master CEMS e intanto mi occupavo di ricerche di mercato e analisi finanziaria in progetti di venture capital”. Dopo quasi un decennio trascorso in IBM, nel 2004 è tra i pionieri di Fondazione Dynamo, con la quale promuove, proprio in Bocconi, la cattedra di Social Entrepreneurship. “Il rapporto con la Bocconi è una costante nella mia vita professionale; l’ambiente internazionale dell’ateneo e la capacità di aprire la mente attraverso stimoli diversi sono aspetti che già mi colpirono da studente e che mi hanno lasciato una grande eredità in termini di preparazione, relazioni e anche di amicizie”.

di Emanuele Elli

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