Dieci storie di ordinario successo
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Dieci storie di ordinario successo

C'E' CHI A 25 ANNI E' DIVENTATA MAGISTRATO E CHI HA SCELTO DI STUDIARE IL LAVORO COME LAVORO, CHI, AVENDO APERTO UNO STUDIO D'AVVOCATO A LONDRA, DALLA BREXIT HA TRATTO NUOVE OPPORTUNITA' E CHI SI OCCUPA DI REGOLAMENTAZIONE CON UN OCCHIO AL DIRITTO EUROPEO. CHI TRA UNA LEZIONE ALL'UNIVERSITA' E L'ALTRA TRADUCE I MANGA DAL GIAPPONESE E CHI A NEW YORK SI OCCUPA DI ARBITRATO. SONO GLI ALUMNI DELLA SCUOLA DI GIURISPRUDENZA DELLA BOCCONI

Alberto Alemanno: Così democratizzo il lobbing

“Chiunque, anche un semplice cittadino o un’organizzazione può, anzi deve, poter influenzare il processo decisionale, sia a livello locale sia nazionale ed europeo. Per sintetizzare, rendere migliore la democrazia”. Alberto Alemanno, Phd in International Law and Economics alla Bocconi, è Jean Monnet Professor of EU Law a Hec Parigi, ma è anche il fondatore di The Good Lobby, un’organizzazione non profit impegnata a rendere più democratica, unita ed equa la società in cui viviamo, con sede centrale a Bruxelles e filiali in molte città nel mondo. “Il nostro obiettivo è democratizzare il lobbying come forma di partecipazione alla vita pubblica, in particolare per quanto riguarda temi fondamentali come la giustizia sociale, la protezione dell’ambiente e la lotta alla corruzione”, spiega Alemanno, che sull’argomento ha scritto un libro, Lobbying for Change, disponibile anche in italiano dalla prossima estate. “La nostra attività, per la quale ci avvaliamo della collaborazione di docenti universitari e studi legali, si dipana lungo due direttrici”, continua Alemanno, “da un lato fornire consulenza strategica a organizzazioni, fondazioni e imprese illuminate, dall’altro fare formazione su misura, attraverso una sorta di Accademia di advocay, per chi si appresta a incontrare i rappresentanti delle istituzioni”. Ma c’è anche un altro aspetto che ad Alemanno preme molto: “Questa iniziativa dimostra che il raggio d’azione per chi si laurea in giurisprudenza si è di molto ampliato, non ci sono più solo le tradizionali professioni di avvocato e notaio. Si può fare la differenza in molti modi, anche a livello internazionale”.

Giulia Astuti: Perché ho scelto di comunicare la concorrenza

Almeno tre motivazioni hanno portato Giulia in Bocconi: il desiderio di frequentare un corso di laurea in giurisprudenza innovativo, con impostazione economica e una forte apertura sul mondo del lavoro; la voglia di fare un’esperienza lontano da casa; il papà bocconiano. Giulia Astuti, romana, laureata nel 2011, è oggi press officer for Competition presso la Commissione Europea, a Bruxelles, ambiente che ha conosciuto per la prima volta ancora studentessa, durante uno stage. “Non avevo, almeno all’inizio, una competenza specifica in questo ambito”, racconta Giulia, “ma lo stage di tre mesi, allungato poi di altri tre, e quindi la prima esperienza lavorativa presso uno studio legale internazionale, mi hanno permesso di maturarla. Ho fatto quindi un master specifico a Londra, poi sono tornata a Bruxelles in un altro studio legale”. Dopo due anni e mezzo, Giulia Astuti ottiene un contratto presso il direttorato alla Concorrenza della Commissione, prima che si aprisse, siamo nel 2018, una posizione all’ufficio stampa: “Opportunità che ho colto al volo e che mi permette di mettere in campo, oltre alle normali attività di un addetto stampa, anche la mia competenza specifica in ambito di diritto della concorrenza. I file su cui dobbiamo lavorare per poi fare comunicazione sono spesso molto tecnici, vanno compresi bene per poi essere comunicati in modo efficace”. Il futuro di Giulia Astuti non prevede scossoni, non a breve termine perlomeno: “Mi piace molto Bruxelles, mi piace lavorare in Commissione e nel settore della concorrenza. Sono molto soddisfatta della mia scelta di vita e professionale, anche se non mi precludo nessuna strada per il futuro”.

