Ad Amsterdam si punta sul continuous learning
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Ad Amsterdam si punta sul continuous learning

IL CHAPTER LEADER DELLA METROPOLI OLANDESE, MBA SDA BOCCONI SCHOOL OF MANAGEMENT, RACCONTA CARRIERA E PROGRAMMI PER IL FUTURO

Triestino, classe 1970, un Mba alla SDA Bocconi, Luca Della Santa è da novembre chapter leader di Amsterdam, gruppo che fa da polo aggregativo degli alumni di tutta l’Olanda. Nel paese dal 2010 dopo un’esperienza pluriennale a Londra, oggi Luca è responsabile del corporate development di Nn investment partners, la società di asset management del gruppo assicurativo Nn. Proprio l’interesse per il settore delle assicurazioni è stato il comune denominatore della sua carriera.
Come è arrivato al ruolo che ricopre oggi?
Alla fine del 2001, dopo l’Mba, mi sono orientato direttamente verso il mondo corporate invece di tentare la consulenza (che in quel momento, peraltro, era una strada bloccata dalla crisi di quegli anni). Sono così entrato in Generali, a Trieste, proprio quando stavano elaborando il nuovo piano strategico triennale: è stata la mia fortuna, perché mi ha permesso di approfondire subito diverse aree di business e di appassionarmi alla comunicazione finanziaria. Fino al punto di decidere di spostarmi nell’ambito della relazione con gli investitori istituzionali.
Che è poi diventato l’ambito lavorativo di elezione.
In un certo senso. Nel 2006 mi sono trasferito a Londra, a lavorare per Goldman Sachs come analista del settore assicurativo azionario italiano, che è un po’ l’altra faccia della medaglia. Nel 2010, poi, il passaggio a Nn investment partners (all’epoca Ing investment management), dove ho ricoperto il ruolo di global investment analyst sempre per il settore assicurativo, ma gestendo in questo caso gli investimenti del gruppo. Fino all’attuale ruolo.
Una carriera tra l’Italia, l’Uk e l’Olanda a cavallo della crisi del 2008. Come è cambiato il settore assicurativo?
Molto, perché il contraccolpo della crisi è stato importante in tutto il settore finanziario. Il mio gruppo ha dovuto liberarsi di tutte le attività all’estero, per esempio, separando la banca dall’assicurazione, e oggi non è più quel grande gruppo finanziario (Ing) che era nel 2008. La stessa società di cui faccio parte, Nnip, è nata proprio come costola delle attività assicurative e di asset management dell’allora gruppo Ing. La crisi ha costretto tutto il settore finanziario a ristrutturare i business e a rivedere le strategie.
Cosa vi aspetta adesso?
La grande sfida è la rivoluzione del fintech: le banche, soprattutto, la vedono come una spada di Damocle, ma vale per tutti. Potrebbe rappresentare una dinamica disruptive e credo che solo chi è stato in grado di fare gli investimenti azzeccati potrà avvantaggiarsene. E non è detto che il nocciolo della questione sia semplicemente investire miliardi di euro in digitalizzazione, come ho visto fare ad alcuni grandi gruppi finanziari.
Da novembre 2017 è chapter leader. Su cosa punta l’Olanda?
Sul continuous learning – abbiamo organizzato un ciclo di incontri sul tema della leadership –, ma anche sull’innovazione, con un evento da realizzare il prossimo novembre. E poi il networking, anche con le istituzioni locali, come l’Ambasciata d’Italia, il cui ambasciatore è molto attivo nella promozione del Made in Italy.
 

di Andrea Celauro

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