L'IMPEGNO DELLA BOCCONI, GLI APPROFONDIMENTI E LE TESTIMONIANZE DEI PROFESSORI E DELLA COMUNITA' BOCCONI SUL CONFLITTO NEL CUORE DELL'EUROPA
Guerra in Ucraina: La Bocconi è solidale
Fin dal primo giorno siamo stati profondamente scioccati e rattristati dall'invasione russa dell'Ucraina. Piangiamo la crescente perdita di vite umane e di mezzi di sostentamento durante il conflitto e il nostro cuore va a tutte le persone colpite. Con studenti, docenti, personale e alumni provenienti sia dall'Ucraina che dalla Russia all'interno della nostra comunità universitaria, conosciamo i danni duraturi che questo conflitto sta causando. L'Università Bocconi è impegnata nel rispetto dei diritti umani, della libertà accademica e del dialogo aperto e condanna fermamente le violazioni di questi diritti.
L'Università Bocconi sta lavorando duramente per sostenere gli studenti, i docenti e il personale che sono direttamente o indirettamente colpiti dall'invasione e stiamo facendo del nostro meglio per aiutarli in ogni modo possibile. Esprimiamo anche la nostra preoccupazione per gli alumni e le loro famiglie che vivono in paesi particolarmente toccati dal conflitto. L'Università Bocconi, nel pieno rispetto della sua missione, dei suoi valori e del suo Honor Code, sta coordinando i propri sforzi con tutte le istituzioni italiane competenti, in particolare il Ministero dell'Università e della Ricerca, i Ministeri e le Università, l'Unione Europea e la European University Association.
Siamo solidali con le persone in Ucraina e con quelle in Russia che si esprimono contro l'invasione. Riteniamo che sia nostra responsabilità come università contribuire a un mondo migliore attraverso la ricerca e l'istruzione e lavorare per la pace, la diversità di pensiero e la libertà nella vita quotidiana. La Bocconi inoltre si impegna attraverso l'Ukrainian Community empowering Program, rivolto alla comunità ucraina di Milano, a supportare la formazione continua e il reinserimento nella vita professionale e sociale, nel contesto della cultura italiana,
E se la Russia adotta il Cips?
Le sanzioni economiche e l’esclusione di alcune banche russe dal circuito Swift potrebbero portare la Russia ad adottare il sistema di pagamenti alternativo Cips, sviluppato dalla Cina, ancora minoritario ma in costante crescita. "Se così fosse”, spiega Brunello Rosa, visiting professor di Cyber strategy and governance presso il Dipartimento di scienze sociali e politiche dell’Università Bocconi, “potremmo veramente assistere alla biforcazione dei pagamenti internazionali con due sistemi in competizione”.
L'attacco ad ampio raggio della Russia all'Ucraina è la più grande crisi di sicurezza dalla fine della Guerra Fredda e la guerra avrà conseguenze di vasta portata per il continente europeo, sottolinea Catherine De Vries, professore di Political Science alla Bocconi. "L'UE ha un grande ruolo da giocare e non può solo rispondere alla Russia con le sanzioni, ma deve salvaguardare la sua sicurezza", dice. "Questo significa un aumento della spesa per la difesa e il rafforzamento del fianco orientale dell'Ue. E anche sostenere la resistenza ucraina, accettare i rifugiati e inviare truppe negli stati confinanti con l'Ucraina. L'UE dovrebbe anche lavorare verso una maggiore autonomia strategica - accelerando l'integrazione fiscale per rafforzare il potere economico e il Green Deal per diversificare dal petrolio e dal gas russo". (video in inglese)
I leader di Europa e Stati Uniti speravano che le sanzioni economiche avessero un potere deterrente sufficiente per scongiurare l’invasione russa in Ucraina. Così non è stato. “Ci si chiede a questo punto quale sarà l’efficacia delle sanzioni”, spiega Livio Di Lonardo, assistant professor di scienza politica alla Bocconi. “Queste sanzioni punitive sono atte innanzitutto a mantenere alta la credibilità di altre future sanzioni nei confronti di Putin o di altri avversari”, continua Di Lonardo. Ma le sanzioni possono avere un impatto immediato sulle vicende in corso? “Negli ultimi anni Putin ha preso misure per proteggere l’economia russa da sanzioni che si aspettava”. La speranza è quella che sanzioni mirate nei confronti dell’élite ristretta, che è fondamentale per la sopravvivenza al potere di Putin, “possano creare una frattura interna modificando le aspettative di queste élite. Convincendole dunque che il corso di azioni scelto da Putin porterà a una diminuzione dei benefici economici che queste élite hanno ricevuto in questi anni”.
“Le sanzioni imposte alla Russia sono senza precedenti e hanno lo scopo di strozzare l’economia russa impedendole l’accesso alle fonti di finanziamento internazionale”, spiega nel video Carlo Altomonte, professore di politica economica europea all’Università Bocconi. “Tre gli strumenti principali utilizzati: il blocco dell'accesso a SWIFT; il divieto alle prime due banche del paese di accedere alla liquidità in dollari;
il blocco degli attivi della banca centrale detenuti presso i paesi europei e gli Stati Uniti, che sono pari a circa il 40% del totale di questi attivi”. L’economia russa, con l’applicazione di queste sanzioni, rischia così una serie di default.
Tante attivita' diverse, un filo conduttore: l'anima europea
La Bocconi e' legata a filo doppio con l'Europa: grazie a una comunita' internazionale che tocca ognuno dei paesi dell'Unione e grazie all'impegno delle proprie alumnae e alumni, che in tantissimi hanno fatto carriera nelle istituzioni Ue
Stelle Michelin, delizia (e qualche volta croce) dei ristoratori
Il premio piu' ambito, quello al quale ogni giovane chef aspira come traguardo della propria carriera. Ma anche assunzione di responsabilita' e attenzione agli aspetti manageriali, pena il rischio di fallire. Come spiega Giada Di Stefano
Cosa dobbiamo aspettarci da COP28?
Sotto il sole degli Emirati si faranno passi avanti decisivi nella lotta al cambiamento climatico o si trattera' di una tappa di transizione? Lo abbiamo chiesto ai prof Valentina Bosetti, Edoardo Croci e Stefano Pogutz e agli alumni Pietro Bertazzi, Cristiano Rizzi e Ragy Saro. Cio' che e' certo e' che i motivi di discussione saranno molteplici a Dubai: dalla questione del Fondo Loss and Damage al processo di Global Stocktake