Jole Bertone: Dopo il Bahrain ho scelto la carriera di manager

Saranno stati i telefilm americani che seguiva da bambina, quelli in cui gli avvocati sono gli eroici protagonisti. Fatto sta che Jole Bertone, oggi Compliance Director – Financial Crimes & Data Protection di Deloitte, “in pratica colei alla quale è demandata l’immagine aziendale dal punto di vista del rispetto delle norme e delle leggi”, ha deciso di studiare giurisprudenza quando frequentava la quinta elementare e non ha mai cambiato idea. “Mi affascinava l’ideale della giustizia, quella con la G maiuscola. E ho scelto la Bocconi perché, rispetto alle molte facoltà di legge superaffollate, garantiva un ambiente più ristretto, un’apertura verso l’estero e, ma questo l’ho apprezzato solo in seguito, la contiguità con le materie economiche”. Jole si è laureata nel 2004 (ha anche un LLM a Londra) e per un po’ è rimasta in università a collaborare in attività di ricerca con il prof. Federico Ghezzi, “una figura importantissima nella mia formazione, con il suo approccio non convenzionale al diritto, in particolare sui temi dell’antitrust”. Le esperienze professionali sono state molte e variegate, sia in studi professionali, “che mi hanno insegnato molto, soprattutto a dedicare tutta me stessa ai progetti che dovevo seguire”, sia in autorità pubbliche italiane e internazionali, “sono stata per 1 anno legal counsel presso l’autorithy del Bahrain”, sia in aziende, come Vodafone. Nel 2016 l’approdo in Deloitte: “Mi ha chiamata per offrirmi una posizione di compliance manager, un ruolo nuovo e di sfida per me. Il compito affidatomi era creare, partendo da zero, un ufficio di compliance per alcune aziende italiane clienti di Deloitte. Compito che adesso si è allargato. In pratica il mio ruolo consiste nel supervisionare e sviluppare programmi di global compliance per Italia, Grecia e Malta e anche per tutta l’area Emea. Una posizione che mi permette di mettere in campo la mia formazione accademica e nello stesso tempo la possibilità di fare il manager in una realtà dalla forte cultura aziendale”.

Valerio De Stefano: Il mio lavoro è il lavoro

Un ambito, quello del diritto del lavoro, nel quale si può davvero fare la differenza. “Per le singole persone, quando facevo l’avvocato, per la società in senso più ampio adesso che sono docente universitario e la ricerca è parte fondamentale della mia attività”. Valerio De Stefano, calabrese, laureato in Giurisprudenza alla Bocconi nel 2006, “che mi aveva attratto per il suo programma innovativo con la presenza nel percorso di studio anche di materie non giuridiche”, è oggi professore di diritto del lavoro all’Università di Lovanio, in Belgio, dopo un percorso che l’ha visto iniziare da avvocato in un grande studio internazionale, passare per il phd in Bocconi dove è rimasto con vari incarichi dal 2001 al 2014 e approdare alle Nazioni Unite, all’International Labor Office nella sede di Ginevra: “Una chiamata davvero prestigiosa per me, sempre legata alla ricerca in ambito di diritto del lavoro, una tematica che muta e si arricchisce di complessità ogni giorno, sotto la spinta dei cambiamenti e dello sviluppo di nuove tecnologie. Ci sono rimasto fino al 2017, poi ho sentito il desiderio di tornare in accademia per mettere meglio a frutto il mio dottorato”. Un argomento, questo del lavoro e dei suoi rapporti con la tecnologia, al quale De Stefano, insieme con il collega Antonio Aloisi, anche lui bocconiano e assistant professor presso la IE Law School di Madrid, ha dedicato un libro, Il tuo capo è un algoritmo: “E’ il risultato di anni di ricerche su queste tematiche, scritto per un pubblico vasto, non necessariamente di addetti ai lavori. Vuole stimolare il dibattito su un tema delicato per il futuro e che la pandemia ha drammaticamente reso attuale”.

Cecilia Gozzoli: Che fortuna fare l’avvocato a Londra in era Brexit

Si parla continuamente delle difficoltà che la Brexit crea, e creerà ancor più in futuro, per i cittadini italiani che vivono a Londra, sia per motivi di lavoro sia per studio. Per fortuna non per tutti è così. Cecilia Gozzoli, modenese, laureata in Giurisprudenza nel 2003, specializzata alla Scuola di professioni legali nel 2005 e quindi Master in legge alla Lse, che vive a Londra dal 2007 dove ha aperto nel 2012 uno studio legale, Gozzoli Solicitors, che ha da qualche anno anche una filiale italiana, ha visto il proprio raggio d’azione ampliarsi enormemente dopo l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea: “Originariamente ci occupavamo quasi esclusivamente di assistere le imprese italiane del tech che volevano avviare attività con il Regno Unito”, spiega Cecilia Gozzoli, “adesso invece lavoriamo anche con investitori internazionali, ci occupiamo di transazioni immobiliari e svolgiamo tutta una serie di adempimenti che in Italia sarebbero appannaggio dei notai”. Come esperta di diritto inglese, in una situazione in cui il sistema giuridico del Regno Unito esce dal raggio d’azione di quello europeo, c’è sempre più bisogno delle sue competenze: “Da qualche mese collaboro con l’Italian Trade Agency, l’agenzia governativa voluta dal Ministero dello sviluppo economico e da quello degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, proprio per dare supporto alle imprese che vogliono avviare un business nel Regno Unito. Le regole sono cambiate e per loro districarsi è diventato complesso”.

