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La lotta delle citta' globali contro l'effetto serra

, di Fabio Todesco
Un'analisi comparativa di Croci, Melandri e Molteni evidenzia che non c'è una ricetta unica per ridurre le emissioni climalteranti a livello urbano. Si riscontra coerenza tra strategie di contenimento e contesti emissivi locali

I governi delle città globali identificano il trasporto e l'uso dell'energia negli edifici come le fonti principali di emissione di gas serra e i loro piani di contenimento sono coerenti con il contesto emissivo locale, secondo i risultati di un paper comparativo di Edoardo Croci, Sabrina Melandri e Tania Molteni.

In A Comparative Analysis of Global City Policies in Climate Change Mitigation: London, New York, Milan, Mexico City and Bangkok (IEFE Working Paper Series, n. 32, marzo 2010) gli autori confrontano gli inventari locali delle emissioni e i piani di contenimento. La scelta delle cinque città è pesantemente influenzata dalla mancanza di uniformità nella disponibilità dei dati e Croci e colleghi affermano che la necessità di indicatori e metodologie standardizzate costituisce un'area di indagine e di futuro sviluppo. Gli stessi criteri di contabilizzazione delle emissioni a livello locale possono essere diversi, ad esempio, a seconda che si includano o meno le emissioni indirette relative all'elettricità "importata" da impianti collocati al di fuori dei confini amministrativi cittadini o le emissioni "incorporate" nei beni e servizi consumati entro i confini cittadini.

In generale le cittàdel mondo industrializzato hanno un rapporto fra emissioni e Pil pro capite inferiore a quello dei rispettivi Stati nazionali, grazie ad una migliore efficienza energetica. Lo stesso non vale per le città dei Paesi in via di sviluppo. Inoltre, mentrea Londra, Milano e New York gli edifici sono la fonte principale delle emissioni, a Città del Messico e Bangkok i trasporti occupano la prima posizione.

Coerentemente con i rispettivi contesti emissivi Londra, Milano e New York condividono strategie di contenimento basate sullo stimolo all'efficienza energetica nei consumi individuali, la promozione di una maggiore efficienza energetica e un maggiore ricorso a fonti rinnovabili negli edifici di nuova costruzione, il sostegno alla generazione combinata di energia e calore e la pressione sul fornitore principale di energia per una minore intensità di anidride carbonica. Bangkok e Città del Messico, invece, condividono un contesto emissivo e strategie di contenimento fortemente centrate sui trasporti. "Le loro strategie climatiche", scrivono Croci, Melandri e Molteni, "identificano il maggior potenziale di contenimento nel settore dei trasporti e fanno forte affidamento sulla costruzione di una rete di trasporto pubblico".

I ricercatori evidenziano i limiti delle conclusioni, dovuti al limitato numero di casi esaminati, a sua volta determinato dalla scarsa disponibilità di rilevazioni e dati locali, pur in presenza di un crescente impegno delle città nelle politiche di contrasto al cambiamento climatico, ma confidano che "con l'ulteriore diffusione in tutto il mondo di politiche di contenimento e di strumenti di pianificazione urbana per il cambiamento climatico la varietà di casi a disposizione per la comparazione aumenterà gradualmente". Un'area di ricerca che necessita ancora di approfondimento, affermano, "riguarda i costi delle misure di contenimento a livello locale e – più in generale – i costi di implementazione dei piani locali per il clima".

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