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Alessio guarda all'impatto del virus sull'economia dell'Europa

, di Andrea Celauro
Analista economico della Direzione generale affari economici e finanziari della Commissione europea, nel suo team strategico sta analizzando lo sviluppo dell'epidemia

Dal suo ufficio di Bruxelles, Alessio Terzi sta guardando in faccia il coronavirus attraverso i numeri. Non sono quelli, purtroppo tragici, dell'emergenza sanitaria, ma quelli più freddi della situazione macroeconomica europea. Numeri che, è inutile negarlo, faranno comunque sentire il loro peso nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Alessio, 32 anni, laureato nel 2009 al Bachelor in International economics and management (Biem) della Bocconi, è economista della policy strategy unit della Direzione generale affari economici e finanziari (DG ECFIN) della Commissione europea.

Di cosa vi occupate esattamente nella vostra Unit?
È un team che analizza e sviluppa strategie di politica economica. È un gruppo di coordinamento che lavora su diversi fronti, dalle politiche fiscali, con l'implementazione delle regole di Maastricht, al coordinamento delle raccomandazioni ai vari paesi circa le politiche economiche. Io in particolare mi occupo della componente più strategica e di prospettiva, una sorta di think-tank interno, per così dire, che formula proposte innovative di politica economica a sostegno delle priorità politiche della Commissione Von der Leyen. Essendo un team piccolo e agile, possiamo rapidamente ri-orientare il nostro lavoro sulle priorità del momento.

E qui arriviamo al coronavirus. Cosa state analizzando?
Nella prima fase stavamo monitorando gli sviluppi del virus in Cina e stavamo considerando i possibili impatti macroeconomici sull'Europa. Quando poi il coronavirus è arrivato in Europa, ci siamo concentrati anche su altri aspetti: da un lato capire quali impatti potranno avere le misure per contenere il contagio; dall'altro, analizzare le risposte dei governi a livello macroeconomico, dando, nel contempo, indicazioni su quali potrebbero essere le migliori in questo frangente. Il nostro compito, infatti, è coordinare la risposta economica dei singoli governi, una risposta che deve essere il più possibile unitaria.

Che tipo di impatti economici vi aspettate in Europa?
È uno shock sistemico, potenzialmente simile a quello della crisi finanziaria del 2008, come ha sottolineato la presidente della Bce Christine Lagarde. La questione è capire che tipo di crisi si svilupperà, se con una curva a V (rapida discesa e altrettanto rapida ripresa), oppure a U (che si trascinerà un po' di più nel tempo). Purtroppo, nei nostri modelli non esistono variabili come quelle che dobbiamo inserire in questo frangente (una, ad esempio, è l'improvvisa chiusura dei negozi per via delle misure di contenimento di virus).

A cosa sta pensando la Commissione per il prossimo futuro?
Dal punto di vista delle regole fiscali, la Presidente von der Leyen ha già detto che sarà usata la massima flessibilità per l'Italia circa lo sforamento del deficit e debito. Inoltre, la Commissione sta costituendo un fondo di investimento per le PMI e per il sistema sanitario, e sta attivando clausole di salvaguardia straordinarie per permettere aiuti di stato a diversi settori.

Come sei arrivato a lavorare alla DG ECFIN?
Dopo una breve esperienza in BCE, ho lavorato cinque anni nel gruppo di analisi economica Bruegel e ho un dottorato a cavallo tra la Hertie School e Harvard: era il profilo che la Direzione stava cercando, una figura ibrida tra istituzioni, think-tank, e accademia.

In Italia, come sai, le misure di contenimento del virus sono diventate via via più stringenti. Com'è la situazione da voi?
Diciamo che la maggior parte di noi, adesso, è in smart working...