Federica Pantana: La mia passione? Vivere a New York per occuparmi di arbitrati

È coinvolta in dispute da milioni di dollari, che a volte durano anche un anno. Con clienti importanti e di livello internazionale. Federica Pantana, laurea in Bocconi nel 2011, Master in arbitrato e diritto internazionale alla New York University, vive e lavora a New York, dove si occupa, da circa 2 anni e mezzo, di arbitrato per lo Studio Sapg Legal, la sua antica passione. Al pari degli Stati Uniti, dove è approdata, in Texas, per un periodo di scambio quando era una studentessa. “L’arbitrato e il diritto internazionale, con particolare riferimento al diritto commerciale, sono le specializzazioni che ho perseguito proprio partendo dalla Bocconi, in particolare dalle lezioni con il prof. Giorgio Sacerdoti, con il quale sono sempre rimasta in contatto”. Ma non solo. Federica Pantana è anche una delle fondatrici della Bocconi Students International Law Society, l’associazione studentesca che si focalizza sulle prospettive internazionali del diritto. La strada non è stata una lunga linea retta, il percorso ha presentato curve, ognuna delle quali ha rappresentato per Federica un’esperienza diversa “in altri campi del diritto, sia a New York sia a Londra, dove in uno studio legale mi occupavo di capital markets”. Ma ora il ritorno a quello che più l’appassiona. “Attualmente sono impegnata in tre diversi arbitrati”, dice Federica Pantana, “che in genere hanno tempi molto lunghi. E’ tutto impostato sul concetto di agreement delle parti. Se però c’è una disputa, le parti scelgono una camera arbitrale, alla quale toccherà il compito di risolvere la questione. Il mio ruolo è rappresentare una delle parti in causa”.

Giovanni Ricci: Il diritto è una tradizione di famiglia

Un nonno notaio, il padre avvocato, per Giovanni Ricci (laureato nel 2004) le professioni legali erano in un certo senso un destino già scritto. Anche se non obbligato. “Non ho mai considerato altro, e quando è venuto il momento di iscrivermi all’università ho pensato alla Bocconi per la sua reputazione complessiva e per la qualità dei suoi docenti, Piergaetano Marchetti e Mario Notari in particolare”. E poi perché, essendo il corso di laurea in giurisprudenza una novità per l’ateneo di via Sarfatti, i numeri erano piccoli, e in classe si stava come al liceo. Oggi Giovanni Ricci è avvocato e notaio, “ho fatto i relativi corsi e gli esami di stato, diventando avvocato nel 2007 e notaio nel 2011”, ed è quest’ultima la professione che esercita: “Come notai siamo obbligati a occuparci un po’ di tutto”, racconta, “ma quello che contraddistingue il mio studio è una forte competenza in ambito di diritto societario. In particolare, lavoriamo molto con i grandi fondi di investimento immobiliare, che seguiamo nelle delicate procedure di acquisto. È una scelta che deriva dalla mia passione per questa materia maturata durante gli studi universitari e favorita anche dalla possibilità, offerta allora solo dalla Bocconi, di studiare materie economiche che si è rivelata fondamentale in questa decisione”.

Michela Riminucci: Giappone, manga e università: la mia carriera fuori dagli schemi

