Il punto di equilibrio
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Il punto di equilibrio

IL COORDINAMENTO E IL MIX DI APPROCCI CHE EMERGONO DALLA LETTURA COMPARATIVA DEL SISTEMA DI SUPERVISIONE BANCARIA E DELL'APPLICAZIONE DEL DIRITTO DELLA CONCORRENZA POSSONO ESSERE LO SPUNTO PER IDENTIFICARE UNO STANDARD GENERALE IN AMBITO UE IN TEMA, PER ESEMPIO, DI LEGISLAZIONE SUI MERCATI DEI CAPITALI, FALLIMENTO E INSOLVENZA

di Mariateresa Maggiolino e Filippo Annunziata, rispettivamente, professore di Commercial law e professore di Financial institutions and markets law

Una lettura comparativa del sistema di supervisione bancaria dell'UE e del quadro comunitario per l'applicazione del diritto della concorrenza non solo è possibile, ma anche fruttuosa per una migliore comprensione di ciascuno dei due sistemi, così come per colmare le lacune lasciate aperte e irrisolte dai testi legislativi. L'analisi può anche fornire intuizioni utili su un aspetto più generale riguardante le questioni chiave istituzionali e politiche nella governance dell'economia europea.

Pur nella loro diversità, i sistemi europei di governance della concorrenza e di supervisione prudenziale del credito mostrano un certo grado di somiglianza. Entrambi sono organizzati sulla base di una struttura articolata che combina elementi di centralizzazione e decentralizzazione, che vede la coesistenza di un'istituzione comunitaria (la CE nei confronti della BCE) e di autorità nazionali. Entrambi i sistemi individuano un criterio che fa scattare chiaramente l'operatività del livello centralizzato, basato essenzialmente su misure (ampiamente) quantitative; ciò individua logicamente una "soglia" rilevante al di sotto della quale un certo tema o questione passa, più o meno, nelle mani delle istituzioni nazionali. Quindi, l'analisi dei due sistemi mostra che la struttura preferita per la governance dei temi economici rilevanti nell'UE potrebbe effettivamente muoversi in una direzione che risulta in una combinazione di centralizzazione e decentralizzazione, organizzata intorno a una soglia di rilevanza diretta dell'UE, con istituzioni e autorità che operano a entrambi i livelli in modo coordinato.

Il confronto mostra anche che l'applicazione della concorrenza e la supervisione prudenziale dell'UE servono obiettivi diversi, e rispondono anche ad approcci diversi in termini di politica: il diritto della concorrenza è infatti più vicino a un sistema di giudizio, e opera su una base intermittente, caso per caso. La vigilanza finanziaria, invece, è molto più flessibile e articolata nel perseguire i suoi obiettivi, e si svolge in modo continuo e continuativo. Questa differenza di approccio è in definitiva logica, in quanto riflette la natura intrinsecamente diversa delle due politiche. Tuttavia - come uno dei risultati più innovativi della nostra ricerca - troviamo che ci sono segni di osmosi: la necessità di assicurare una stretta aderenza allo Stato di diritto nel contesto del diritto bancario dell'UE, insieme alla crescente attenzione alle questioni di responsabilità dei supervisori UE, e i casi già significativi portati all'attenzione delle Corti UE in quei contesti include, all'interno dell'SSM, elementi che potrebbero in parte fargli incorporare almeno alcune caratteristiche fondamentali tipiche dell'adjudication. Dall'altro lato, il quadro antitrust sta mostrando l'inoculazione di elementi normativi che fondono la sua natura tradizionalmente aggiudicativa, fornendo una trama più articolata di quella che era alle sue origini. Alla luce di quanto sopra, il confronto tra il controllo della concorrenza e la vigilanza prudenziale bancaria fornisce utili spunti su quello che potrebbe essere uno standard generale della governance economica dell'UE. A questo proposito: come per la centralizzazione rispetto alla decentralizzazione, il punto di equilibrio risulta in una mescolanza di elementi.
Crediamo che questa struttura coordinata e questo mix di approcci politici, che al di là dei tecnicismi e delle specificità può essere visto in entrambe le aree della governance economica dell'UE, sia di per sé significativo: fornisce un modello che potrebbe essere testato in altre aree delle politiche dell'UE, tra cui, ad esempio, la legislazione sui mercati dei capitali, il fallimento e l'insolvenza, e molti altri. Pertanto, crediamo fermamente che il dialogo tra studiosi e istituzioni appartenenti a questi due campi, che abbiamo voluto inaugurare con il nostro articolo, debba continuare.
 

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