Anna e gli Eroi dell'Arena
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Anna e gli Eroi dell'Arena

LAUREATA ACME, ANNA ZO HA LAVORATO NELL'ORGANIZZAZIONE DI HEROES, IL CONCERTO IN STREAMING E IN PRESENZA CHE HA RIUNITO ALL'ARENA DI VERONA IL MEGLIO DELLA MUSICA ITALIANA

La digitalizzazione è il futuro della musica. O, meglio, la digitalizzazione e gli eventi in streaming, con il loro potenziale infinito, in combinazione con la rappresentazione dal vivo in grandi e famose location, con il carico di pathos e suggestione che portano con sé, rappresentano la direzione in cui i grandi spettacoli sembrano muoversi in un domani non tanto lontano. La pensa così Anna Zo, 24 anni, project manager di Music Innovation Hub, alumna Bocconi prima al Cleacc e poi all’Acme, che negli scorsi mesi è stata impegnatissima nell’organizzazione di Heroes, il più grande concerto in live streaming a pagamento mai trasmesso in Italia, che ha riunito domenica 6 settembre, per la nobile causa di raccogliere fondi per sostenere il settore della musica duramente colpito dal Covid19, una quarantina di artisti all’Arena di Verona: nomi come Fedez, Achille Lauro, Ghali, Diodato, Elodie e molti altri.
“Una formula nuova per l’Italia che si è rivelata di grande successo”, spiega Anna Zo, una passione per l’arte e la cultura fin da piccola, anche se, come lei stessa ammette, “sono passata dall’essere protagonista sul palco (“ho studiato danza e chitarra”) a occuparmi del dietro le quinte, degli aspetti organizzativi e progettuali di eventi che sono davvero molto complessi per le tante implicazioni che hanno”. Heroes ha registrato circa 30 mila codici distribuiti e sono stati bruciati in un attimo i 1.500 biglietti per assistere in presenza al concerto, numero oltre il quale non si poteva andare per le restrizioni dovute alla pandemia: “Ai quali vanno aggiunti i 2 mila operatori sanitari che abbiamo voluto invitare per ringraziarli per lo straordinario lavoro che, insieme ai loro colleghi, stanno svolgendo in queste drammatiche circostanze”.
Un impegno davvero molto gratificante, dal punto di vista personale e da quello professionale: “Siamo una piccola realtà, otto persone in tutto, nata da soli due anni, e siamo stati chiamati a gestire per l’Italia il fondo europeo istituito da Spotify per sostenere le aziende musicali. Lavorare con i grandi manager del settore, con artisti e tecnici di primo livello, è stato emozionante e gratificante nello stesso tempo. E’ stata anche l’occasione per creare una sinergia tra i piccoli player come noi e le grandi mayor del settore, una sinergia che può, almeno spero, essere il primo passo verso altre iniziative”.

Il settore musicale, così frammentato e poco omogeneo, come si sente dire spesso, non è l’ambiente più facile per un giovane manager alle prime armi. Ma ci sono anche dei vantaggi. “Quando esci dall’università hai un’impostazione ben definita, delle regole certe, delle linee guida da seguire. In un ambiente così poco strutturato come quello dell’industria musicale a volte questo ti destabilizza, perché non ti ritrovi in quello che hai studiato. Ma è solo questione di adattarsi”, continua Anna, “e poi quelli che sembrano svantaggi diventano opportunità, perché scopri che ci sono anche grandi margini di manovra e spazi per creare e per costruire”.

di Davide Ripamonti

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