Guardiamo allo spazio per il futuro della Terra
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Guardiamo allo spazio per il futuro della Terra

DA LUOGO DEPUTATO ALLO SVILUPPO DELL'INNOVAZIONE TECNOLOGICA, LO SPAZIO DIVENTA SEMPRE DI PIU' ANCHE UN SETTORE DI FORTE TRAINO PER L'ECONOMIA DI DOMANI. LO RACCONTA L'ASTROFISICA SIMONETTA DI PIPPO, CHE, DOPO OTTO ANNI A CAPO DELL'UFFICIO DELLE NAZIONI UNITE PER GLI AFFARI DELLO SPAZIO EXTRAATMOSFERICO (UNOOSA), OGGI E' LA NUOVA DIRETTRICE DELLO SPACE ECONOMY EVOLUTION LAB DI SDA BOCCONI

“Quando preleviamo al Bancomat, consultiamo un navigatore, accendiamo la tv o guardiamo le previsioni meteo, usiamo tecnologia satellitare e dunque spaziale. Lo spazio è già oggi in qualunque cosa facciamo sulla terra”. Simonetta Di Pippo risponde con l’evidenza della quotidianità a chi ancora si interroga sulle possibili ricadute, e dunque sulle ragioni, che spingono ricerca, investimenti e interessi industriali verso lo spazio. Astrofisica di formazione, responsabile di missioni e programmi spaziali per e con le agenzie italiana, europea e americana, a lungo direttrice dell’ufficio spazio dell’Onu e oggi chiamata a dirigere il SEE Lab (Space Economy Evolution Lab) della SDA Bocconi, Di Pippo ha vissuto in prima linea come pochi altri il cambio di approccio nei confronti dello spazio, da ambito di interesse per l’innovazione tecnologica e la scoperta scientifica a vero e proprio settore economico trainante con un mercato in espansione e sempre più ramificato. Uno spazio, appunto, diventato talmente ampio che è difficile tracciarne i confini, proprio come tra le stelle.

Che cosa si definisce esattamente per Economia dello spazio?
La potremmo definire così: l’economia spaziale è l’insieme del valore generato sulla base di dati e infrastrutture spaziali in qualsiasi settore economico, sociale, politico. All’interno di questo contesto esiste una divisione formale riconosciuta tra “space for space”, che identifica le attività che si svolgono nello spazio per supportare attività spaziali e “space for earth”, ovvero attività che si fanno nello spazio affinché ne beneficino la vita e l’economia sulla terra. Alla prima categoria appartengono, per esempio, lo sviluppo di tecnologie per lo sfruttamento delle risorse lunari o gli esperimenti per possibili attività di space mining sugli asteroidi alla ricerca di terre rare o per costruire stazioni di rifornimento per veicoli spaziali. Al secondo aspetto attiene invece l’utilizzo del dato spaziale per attività terrestri, un campo molto ampio che va dall’agricoltura alla gestione degli impianti di energia solare, dalla risposta all’emergenza nei disastri naturali all’educazione da remoto.

Nel perimetro di questo settore oggi rientrano anche i voli umani commerciali. Che sviluppo vede lei per questo mercato?
La storia dello spazio segue lo stesso andamento della storia dell’aviazione e di molte altre innovazioni. Anche le telecomunicazioni all’inizio erano sostenute solo da investimenti pubblici e poi, quando la tecnologia è diventata matura, si è passati a uno sfruttamento commerciale. Lo stesso è accaduto con la meteorologia, con l’osservazione della terra, con i sistemi di posizionamento... Oggi il volo in orbita bassa ha una tecnologia piuttosto consolidata e dunque è naturale che si sviluppino voli a scopo turistico; non mi stupirei se tra qualche anno diventassero di uso comune. Piuttosto, l’orbita bassa è interessante anche per altri scopi, perché consente di sviluppare prodotti che non si possono realizzare sulla terra: la microgravità ci consentirebbe, per esempio, di produrre medicinali più puri o compiere esperimenti in condizioni particolari. Anche questo è un vettore di sviluppo interessante.

