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Paolo Cuccia, l'Alumnus che porta l'Italia della cucina e dell'arte nel mondo

, di Andrea Celauro
Ceo di Gambero Rosso e presidente di Artribune, racconta come si promuove l'eccellenza del Paese

Ha quotato in borsa, da Amministratore Delegato, l'utility romana dell'acqua e dell'energia Acea. Poi è tornato alla finanza, che ha lasciato subito prima della crisi perché non ne condivideva lo scollamento dall'economia reale. Nel 2010 è diventato Chairman e Ceo di Gambero Rosso e, quasi parallelamente, ha fondato Artribune, di cui è Presidente. Fronti molto diversi quelli che ha affrontato il manager e l'Alumnus Bocconi dell'anno 2007, Paolo Cuccia, oggi chapter leader dell'Area di Roma della BAA.

È stato ad di Acea dal 1998 al 2003, che esperienza è stata quella da civil servant?

Un'esperienza bella e complessa. Nel periodo in cui l'ho guidata l'abbiamo trasformata in S.p.A. e quotata in borsa facendola crescere moltissimo. Soprattutto, è stata un'esperienza che mi ha fatto toccare con mano il rapporto tra politica e imprese. La prima deve dettare le regole e controllarne il rispetto, non fare impresa. In passato lo stato imprenditore ha funzionato, oggi, è un concetto insano. Dopo l'Acea sono tornato alla finanza, ero il Corporate Executive Vice President di ABN AMRO e Vice Presidente di Capitalia. Del resto, il mio percorso professionale, grazie all'Mba SDA Bocconi, era cominciato alla Citicorp. Ecco, la differenza tra la crescita che avevo sperimentato nelle utility e quella delle banche, soprattutto legata a marginalità originate da derivati, mi ha spinto a lasciare la finanza all'alba della crisi. Avevo esaurito il mio interesse, volevo misurarmi con l'imprenditorialità.

Poco dopo ha preso la guida del Gambero Rosso. Cos'è oggi questo brand?

È una piattaforma multimediale in cui l'editoria (le classiche guide) non è che il 10% dell'attività. Il restante 90% è diventato attività di formazione professionale e manageriale (30%), promozione delle aziende rated del wine, food e travel nel mondo(30%) e attività televisiva, con il canale tematico SKY 412, e digital (30%). Oggi trasmettiamo contenuti televisivi sulle eccellenze del nostro Paese anche in Svizzera e in Cina.

E, quasi in parallelo, è arrivata anche Artribune, tra le più importanti testate online di settore. Sono sfide molto diverse o si ritrovano analogie dal punto di vista manageriale?

Sono diverse, una è un'azienda di lunga data (il Gambero Rosso ha una storia trentennale), l'altra è stata una startup. Dal punto di vista strategico, però, l'analogia è fortissima: in entrambe si tratta di veicolare e promuovere in modo moderno la cultura e l'eccellenza italiana. Nello specifico, per quanto riguarda la cucina italiana, che l'immaginario collettivo vuole 'tradizionale' ma che in realtà si è sempre evoluta, la grande sfida è far sì che la promozione dell'eccellenza si trasformi in reale esportazione all'estero della grande varietà dei prodotti del nostro Paese. Un esempio? I 400 vitigni autoctoni e le 122 diverse varietà di pomodori che produciamo in Italia. Tutto questo per evitare che finisca come con la pizza: è arcinota in tutto il mondo, viene fatta ovunque, ma non produce alcun ritorno sul nostro pil.

Da pochi mesi è alla guida dell'Area romana della BAA. Cosa bolle in pentola?

Parecchie cose perché le potenzialità di Roma sono tante. Lavoro in sinergia con diversi altri Alumni tra i quali Emiliano Doveri, team coordinator, e stiamo preparando, ad esempio, un incontro con Fabio Gallia, AD e Direttore Generale di Cassa Depositi e Prestiti.