l'Ue, la piu' grande rivoluzione nella storia moderna
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l'Ue, la piu' grande rivoluzione nella storia moderna

PROMUOVERE I VALORI UNIVERSALI DI CUI L'EUROPA E' CUSTODE: DEMOCRAZIA, TOLLERANZA, RISPETTO DEI DIRITTI UMANI, LIBERALISMO E RIPUDIO DELLA GUERRA. COSI' GIORGIO STARACE, EX BOCCONIANO OGGI AMBASCIATORE IN RUSSIA, INTERPRETA LA MISSIONE DELLA DIPLOMAZIA. TANTO PIU' IN UN MONDO GEOPOLITICO IN CONTINUO MUTAMENTO

Dimenticate gli ambasciatori e ogni altro membro del corpo diplomatico alla John le Carrè. Per rispecchiare quello stereotipo non c’è abbastanza tempo. La comunicazione pubblica è diventata sempre più importante e frequente e, così, anche la diplomazia è cambiata aprendosi a social network e guardando a nuove competenze come l’economia green, la robotica e l’Intelligenza Artificiale. “Per rispecchiare l’immagine dell’ambasciatore in stile spy story, ci vorrebbe una seconda vita. I diplomatici sono ora personaggi presenti e proattivi sulla scena pubblica”, spiega a via Sarfatti 25 Giorgio Starace, ambasciatore d’Italia a Mosca dall’ottobre del 2021 e alumnus Bocconi. “Un ambasciatore e il suo team devono essere bravi comunicatori con le antenne sempre allertate sull’attualità, soprattutto pensando a una geopolitica mondiale in chiave multipolare, dalla Cina all’India, dagli Usa al Brasile, dalla Russia fino all’Indonesia e a numerosi altri paesi protagonisti dell’agenda internazionale. L’impegno è per promuovere un polo europeo che sia custode di valori universali come quelli democratici, della tolleranza, del rispetto dei diritti umani, del liberalismo e del ripudio della guerra”. E proprio dalla valorizzazione di questi pilastri culturali dell’Italia, così come dell’Unione Europea, potrà ripartire in futuro il dialogo tra i popoli, anche con quello russo, secondo Starace (nel corpo diplomatico dal 1985).

La diplomazia resta l’unica via alternativa alla guerra per prevenire e risolvere i conflitti. Ma come può diffondere più efficacemente i valori da lei citati?                                                                                                                   Vanno costantemente aggiornati sia i canali con cui si comunica sia i format stessi di ciò che si comunica. Occorre dedicarsi molto, tra le altre, alle piattaforme social e a tutte quelle mobile frequentate dai giovani, che sono i cittadini e i consumatori di domani. Per quanto riguarda i format, l’Italia in particolare dispone di molto soft power, ossia di contenuti che raccontano l’Italian way of life e generano interesse oltreconfine. Si tratta, anche in questo caso, di valori universali perché si può vivere ovunque nel mondo secondo i principi tricolori, anche se bisogna veicolarli con messaggi forti e penetranti tramite i profili istituzionali. Non a caso, di recente, il Ministero degli Esteri ha creato una direzione generale per la diplomazia pubblica e culturale che conferma questo orientamento.

Tante caratteristiche italiane che hanno appeal nel mondo significa, però, anche differenti ambiti in cui intervenire ed essere sempre competenti…                                                              Questo è il motivo per cui è basilare il percorso formativo del corpo diplomatico. Oltre alla comunicazione, il suo profilo si sta arricchendo sul versante economico, seguendo tra l’altro la progressiva crescita di un’economia verde e circolare. Ma si devono presidiare pure le scienze e le nuove tecnologie, tra cui per esempio la robotica e l’Intelligenza Artificiale, senza poi trascurare altri ambiti come la medicina al servizio delle generazioni più anziane o lo sviluppo d’infrastrutture spaziali. Le materie sono molte e l’importante è dare una visione del futuro che l’Italia e l’Europa vogliono vivere, specialmente quando si parla di economie mature che devono trovare nuovi cicli produttivi per il proprio sistema Paese. In questo senso il Governo sta facendo moltissimo e la diplomazia deve essere in grado di affiancarlo e supportarlo.

Valori italiani ed europei coincidenti e universali ma ancora la Ue non dispone di una figura forte per rappresentarla negli affari esteri. Spesso, poi, i contatti diretti tra governi sembrano ridimensionare il ruolo della diplomazia. Come mai?                                                              Quella di potenziare il ruolo dell’Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza è sicuramente una decisione da prendere il prima possibile. Detto questo, tra i 27 paesi membri vengono mantenuti una consultazione e un coordinamento periodici e, almeno in Italia, non succede che un membro dell’esecutivo chiami il suo omologo straniero senza che il corpo diplomatico abbia fornito il materiale informativo di supporto. Il rapporto con la Farnesina è costante.

Come vede il futuro delle relazioni Italia-Russia? L’orientamento atlantico della Penisola renderà più difficile la presenza delle aziende tricolori in Russia?                                                              In quanto ambasciatore d’Italia, io sono un ambasciatore che crede più che mai nell’Alleanza occidentale e, altrettanto, credo nella sfida europea. Mantengo i contatti col governo russo, nonostante le attuali difficoltà; l’Italia dice con chiarezza la sua opinione e la controparte risponde con la sua narrazione. Continuiamo imperterriti a spingere per il negoziato e la cessazione delle ostilità. Ma, richiamando l’importanza di avere una visione del futuro, penso che saranno le relazioni culturali a far ripartire il dialogo tra i due paesi, quando questo sarà possibile. Le ripercussioni economiche del conflitto, specie in settori come quello energetico, dipenderanno dall’evoluzione della guerra ma resta vero che il popolo italiano e quello russo si conoscono da secoli e hanno avuto relazioni secolari.

Quale esperienza del suo passato diplomatico giudica la aiuterà maggiormente?                                                              Ho avuto grande soddisfazione per le acquisizioni diplomatiche che l’Italia ha raggiunto quando ero Inviato Speciale in Libia. Anche se ora il Paese nord-africano versa in condizione di nuove difficoltà, noi ci siamo adoperati fermamente a favore dell’esperimento democratico e lo abbiamo perseguito, ancora una volta, insieme ai nostri partner europei, oltre che atlantici. Del resto, ritengo che la Ue sia la più grande rivoluzione della Storia moderna. Il motivo? Ha fatto quasi dimenticare ai paesi membri i concetti di guerra e di nazionalità.

di Camillo Papini

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