""Qual è il ruolo dell’Italia in tutto questo? Siamo all’altezza del nostro importante passato?
L’Italia ha sempre avuto ruolo fondamentale nell’esplorazione spaziale, fin dal 1964. Il giorno del lancio di quel primo satellite, il 16 dicembre, è stato recentemente dichiarato dal governo Giornata nazionale dello spazio. L’ecosistema nazionale, dunque, è molto ben sviluppato, ma oggi che questa economia si allarga è tempo di focalizzarsi su alcuni assi portanti in modo strategico per posizionarsi ancora meglio. È un momento di scelte importanti perché, da un lato, c’è il Pnrr che dedica una parte importante di risorse alle attività spaziali e, dall’altro, è in corso un riposizionamento generale dei paesi nell’Europa post Brexit e noi dovremo saper sfruttare i rapporti privilegiati che abbiamo con gli Usa ma anche aprirci a nuovi mercati. Tra gli obiettivi che ho indicato nel piano strategico del SEE Lab c’è, per esempio, quello di costruire un ponte con il Middle East, Emirati Arabi in primis, perché qui oggi ci sono centri di eccellenza nel settore spaziale e spero che ci sia possibilità di replicare le nostre best practice in collaborazione con università ed enti locali.

Dopo una carriera nelle agenzie spaziali e nelle organizzazioni internazionali, con quali aspettative arriva in Bocconi?
Con grande entusiasmo. Innanzitutto, perché Bocconi non solo ha deciso di investire sulla space economy come spina dorsale dell’economia del futuro, ma lo ha fatto anche con un approccio multidisciplinare che io sposo in pieno. Una delle cose che ho imparato da subito entrando da neolaureata nel mondo della ricerca spaziale è che non si può guardare solo una delle sfaccettature di questo diamante che è l’universo. Lo spazio non è solo scienza, solo ingegneria o solo economia, occorrono tutte queste competenze insieme per assicurarsi una posizione di eccellenza nel settore. Il lavoro di Andrea Sommariva, che ha fondato il SEE Lab, è stato eccezionale perché con la sua credibilità di economista è riuscito ad aprire un dialogo con un ecosistema tendenzialmente esclusivo come quello di chi gestisce e organizza missioni e programmi spaziali. Io voglio proseguire su questa linea aggiungendo la mia esperienza sul campo, le competenze in space policy e space diplomacy, che oggi sono fondamentali perché tutto è realizzato in collaborazione internazionale, e la visione geopolitica mondiale che ho acquisito specialmente negli ultimi anni all’Onu.

Studiare l’universo con gli occhi di uno scienziato e di un economista ha tolto o aggiunto fascino per le stelle e il mistero che nascondono?
Il lato inspirational che guida la ricerca scientifica e l’innovazione tecnologica resta intatto anche oggi. Anzi, le ricadute di questi studi sulla vita della terra sono andate oltre le migliori aspettative. E oggi le prospettive sono ancora più entusiasmanti perché, se è vero che ci sono pochi paesi che possono vantare asset in orbita, intesi come costellazioni di satelliti proprie, è altrettanto vero che i dati che questi raccolgono sono spesso liberi per l‘utilizzo da parte di tutti. Dunque, chiunque abbia le competenze per interpretarli e usarli può partecipare a nuove scoperte e costruire nuovi business. È così che il metodo innovativo all’educazione, multidisciplinare, anzi multidimensionale, che pensiamo di applicare in Bocconi, contribuirà a farne un centro di eccellenza mondiale.
 
Biografia
Laureata in Astrofisica e Fisica Spaziale alla Sapienza di Roma, Simonetta Di Pippo arriva in Bocconi come nuova direttrice del SEE Lab (Space Economy Evolution Laboratory) e professor of Practice di Space Economy in SDA Bocconi dopo una carriera nella quale la ricerca scientifica ha presto affiancato ruoli manageriali e che l’ha portata a occuparsi di missioni spaziali e programmi internazionali a tutti i livelli. Tra gli altri incarichi, è stata responsabile del settore Osservazione dell'Universo per l'Agenzia Spaziale Italiana, direttrice del Volo Umano presso ESA Agenzia Spaziale Europea, e per gli ultimi otto anni a capo dell'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari dello spazio extra-atmosferico (Unoosa). “Dedicherò questa nuova fase della mia vita professionale”, ha commentato Di Pippo, “per restituire ai giovani tutto quello che so in materia di spazio”.

di Emanuele Elli

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