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Laboratori di analisi: serve un nuovo tariffario

, di Andrea Celauro
Lo evidenzia uno studio condotto dal Cergas Bocconi per la Regione Veneto, che ha analizzato costi e prezzi delle prestazioni di laboratorio

Le tariffe medie che il sistema sanitario prevede per le analisi cliniche di laboratorio non sono più in linea con i costi effettivi che i laboratori sopportano per effettuarle e, pensate oltre 10 anni fa, andrebbero aggiornate. Tali tariffe (o prezzi applicati), infatti, superano in Veneto mediamente del 23% i costi di produzione. È una delle evidenze che emerge da un'analisi condotta dal Cergas Bocconi per la Regione Veneto, che ha messo a confronto i costi sostenuti dai laboratori e i prezzi delle prestazioni (a carico dei pazienti e dello Ssn) su un campione di 7 strutture sanitarie pubbliche e private venete, con 13 unità operative. I risultati dello studio sono stati presentati oggi in convegno a Verona.

Lo studio evidenzia come, nel campione analizzato, i costi delle analisi di laboratorio ammontano a circa 91,5 milioni di euro. Se le prestazioni venissero valorizzate con l'attuale tariffario il loro controvalore ammonterebbe a 119 milioni.Tuttavia se alcuni settori diagnostici risultano potenzialmente remunerativi, ve ne sono altri in cui l'eventuale applicazione non ponderata delle tariffe non rimborserebbe neppure i costi sostenuti. Nel comparto della 'batteriologia', ad esempio, i costi totali (per il campione analizzato) superano i 7,5 milioni di euro, rispetto a ricavi che superano di poco i 5 milioni. Al contrario, nel settore della 'chimica clinica e metabolismo' (esempio, i test di creatinina, glucosio, sodio, potassio), grazie a grandissimi volumi di analisi (oltre 13,6 milioni di test nel 2007), si registra un tariffato di quasi 31 milioni di euro rispetto a 17,6 milioni di costi. "Dati che mostrano quindi", spiega Francesco Longo, direttore del Cergas Bocconi, "come le tariffe attualmente vigenti non siano più allineate con i costi. Ribilanciarle, anche alla luce del fatto che i progressi tecnologici in alcuni casi hanno abbattuto i costi, darebbe un segnale più corretto al mercato". Il fatto che alcune prestazioni siano più remunerative di altre, e che la tecnologia per alcuni tipi di analisi abbia abbattuto i costi di produzione, orienta i comportamenti dei produttori privati, come sottolinea Elena Cantù, ricercatrice del Cergas che ha curato lo studio insieme a Longo, "spingendoli a dedicarsi solo ad alcuni gruppi di analisi, lasciando che sia il pubblico a occuparsi anche dei set di test meno remunerativi". Questo, "andrebbe bene, se fosse una precisa scelta di politica sanitaria. Si tratta invece più probabilmente di un retaggio del passato, determinato dal fatto che le tariffe per settore non sono state revisionate da oltre 10 anni", aggiunge Cantù. Il dimensionamento delle strutture tira poi in ballo un altro aspetto. L'opinione comune è che i grandi laboratori siano economicamente più competitivi di quelli più piccoli. "Un'opinione generalmente corretta", secondo Cantù, "ma che non è valida per tutti i settori". Dal confronto nei vari settori tra strutture grandi e strutture di piccole dimensioni emergono differenze. È vero che 'grande è meglio' per esempio per la chimica clinica e metabolismo, dove il costo pieno di ogni prestazione è per i grandi laboratori di 1,15 euro e per i piccoli di 1,91. Ma non lo è per la batteriologia, dove i costi pieni sono rispettivamente di 25,56 e 16,06 euro. Le differenze si spiegano con il fatto che il grande dimensionamento "è particolarmente vantaggioso là dove il fattore produttivo principale è la tecnologia e dove i volumi di test sono elevati, come nel gruppo chimica clinica", aggiunge Cantù. Lo è meno, invece, dove i volumi sono più bassi e la componente di costo del personale emerge maggiormente, come nella microbiologia clinica. "Lo studio condotto dal Cergas rappresenta un'analisi innovativa", conclude Francesco Longo, "poiché confronta i costi/prestazione coinvolgendo sia strutture pubbliche che private". E se è vero che il campione analizzato dal Cergas è riferito al Veneto, "è molto probabile che se applicassimo l'analisi ad altre regioni che rappresentano best practices a livello nazionale emergerebbero risultati simili".