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Che bella idea: una tv multietnica per i Navigli

, di Fabio Todesco
In questi giorni su Youtube il filmato che presenta il progetto di studenti del corso di intercultural studies Acme Bocconi e della Nuova accademia di belle arti

In Youtube è comparso il promo di me tv, una multiethnic television frutto della collaborazione tra la Bocconi e la Nuova accademia di belle arti (Naba). Undici lingue, notiziari dedicati al quartiere milanese dei Navigli, entertainment multilingue e sottotitolato, multiethnic tv vuole essere un contributo a risolvere il problema dell'integrazione in una zona conosciuta come ritrovo serale e notturno dei milanesi, ma che di giorno presenta alcune criticità. Particolare non secondario: la televisione non partirà, perché in realtà è il progetto ideato da studenti delle due istituzioni come lavoro finale di un corso che, nella didattica Bocconi, si chiama Intercultural studies e si colloca al primo anno del biennio specialistico in Economics and management in arts, culture, media and entertainment (Acme).

Mario Campana
alla telecamera

"Ognuno dei gruppi si è occupato dell'integrazione in un quartiere di Milano e ha proposto un'iniziativa che aiutasse a promuoverla", racconta Mario Campana, lo studente che, con Roberto Acquaviva, Maria Carmela Guarino ed Elsa Ravazzolo, si è dedicato ai Navigli. "Noi abbiamo scelto i Navigli perché è una zona adiacente all'Università e perché credevamo di conoscerla, frequentandola assiduamente nel tempo libero. Ma ci siamo accorti che il volto diurno è decisamente diverso da quello notturno e che la zona è culturalmente meno omogenea di quanto ci aspettassimo".

La prima fase del lavoro ha comportato soprattutto il consumo di suole delle scarpe. "Abbiamo camminato, osservato e intervistato la gente e i responsabili dei diversi centri di aiuto che ci sono in zona, come il Naga, che presta assistenza sanitaria gratuita agli irregolari, o il Centro Arcobaleno, collegato alla chiesa di S. Maria, che presta assistenza all'inserimento, con corsi di lingua e altre iniziative", prosegue Campana. Particolarmente interessante si è rivelata la collaborazione di alcune maestre della scuola elementare di via Brunacci, una realtà che, nel 2007, contava il 58% di alunni stranieri, moltissimi dei quali di seconda generazione.

Ne è risultata una mappatura delle culture della zona, che evidenzia una forte presenza regolare di filippini, latinoamericani, egiziani, cinesi ed europei dell'est, senza che nessuna comunità sia di fatto prevalente, e una situazione abitativa che non presenta segregazione razziale. Molto più problematica, invece, la condizione degli irregolari, che si concentrano soprattutto tra via Gola e Cascina Argelati, spesso in case occupate abusivamente, e che fanno di quest'area una realtà a sé stante all'interno del quartiere.

"Abbiamo individuato anche i centri di aggregazione religiosa, che spesso si mimetizzano nel tessuto urbano", dice ancora Campana. "Ci sono una chiesa evangelica frequentata soprattutto dagli ecuadoregni, un tempio indiano invisibile all'esterno e una moschea in corso S. Gottardo che, dalle informazioni che abbiamo raccolto in loco, non disturba il vicinato".

Ci sono poi associazioni e centri di aiuto ma, afferma ancora Campana, "manca una politica integrata di tutti questi attori. Abbiamo così pensato a un'iniziativa che potesse coinvolgere tutte le comunità e il volontariato. La televisione interculturale ci sembrava l'idea giusta. Abbiamo pensato all'informazione come spina dorsale del palinsesto e a una promozione che la rendesse visibile nei luoghi di aggregazione tipo i bar".

Qui si è fatto più determinante il contributo degli studenti della Naba, il greco Panagiotis Sifakis e due ragazze asiatiche, Apinyachon Gingphai e Soeun Park, che hanno curato la parte creativa e il filmato caricato su Youtube.

"A un certo punto sembrava potessero essere realistici l'installazione alla Naba di un'antenna con un segnale che arrivasse a due chilometri di distanza e l'ottenimento di contributi europei, ma la verità è che non siamo mai arrivati a un business plan", ammette Campana.