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Tre, il numero perfetto

, di Davide Ripamonti
Eleonora Giorgi, campionessa di marcia e alumna Bocconi, disputera' a Tokyo la sua terza Olimpiade. Per lei, gia' bronzo ai Campionati Mondiali del 2019, continua la caccia a una grande prestazione

Quando chiedi a un atleta all'inizio della propria carriera quale sia il suo sogno sportivo nella maggior parte dei casi ti risponderà "partecipare alle Olimpiadi". Non vincere, o salire sul podio, semplicemente partecipare. Perché le Olimpiadi sono quel mix di evento sportivo al massimo livello ed esperienza umana che rendono indimenticabile anche il solo esserci stati. Se però sei alla tua terza Olimpiade, un traguardo che pochi atleti raggiungono, allora anche le ambizioni sportive crescono. Perché le prime Olimpiadi sono quelle del "sogno di bambina che si realizza", le seconde quelle della fase centrale della carriera, le terze, nella maggior parte dei casi, quelle della maturità tecnica e agonistica, il premio per una carriera importante ma anche l'occasione per lasciare il segno. Eleonora Giorgi, 31 anni, questa occasione l'avrà venerdì 6 agosto quando, nel caldo dell'estate giapponese, a Sapporo partirà la 20 km di marcia, una sfida con se stessa prima ancora che con le avversarie:
"Quello con la marcia non è stato un amore a prima vista", racconta Eleonora a ViaSarfatti25, "ma una scelta dettata dalla necessità di trovare, dopo una forte tendinite, una disciplina che fosse meno traumatica per le caviglie".
Ma per lei, che in Bocconi ha conseguito la laurea triennale in Economia aziendale e management e la specialistica in Economia e management delle amministrazioni pubbliche e delle istituzioni internazionali, e che affronta le gare come gli esami universitari, mai infortunio poteva rivelarsi più fortunato. "Sono molto razionale. Durante le corse penso a tante cose che poi non mi ricordo magari nemmeno e, nei momenti di difficoltà, cerco di immaginarmi le persone care che mi incitano". Pluricampionessa italiana, bronzo nella 50 km ai Mondiali di Doha nel 2019, due Olimpiadi alle spalle (Londra 2012 e Rio 2016), la marcia le ha permesso di raggiungere traguardi di altissimo livello: "Non sono un talento naturale della marcia", racconta, "i risultati sono frutto del lavoro, degli allenamenti quotidiani, delle rinunce. Venti chilometri ogni giorno, a volte anche di più".

Se non sarà medaglia (ma perché no?), perché l'atletica è la disciplina con più nazioni e atleti partecipanti, una delle poche veramente universali, sarà comunque un successo. E in qualsiasi modo andrà, potrebbe esserci un'altra occasione. Parigi 2024 non è lontana e le discipline di resistenza sono quelle in cui l'età conta meno. "Di sicuro mi avvicino a questo evento con lo stesso spirito che avevo a Londra, con la spensieratezza di chi vuole godersi il momento fino in fondo. E con la consapevolezza che tre Olimpiadi sono tante, la testimonianza di una carriera lunga e sempre ad alto livello. Io poi ho cominciato tardi, la mia età agonistica è ancora piuttosto giovane", racconta Eleonora. "A Parigi conto di esserci, con la quarta Olimpiade entrerei a far parte di una ristrettissima cerchia di atleti". Dal Tamigi alla Senna, insomma. Prima, però, il 6 agosto, a Sapporo...

In bocca al lupo, Eleonora