Al telefono per aiutarti a combattere la paura del ritorno a casa
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Al telefono per aiutarti a combattere la paura del ritorno a casa

SILVIA BARBARESCHI, ALUMNA BOCCONI OGGI AL TERZO ANNO DEL DOTTORATO A BERKELEY, RACCONTA LA PROPRIA ATTIVITA' DI VOLONTARIA PER L'ASSOCIAZIONE DONNEXSTRADA E IL PROPRIO IMPEGNO IN FAVORE DELLA SICUREZZA DELLE DONNE

“Come ogni donna, ho provato anche io la paura di camminare per strada da sola, quel senso di insicurezza che finisce per limitare le scelte di ognuna di noi: come l’ora alla quale andare al lavoro o in palestra o il percorso da fare”. Silvia Barbareschi, 29 anni, una laurea in Bocconi nel 2018 in Economics and social sciences e un dottorato in business and public policy in corso alla Berkeley Haas School of Business, racconta senza remore una delle motivazioni che l’ha spinta, nel 2021, durante il primo anno del PhD, ad avvicinarsi alla neonata associazione DonnexStrada e a prestare il proprio tempo in aiuto di tutte. Impossibilitata a partire per la California per via della pandemia, si trovava ancora a Roma, da dove seguiva le attività del dottorato da remoto: “Era all’indomani del femminicidio di Sarah Everard a Londra, uccisa mentre tornava a casa a piedi. Sono venuta a sapere, attraverso un post su Facebook, che alcune ragazze stavano creando un’associazione e avviando un servizio di scorta virtuale per le donne sole. Ho sentito subito il problema come mio”.
DonnexStrada è l’associazione che ha come obiettivo il miglioramento della sicurezza per strada delle donne e delle vittime delle violenze di genere: attraverso la propria pagina Instragram, che da settembre è anche internazionale (‘Viola walk home’), accompagna virtualmente a casa chi ne faccia richiesta attivando una videochiamata. Nel caso dovesse succedere qualcosa, i volontari (preautorizzati dall’utente) attivano la registrazione della chiamata, in modo tale da poter fornire una prova video, e, all’occorrenza, allertano le forze dell’ordine. Con il successo del servizio, che in 10 mesi del 2022 è stato utilizzato da 600 persone, i progetti dell’associazione – che oggi conta oltre 80 volontari - si sono ampliati: per esempio, con la creazione dei Punti Viola per realizzare una rete di supporto sul territorio attraverso il coinvolgimento degli esercizi commerciali. Il fine è creare ‘luoghi sicuri’ in cui si possa trovare personale consapevole e formato, nel caso, a prestare un primo supporto.

“Si tratta di un’attività importante, un’iniziativa per stigmatizzare una paura che tutte le donne provano ma della quale spesso si vergognano e che tendono a nascondere”. Silvia si appassiona all’attività di supporto fornita attraverso il call center dando disponibilità per i turni notturni, quelli in cui c’è più bisogno di volontari (ma il servizio è attivo h24). Un servizio che ha continuato a svolgere anche dopo il trasferimento a Berkeley: “Sento di stare facendo qualcosa che aiuta veramente la società. Il ruolo di DonnexStrada va molto oltre il supporto alle donne che chiedono supporto giorno per giorno: sono attività che producono cultura, che creano consapevolezza negli uomini e che spingono le donne a vincere la vergogna e a lottare per migliorare la propria condizione”.

Guardando indietro al lavoro svolto in questo primo anno e mezzo, Silvia tradisce una certa amarezza nel raccontare di come questo senso di insicurezza rappresenti un problema molto più diffuso di quanto non si pensi e di quanto lei stessa non si aspettasse. E di come, soprattutto “sia condiviso in maniera trasversale in tutte le fasce di età e in tutte le fasce sociali”. Allo stesso tempo, però, “ho imparato che le piccole cose, le idee più semplici possono essere quelle che fanno la differenza. Ed è questa la grande forza di questa associazione”.

Per il futuro, poi, Silvia Barbareschi ha già un progetto in testa: “Continuerò a collaborare con DonnexStrada e penso che farò la mia tesi di dottorato proprio su questi temi, ovvero capire come la percezione di insicurezza condizioni le nostre scelte in maniera diversa tra uomini e donne e come si possa trovare una soluzione coinvolgendo i cittadini senza distinzioni di genere”.

di Andrea Celauro

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