Una laurea in lingue orientali e poi quella, nel 2013, in giurisprudenza in Bocconi. Un percorso di studi non convenzionale così come è stata, fin qui, la sua carriera. Michela Riminucci, ravennate, è associate professor all’Università di Kobe, in Giappone, dove è approdata subito dopo la laurea. “Da ottobre 2018 sono diventata coordinatrice dei programmi multidisciplinari, in particolare il programma magistrale di studi economici e giuridici. All’inizio, l'insegnamento e la cura degli studenti impegnavano la maggior parte del mio tempo, mentre negli ultimi anni sono più coinvolta dal lato amministrativo/gestionale dei programmi multidisciplinari e degli eventi/corsi ad essi correlati, pur restando attiva nella didattica della mia materia di ricerca, diritto del lavoro comparato”. Ma non solo. Michela Riminucci collabora anche con lo studio legale internazionale Pavia e Ansaldo, “che mi coinvolge in operazioni che richiedono la conoscenza della lingua e del diritto giapponese e italiano”, spiega, “e inoltre lavoro come traduttrice per Feltrinelli e per Star Comics, per la quale ho tradotto oltre 300 volumi di manga”. Una carriera “ibrida”, come spiega lei stessa, e che ha perseguito fin dalla scelta del percorso di studi: “Ho fatto il liceo classico, però scegliendo l’indirizzo sperimentale. Poi lingue orientali e quindi giurisprudenza, optando per la Bocconi perché ai tempi era l'unica a offrire un programma che associasse una buona base di economia allo studio del diritto oltre a corsi in lingua inglese. A conti fatti, lavoro quasi quotidianamente in quattro ambiti diversi (amministrativo/gestionale, accademico/didattico, consulenza legale, traduzione) e in tre lingue diverse (giapponese, inglese, italiano) e non credo che sarei in grado di fare lo stesso se avessi ricevuto una formazione di stampo tradizionale”.

Andrea Tel: Così evito che le attività della mia società vadano in fumo

Il settore in cui opera è uno dei più regolamentati al mondo, sempre sotto stretta osservazione da parte dell’opinione pubblica, di chi fa informazione e delle associazioni di consumatori. Andrea Tel, laureato nel 2010, è Senior Legal Counsel -D2C Direct to Consumer di British American tobacco, il più grande gruppo internazionale del tabacco, incarico che ricopre dal luglio dello scorso anno. “Mi occupo di seguire la strategia di commercializzazione di una serie di nuove categorie di prodotto che l’azienda si appresta a lanciare soprattutto attraverso i canali online”, spiega Andrea Tel, “in particolare che le iniziative siano in linea con la regolamentazione europea e con quella dei singoli paesi. Ma non solo. Devono anche essere conformi con la policy interna dell’azienda, che è molto rigida”. Un ruolo delicato, il suo, vista l’attenzione che c’è verso questo tipo di prodotti: “Se facciamo qualcosa di sbagliato, veniamo prontamente scoperti”. Nella sua ancor giovane carriera Andrea ha lavorato e studiato anche a Bruxelles, Londra, Madrid, maturando una serie di esperienze che hanno una matrice comune: “E’ quella del diritto dell’Unione Europea, in particolare quelli della concorrenza e del commercio internazionale. Sia in Commissione, sia negli studi legali in cui sono stato mi sono sempre occupato di questo. Credo tutto ciò sia figlio dell’impostazione che ricevi in Bocconi: grazie alla alla sua apertura internazionale e al forte focus su impresa e business, ti fornisce gli strumenti per importi in Italia ma anche all’estero”.

Maddalena Torelli: Io, giudice a 25 anni, ho coronato il mio sogno

Una carriera all’insegna della precocità, “che è un po’ il frutto del metodo Bocconi, con il quale il rischio di andare fuori corso è bassissimo”. Maddalena Torelli, pugliese, è oggi, a neanche 40 anni, giudice penale presso il Tribunale di Lecce, ma a soli 25 anni sul suo biglietto da visita poteva esibire i titoli di “avvocato” e “magistrato”, tanto da essere premiata come la più giovane magistrato d’ Italia al momento della nomina, appena venticinquenne. Dopo aver superato un concorso in cui, allo scritto, si sono presentati in 12 mila. E a passare furono poco più di 300. “Scelsi la Bocconi perché, nonostante il corso di laurea in giurisprudenza fosse nato da poco, questa università con il suo prestigio e la sua preparazione mi garantiva molte opportunità qualora la mia prima opzione, la magistratura, non fosse andata a buon fine.” E non se ne è mai pentita, proprio a partire da quel famoso concorso: “In Bocconi si facevano molti lavori scritti, e questo mi ha aiutato molto. Inoltre i numeri ristretti rispetto ad altre facoltà permettevano di seguire molto bene le lezioni”. E anche adesso, in cui la carriera ha preso definitivamente slancio, i legami con l’alma mater rimangono forti: “Dopo il tirocinio a Lecce, sono stata tre anni e mezzo a Crotone come giudice del lavoro e quindi sono riuscita a rientrare di nuovo in Puglia. Nel mio attuale incarico mi capita tra le altre cose di occuparmi di reati patrimoniali, come nel caso dei beni sequestrati alla criminalità organizzata. L’aver studiato anche materie economiche, l’essere quindi in grado di leggere un bilancio, è uno dei vantaggi più grandi che posso mettere in campo quando devo prendere una decisione”.

Un giurista formato europeo




di Davide Ripamonti

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